Questa è la storia di un’estate
Raffaella ha scritto un libro. Ne parlerei in termini più “commerciali” e meno epici, se non fosse che scrivere un libro da queste parti, equivale a rivoltare il mondo come un calzino. Dico scriverlo per la prima volta e senza pagare qualcuno per farlo o pubblicarlo, scriverlo contando esclusivamente sulle proprie forze, economiche ed emotive.
“Lo sapete quanto sono grossi e lenti gli elefanti…?”
Annibale – Almamegretta
Quanto sono grossi e grandi, gli elefanti della Cultura, i Signori della recensione e gli Imperatori degli scaffali. Di “Santa Precaria”, così si chiama, parlerei quasi come un figlio, ma anche più lunga di un bimbo è stata la sua gestazione. Perchè un romanzo, nasce nello stomaco, arriva nella testa e poi nella penna. E dopo quel bambino devi darlo in pasto al formato pdf, alle copisterie, alle Poste Italiane. Lo mandiamo o no a Mondadori, Rizzoli, Fazi, Minimum Fax, Stampa Alternativa e Edizioni del Monaco ricchione di castel Pusterlengo? Molto meglio fare il giornalista, mi dico, mentre guardo le agenzie, butto dentro una foto e un titolo.
“Andiamo? Andiamo pure”
La passeggiata – Palazzeschi
Viaggia, viaggia il libro e le risposte che arrivano sanno di “vi faremo sapere”, mentre sul tavolo ci sono ancora tante lettere, tanti plichi di posta ordinaria 4,50 euro. Proporre un libro costa, che credete? Mica facile, specie se poi abiti nella periferia dell’Impero, dove ti abituano a fare la croce quando esci dal paese e vedi il cartello sbarrato che lo testimonia.
“‘Addiu, ‘ttalia!”
Vecchia di Eboli quando l’auto, uscendo dal paese, ha imboccato l’autostrada.
È bello. Doveva chiamarsi “May Day”, come possibilità e richiesta d’aiuto. Ma è bello uguale, perché è la sua risposta al mondo dopo tanti problemi, tanti drammi che il mondo stesso non sa, non può sapere. “Santa Precaria” si chiama e lo si deve in gran parte a Stampa Alternativa, a quel galantuomo che si chiama Marcello Baraghini, un editore per missione e passione, uno che ti parla di letteratura storica e poi caccia una busta di fagioli rossi del suo paese, uno che ha detto: vendiamoli a mille lire, ‘sti cazzo di Epicuro, Emily Dickinson e Lorenzo Milani. Uno che quand’ha letto quel manoscritto ha mandato una lettera di risposta garbata e dolce.
Su carta velina, scritta con una vecchia Olivetti.
Questa è la storia di un’estate, dunque, e non parlerei nemmeno, di questo libro, per la regola di “autocontrollo” che mi sono dato sulle cose che mi coinvolgono troppo. Vado a moderare io alcuni dibattiti. E che dico dei precari del giornalismo, o volendo allargare, di quelli della comunicazione? Vorrei un pensiero superficiale che renda la pelle splendida (cit.) e vorrei una parola condivisa che riunisca tutte le cose da dire, per poter dire poco o nulla. Ma invitare a leggere e far leggere. Comprerei io 2-3mila copie per regalarlo in giro, come fosse un gigantesco bookcrossing, un tam tam africano.
Avete mai ascoltato “L’estate sta finendo“? Ecco, questo libro è come ascoltare i Righeira unplugged. Voce, piano e chitarra, “L’estate sta finendo” è una delle canzoni più belle degli anni Ottanta. Ma bisogna scoprirla, semplificandola dall’elettronica. Così Santa Precaria, romanzo unplugged. Non c’è voglia di piacere a tutti costi, nè di compiacere. C’è solo una storia, un lavoro. E un mondo.
Dicamolo, va’. È normale faticare il doppio, da queste parti, per vedersi riconosciuto un risultato? Santa Precaria è solo il titolo, intorno c’è tutto un progetto. Raffaella ha disegnato la copertina, il corno che vi è rappresentato è opera di Tiziana e Daniela, due bravissime ragazze artigiane di via San Biagio dei Librai, la “strada dei presepi” di Napoli. È rosa. Per non scordarsi che la fortuna di trovare un lavoro è sbiadita. Ed è donna, in certi casi è pure una gran puttana. I disegni di Mimmo e Caterina, protagonisti del romanzo, sono di Fran, altro talento che ha avuto la ciorta di abitare da queste parti. Altrimenti già collaborerebbe con un settimanale nazionale, darebbe lezioni di disegno, avrebbe 2-3 consulenze e di conseguenza, un conto corrente. E invece qui, da queste parti, è tutto lillipuzziano: Gianni Solla chiama il suo “Airbag” “libretto” ed è un bellissimo romanzo.
In spiaggia di ombrelloni
non ce ne sono più
è il solito rituale
ma ora manchi tu.
L’Estate sta finendo – RIgheira
Raffaella intanto si diverte mettendo le mani nello scatolone di libri, manco fosse marmellata, e bestemmia: qualcuno nella sua città, ed esattamente qualcuno che lavora lì dove lei ha fatto la schiava per un anno, con un contratto da morto di fame, non vuole farle presentare il libro.
Ad Eboli, lì dove Cristo probabilmente si è fermato e non ha trovato nemmeno un cesso per pisciare, già è scattato il boicottaggio: mentre in tutto il resto d’Italia Feltrinelli e Fnac dalla prossima settimana venderanno tranquillamente il tomo, le micragnose librerie locali non vogliono acquistare copie del romanzo, non vogliono nemmeno tenerlo esposto. Pare che l’abbiano deciso quando hanno capito di che e di cosa trattava.
Ci sarà da divertirsi.