La rosa è viva e fiorirà certamente

E non è forse questa la speranza nostra? Quella, dico, che dovremmo appuntarci al petto, visibile a tutti. Che dovremmo scrivere e conservare in tasca rileggerla a dispetto d’ogni delusione, ogni cattiveria, ogni immagine cupa delle nostre disgraziate terre, delle nostre vite avvelenate, della guerra quotidiana per un tozzo di pane, ‘na lenza ‘e sole, un’onesta soddisfazione procurata dalla fatica?
Ecco, io dico, bisogna trovare nelle parole la forza per le cose. Poi  avremo tempo pei ragionamenti su ottimismo, volontà, pessimismo e ragione. Ora la rosa è viva e fiorirà, certamente.

Carissima Tania,
sai, la rosa si è completamente ravvivata. Dal 3 giugno al 15, di colpo, ha cominciato a mettere occhi e poi foglie, finché si è completamente rifatta verde; adesso ha dei rametti lunghi già quindici centimetri. Ha provato anche a dare un bocciolino piccolo piccolo che però a un certo punto è illanguidito ed ora sta ingiallendo. In ogni modo, non è neanche escluso che qualche rosellina timida timida la conduca a compimento quest’anno stesso. Ciò mi fa piacere, perché da un anno in qua i fenomeni cosmici mi interessano (forse il letto, come dicono al mio paese, è posto secondo la direzione buona dei fluidi terrestri e quando riposo le cellule dell’organismo roteano all’unisono con tutto l’universo). Ho aspettato con grande ansia il solstizio d’estate e ora che la terra si inchina (veramente si raddrizza dopo l’inchino) verso il sole, sono più contento (la quistione è legata col lume che portano la sera ed ecco trovato il fluido terrestre!); il ciclo delle stagioni, legato ai solstizi e agli equinozi, lo sento come carne della mia carne; la rosa è viva e fiorirà certamente, perché il caldo prepara il gelo e sotto la neve palpitano già le prime violette; insomma il tempo mi appare come una cosa corpulenta, da quando lo spazio non esiste più per me. Cara Tania, finisco di divagare e ti abbraccio.

Antonio (lettera XLVII)