Di direttori e del morale dei rematori

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«….Battevo come un disperato sulla tastiera delle vecchie e mastodontiche Olivetti Studio, pagine e pagine di “orrendo delitto alla Bovisa” e “alba di sangue al Giambellino ” che i fattorini mi strappavano dalla macchina per correre giù in tipografia senza neppure lasciarmeli rileggere, perché non c’era il tempo, non c’è mai il tempo.
Mi vedevo condannato per l’eternità a produrre colonne di piombo su delitti e tamponamenti nella nebbia, inchiodato alla Olivetti Studio. Mi mancavano la stazione, la Questura, mi mancavano i paesi della cintura con gli abitanti ancora sbalorditi dall'”audace colpo” e mi mancavano persino, Dío mi perdoni, i furti di fotografie ai colleghi. Mio padre scuoteva la testa al pensiero del figlio ormai prigioniero del giornale. Mia madre cominciava a temere di avere sbagliato a farmi lavorare, perché studiavo sempre meno e ci avevo preso gusto. E il ragionier Coscia finalmente arrivò in cronaca con una scatola di legno in cui c’erano le lettere di assunzione, per tutti gli “abusivi”.
Tutti meno io. Il ragioniere distribuì le buste con aria disgustata da tanta generosità padronale, se ne andò in silenzio, e mi lasciò solo con il magone. Pochi secondi dopo Nutrizio entrò in cronaca come non faceva mai. Chiese a voce altissima: chi ha scritto oggi la notizia del delitto di piazzale Brescia? Lui, disse il Brambilla indicando me. Bravissimo, è la notizia di cronaca meglio scritta che abbia mai letto in quarant’anni di mestiere. E se ne andò.
L’avrei abbracciato. La notizia non valeva assolutamente nulla e lo sapevo. Ma avevo capito che Nutrizio, il Dio, lo Squartatore, il Re Sole in persona, si era preoccupato di me, del morale dell’ultimo fra i suoi “rematori” nel giorno della umiliazione pubblica.
Seppi più tardi che aveva cercato invano di farmi assumere ma il temibile ragionier Coscia aveva deciso che quindici bastavano, e che la sedicesima assunzione sarebbe stata, chissà perché, di troppo. Avrei voluto abbracciare Nutrizio, dirgli che avevo capito quel giorno che lui era un grande direttore perché sapeva prendersi cura anche di quelli che non contavano niente, perché mi aveva insegnato che il morale dei giornalisti conta più della loro bravura per mandare avanti l’avventura dell’informazione. Invece mormorai solo un “grazie, direttore”, e due giorni dopo tornai nel suo ufficio in penombra nell’alba delle nebbie milanesi per dirgli che me ne andavo per sempre dalla sua “Notte”.
Nutrizio è morto nel 1988 e si è portato via il rimorso di un suo cronista che non trovò mai il tempo di ringraziarlo
».

Vittorio Zucconi – “Parola di giornalista”

Io speriamo che se la cavano: Zucconi mundial

VERSO LE TRE
Scandalo e irritazione fra visitatori e giornalisti provenienti da nazioni anglo o sassoni di fronte alla elasticità degli orari di appuntamenti. Le tre del pomeriggio possono significare le tre e un quarto, le tre e mezza, e quattro e ogni tassista informa che sarà a destinazioni in “dieci minuti”, un tempo senza nessun significato cronologico. A volte è un vantaggio essere italiani, cresciuti nel mondo del “ci vediamo verso le due”, nel quale la puntualità è considerata con diffidenza.

Vittorio Zucconi ai Mondiali di calcio, fantastico.

Sergio Lepri, scrivere da giornalista

I pochi amici che leggono questo blog, sanno che vivo di molti dubbi (sia lode al dubbio) e qualche fragile certezza. Quando sono giù di morale e non c’è un dizionario di cinese a salvarmi (è ermetica, non la potete capire questa) ad esempio per questioni lavorative, uso leggere o vedere film sul giornalismo.
Vabbè, vengo al dunque. Una delle mie letture preferite è “Parola di giornalista” del grandissimo Vittorio Zucconi, disponibile interamente su internet.  Ebbene, in un capitolo di PdG Zucconi scrive questo:

«Sergio Lepri, direttore dell’agenzia nazionale di notizie Ansa, ha combattuto per tutti i venticinque anni della sua direzione contro la gramigna della frase fatta che impera nel nostro linguaggio, conciliato dalla pigrizia mentale del giornalista che preferisce prendere dallo scaffale un’espressione già pronta e logora, anziché riflettere. Lepri ha compilato anche una serie di manuali e saggi, purtroppo mai diffusi su larga scala, di lettura insieme esilarante e tristissima nel quale ha raccolto tutti i più frequenti luoghi comuni da evitare, prendendo a esempio il settore nel quale la mala pianta è più rigogliosa, quasi una foresta tropicale: lo sport».

Ordunque, una insperata quanto rapida ricerca su internet ha rivelato, con mio sommo stupore che Lepri, classe 1919, ha un sito internet: www.sergiolepri.it. Stampatevelo bene in mente,  voi che come me tentate di migliorare nella scrittura.
Su questo sito ci sono infatti le famigerate “norme per una corretta scrittura” , i consigli pratici per la grafica e la pronunzia di nomi stranieri; il piccolo glossario di lingua italiana.
Senza parlare poi dei saggi su storia e funzione dell’agenzia di stampa; televisione e comunicazione politica ; etica e giornalismo

Ho scritto una email a Lepri per ringraziarlo aver reso di pubblico dominio tutto questo sapere; non pubblico la sua risposta (mi sono sorpreso anche di aver ricevuto una email da un signore classe ’19). Ma vi assicuro che è stata la risposta di un autentico galantuomo italiano. Anche per questo mi sono permesso di creare la voce wiki sulla sua persona.