Le parole sono un mezzo molto sopravvalutato. Ma questo abbiamo

Il disegno è del vignettista Plantu

Il disegno è del vignettista Plantu

Le parole sono un mezzo molto sopravvalutato. Ma questo abbiamo.
E il pensiero va alle piazzette nord europee di sera, alla birra, al francese che scivola dentro le altre lingue, all’Africa che non è più solo Africa ma un pezzo di noi. All’aeroporto di Bruxelles con gli amici che vanno e tornano dal Parlamento Europeo. A quel senso di quiete al centro del Vecchio Continente; forse pure troppa quiete diceva qualcuno e infatti puntualmente è arrivata la storia a sconquassare e dirci che i terremoti arrivano all’improvviso e sotto i nostri piedi. Io ho iniziato a viaggiare tardi per pigrizia e mancanza di possibilità; quando ho iniziato  e solo allora ho capito che vita è la varietà e che la bellezza è la pace della comprensione tra persone di etnia, religione e cultura diversa. La scuola e la convinzione politica non mi avevano preparato alla comprensione dell’altro; il viaggio, solo il viaggio me lo ha permesso.

E ci vogliono togliere quello, la possibilità di intenderci guardandoci faccia a faccia e capire che tutto è superabile e Dio o Maometto di certo non tentano di mettersi in mezzo a un libero dialogo. Se stiamo da soli nelle nostre quattro mura, tutto diventa potenzialmente nemico. E moltiplicando il tutto si ottiene la paura.

 

La fabbrica di Adriano Olivetti

olivetti«La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica, giusto? Occorre superare le divisioni fra capitale e lavoro, industria e agricoltura, produzione e cultura. A volte, quando lavoro fino a tardi vedo le luci degli operai che fanno il doppio turno, degli impiegati, degli ingegneri, e mi viene voglia di andare a porgere un saluto pieno di riconoscenza».

«Abbiamo portato in tutti i paesi della comunità le nostre armi segrete. I libri, i corsi culturali, l’assistenza tecnica nel campo della agricoltura. In fabbrica si tengono continuamente concerti, mostre, dibattiti. La biblioteca ha decine di migliaia di volumi e riviste di tutto il mondo. Alla Olivetti lavorano intellettuali, scrittori, artisti, alcuni con ruoli di vertice. La cultura qui ha molto valore».

Adriano Olivetti (di cui cercherò di capire e scrivere spesso).

I giornalisti precari e Matteo Renzi nel favoloso mondo di Checco Zalone

renzi-giornalisti Qualche giorno fa, nella tradizionale conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto che no, non esiste sfruttamento né barbarie, né schiavitù, per i giornalisti italiani. Ha detto – motivazione ripresa a pappardella dalla Fnsi – che sono parole pesanti e che le parole vanno ponderate.
Beh, allora ci dica lui quali possiamo usare.
Tra i sinonimi di schiavitù c’è asservimento. Penso vada bene.
Fra i sinonimi di barbarie c’è inciviltà. Calzante.
Tra i sinonimi di sfruttamento c’è esaurimento.
Asservimento: perché un giornalista sfruttato è reso servo (girate al largo con la stronzata del ‘se non mi conviene io non lo faccio’: ditelo a un ragazzo che ha appena fatto spendere ai suoi genitori 10mila e passa euro di scuola di giornalismo ed è desideroso di mettersi alla prova con la fantomatica ‘gavetta’ che poi dura mezza vita).
Inciviltà: perché non è da Paese civile non garantire forme di tutela legislativa agli operatori della comunicazione in Italia. La legge sull’equo compenso, distrutta dagli editori (ma è il loro lavoro, li capisco) e dal sindacato Fnsi (ecco, qui capisco di meno, ma se consideriamo che l’ex segretario Fnsi oggi siede in Confindustria è tutto più chiaro).
Esaurimento perché oltre a quello classico, nervoso, di una partita iva che dev’essere giornalista-contabile-esattore-economo per tentare di far quadrare i miseri conti (sistematicamente in rosso) a fine mese c’è l’esaurimento dell’entusiasmo, della voglia di fare questo mestiere e di farlo bene.

La risposta di Matteo Renzi è stata: voglio abolire l’Ordine dei Giornalisti. Motivata probabilmente dall’astio verso l’attuale presidente Enzo Iacopino che nel suo duro discorso introduttivo gli ha spiegato qual è la situazione dell’Italia reale, rovinandogli lo storytelling (leggasi: la storiella) di fine anno col Paese che riparte, la locomotiva Italia che corre e il Jobs Act che regala posti di lavoro.

Abolisci quel che vuoi, Renzi. Ma la verità non puoi abolirla. Puoi solo occultarla, puoi far sì che i media compiacenti ‘coprano’ e cantino la canzone che ti piace. Quando si tratta di giornalisti del resto non è così difficile: sono gli stessi editori che non hanno nessuna voglia  di mettersi da soli sulla graticola.

