Dolori esclusivi

Nelle prime ore del terremoto d’ Abruzzo, scrive Adriano Sofri, «non c’è stato un casting, non c’erano telecamere pronte». Ha ragione, è stato così. Ma per la verità han subito rimediato.  Una autocolonna di  importanti registi italiani e non, vale a dire Paolo Sorrentino;  Michele Placido;  Mimmo Calopresti; Ferzan Ozpetek e Francesca Comencini sono andati o sono ancora a L’Aquila. Riprese subito montate e riversate su web. Perché? Non saprei, davvero, mi viene solo in mente la “Merda d’artista” del “Manzoni quello vero, Piero“.

Contro i giornalisti s’è scatenato invece un putiferio: accusati di scarsa sensibilità. In alcuni casi chi lo dice ha perfettamente ragione. Penso a quel «scrivo da un paese che non esiste più» di Giampaolo Pansa. Fra vent’anni ci sarà un unico articolo di giornale che sintetizzerà  in maniera così efficace la tragedia, come accadde per  il Vajont?

Parlo con un amico documentarista, uno di quelli molto bravi, famosi e profondamente umani nel proprio lavoro. Dice lui che no, non ci sarebbe andato ora  a fare le riprese;  semmai sarebbe meglio farlo fra un mese o due, quando i più si saranno dimenticati di tutte quelle persone che ora sono costrette a vivere, oltre che male, sotto i riflettori delle troupe giornalistiche e di filmmakers assetati di storie.

Ma più di tutto quel che mi stupisce, sconcerta e anche indigna un po’, è quella parola, nella sezione di Repubblica.it del terremoto, dedicata ai video d’artista: Esclusivo.

3 Comments

  1. E’ singolare questa corsa al documentario, anche io lo avevo notato. Forse, in mancanza di autori decenti, si tratta di specie di corsa al reality.

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  2. sì lo penso anche io, Mauro.
    Per carità, tanto di cappello a registi bravissimi, ma – sarà l’età – ora inizio a mostrare subito l’insofferenza per certe cose.

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  3. C’è tutta una regia attorno a tutto, sembra un terremoto-evento: anche l’articolo di Aldo Grasso su Bruno Vespa (vedi Corriere.it) dice qualcosa sul clima che si è creato.

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