È tempo di cambiare anche per Bob

Solo mostri sacri del giornalismo mondiale come Bob Woodward e Ben Bradlee possono ironizzare sulle grandi innovazioni tecnologiche che coinvolgono il giornalismo e su quanto questi cambiamenti possano determinare scetticismo nei colleghi della “vecchia guardia”. È la stampa hi-tech, bellezza, e tu non puoi farci proprio niente.

Il Water(gate) è poco e la papera non galleggia

Per la serie “caduta degli dei”: ecco che il Washington Post, quello di Woodward e Bernstein, di Gola Profonda e “Nixon resigns” finsce nei guai per aver ipotizzato di organizzare cene a pagamento fra giornalisti e lobbisti. Del resto   la vita è dura per tutti. Certo, a confrontare con conflitti e cenette dell’editoria italiane vien da sorridere.

Insomma, la notizia è di Politico.com, uno  dei blog più autorevoli d’America. Ed appena si è diffusa, il Post ha deciso di cancellare le cenette. L’onore è salvo (almeno stavolta)

Quando li tieni per le palle, cuore e mente seguiranno

In Italia i soloni della carta stampata campano duecento anni e continuano a scrivere anche quando probabilmente non hanno più nulla da dire. Negli Usa capita che Bob Woodward*, l’uomo del Watergate, per motivi di crisi aziendale al Washington Post, finisca nel listone dei 100 pennivendoli vecchiardi di cui disfarsi. Senza patemi, senza che nessuno gridi alla censura. Tanto scrive libri e fa soldi ugualmente.
Tuttavia, prima che qualcuno lo paragoni al caso Enzo Biagi, è bene ricordare che Woodward, insieme a Carl Bernstein, riuscì a demolire un presidente come Nixon. In Italia manco i presidenti di circoscrizione riusciamo più ad abbattere.

* trovandomi a linkarla ho anche modificato la pagina wiki di woodward… 🙂