Al massimo il PresDelCons può crogiolarsi credendo di essere nel favoloso mondo di Checco Zalone.

Perché voi la conoscete, vero, la trama del film che ha guadagnato di più in assoluto nella storia del cinema italiano? Checco Zalone interpreta un cazzone 40enne assunto in un carrozzone di stato a tempo indeterminato che a un certo punto viene riformato, sciolto con le Province e determina il cambiamento (facciamo #cambiamento, con l’hashtag renziano che fa più figo) del bamboccione stesso, costretto a fare i conti con la #vitavera.

Farebbe comodo, vero, una realtà così? Dove i giovani giornalisti (che poi, a 40 anni giovani…) sono in realtà dei perdigiorno mediocri che non vogliono muoversi da casa e convinti di essere Indro Montanelli o Oriana Fallaci, pronti a bestemmiare per ogni cambiamento della loro esistenza. Lo schema è tutto racchiuso in questa visione volutamente distorta dell’Italia, di chi la vive, di chi ci studia e di chi la racconta.

E invece  non è così. Quella una commedia, fa ridere. Quel che succede usciti dal cinema fa ridere un po’ meno. Ma giusto perché siamo inguaribili ottimisti, altrimenti dovremmo stare col fazzoletto in mano.

 

 

 

Antonio Gramsci, lettera di Natale alla mamma

gramsci

15 dicembre 1930

Carissima mamma, ecco il quinto natale che passo in privazione di libertà e il quarto che passo in carcere. Veramente la condizione di coatto in cui passai il natale del 26 ad Ustica era ancora una specie di paradiso della libertà personale in confronto alla condizione di carcerato. Ma non credere che la mia serenità sia venuta meno. Sono invecchiato di quattro anni, ho molti capelli bianchi, ho perduto i denti, non rido più di gusto come una volta, ma credo di essere diventato più saggio e di avere arricchito la mia esperienza degli uomini e delle cose. Del resto non ho perduto il gusto della vita; Dunque non sono diventato vecchio, ti pare? Si diventa vecchi quando si incomincia a temere la morte e quando si prova dispiacere a vedere gli altri fare ciò che noi non possiamo più fare. In questo senso sono sicuro che neanche tu sei diventata vecchia nonostante la tua età. Sono sicuro che sei decisa a vivere a lungo, per poterci rivedere tutti insieme e per poter conoscere tutti i tuoi nipotini: finché si vuol vivere, finché si sente il gusto della vita e si vuole raggiungere ancora qualche scopo, si resiste a tutti gli acciacchi e a tutte le malattie.

Antonio Gramsci

Il bando di gara per ufficio stampa della Camera dei Deputati

CAMERA_DEPUTATIContratto a tempo determinato di due anni, rinnovabile, giornalista professionista da almeno 10 anni, “comprovata esperienza nel settore della comunicazione, con particolare riferimento alla conoscenza dei new media e dei social media”; esperienza pregressa presso testate giornalistiche anche radiotelevisive o on line, a diffusione nazionale o presso gli uffici stampa di organi, enti o società di rilievo nazionale.

Sono questi i requisiti per diventare Capo ufficio stampa della Camera dei Deputati.

Scadenza della possibilità di far domanda: le ore 12 del 14 gennaio 2016. C’è un modulo di domanda on line dove si può e allegare il proprio curriculum vitae.

Ufficio Stampa Camera deputati: il bando

La Camera dei deputati intende affidare, con contratto di collaborazione a tempo determinato di tipo subordinato, l’incarico di Capo dell’Ufficio Stampa-Responsabile della Comunicazione della Camera dei deputati, che avrà durata biennale, rinnovabile.

A tal fine la Camera intende acquisire le manifestazioni di interesse di giornalisti con un’anzianità di iscrizione all’Albo professionale dei giornalisti professionisti di almeno 10 anni, che abbiano una comprovata esperienza nel settore della comunicazione, con particolare riferimento alla conoscenza dei new media e dei social media, e che abbiano esercitato attività presso testate giornalistiche anche radiotelevisive o on line, a diffusione nazionale o presso gli uffici stampa di organi, enti o società di rilievo nazionale.

I soggetti interessati dovranno inviare entro le ore 12 del 14 gennaio 2016 il modulo di domanda on line, predisposto ai fini della raccolta delle manifestazioni di interesse, nel quale devono dichiarare, sotto la propria responsabilità, il possesso dei requisiti richiesti e allegare il proprio curriculum vitae.

Le manifestazioni di interesse e i curricula pervenuti saranno messi a disposizione dell’Ufficio di Presidenza, ai fini delle successive determinazioni dell’Ufficio di Presidenza medesimo.

I dati personali forniti dai soggetti interessati saranno raccolti presso l’Amministrazione della Camera ai soli fini della gestione della selezione.

AVVERTENZA: La registrazione e la corretta ricezione della manifestazione di interesse sono confermate, al completamento della procedura online, attraverso la ricezione di una mail (in assenza di tale mail di risposta la manifestazione non è stata ricevuta).