Tg1 social fail

I due principali tentativi “social” del Tg1 Rai, ovvero l’invito ai telespettatori a spedire filmati da mandare in onda e la pagina di Facebook sono – ritengo – miseramente falliti.
Il primo aveva una serie di problemi già elencati a suo tempo; il secondo invece, con la direzione Minzolini, è stato  bersagliato da decine di commenti negativi di tipo politico (coincisi con il Patrizia D’Addario-gate) ad ogni segnalazione in bacheca. Questa “sperimentazione” porta a capire che i mezzi (social e tivvù generalista) cozzano e non poco: bisognerà trovare altri modelli di intermediazione per farli non dico cooperare, ma quanto meno convivere pacificamente sotto lo stesso marchio 🙂

Tg1 sei tu. Però ti ci vuole un pool di avvocati

La mia passione per il Gianni Riotta giornalista e scrittore è ampiamente dimostrata in questo blog. Però l’iniziativa “Tg1 sei tu“, ovvero l’invio dei filmati amatoriali al sito web della redazione del Telegiornale dell’ammiraglia Rai, non può non sconcertare.  Lasciando stare quel che pensa Michele Serra («…il pane lo fanno i panettieri, i violini i liutai e  il telegiornale i giornalisti…» ma che mondo triste di scompartimenti stagni…), l’iniziativa Rai è particolarmente ostica.

Esempio: ho un filmatino interessante, voglio cederlo al tiggì. Apriti cielo. Devo compilare questa allucinante liberatoria. Leggiamo qualche passo saliente.
Io sottoscritto bla bla bla… poi la cessione del filmato.
1. a RAINET S.p.A. non in esclusiva , anche ai sensi e per gli effetti del Decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196 (c.d. Codice della privacy), il diritto, ma non l’obbligo, di sfruttare e consentire di sfruttare, attraverso ogni tipo, modo, mezzo e sistema di utilizzazione attualmente conosciuti (a mero titolo esemplificativo, TV – terrestre, satellitare, cavo -, radio, internet – downloading, streaming -, sistemi analogici e/o digitali – DVB-T, DVB-H, DVB-X, ecc. -, on line e off line, telefonia fissa e mobile – UMTS, GPRS, HSDPA, etc.) o che verranno inventati in futuro, in qualsiasi forma (codificata o non, free o pay), il/i Filmato/i in tutto o in parte, anche rieditandolo/i a discrezione di RAINET S.p.A.

Cioè io vado a cedere un filmatino al Tg1 e mi trovo a cederlo anche su piattaforme Umts o eventuali marchingegni “che verranno inventati in futuro?”. Azz e menomale che non era in esclusiva. E fin qui, uno può anche accettare. È la tecnologia, bellezza.

poi la famigerata clausola di manleva: Il/La sottoscritto/a terrà indenne RAINET S.p.A., e le società del Gruppo RAI da qualsiasi pretesa le venga mossa in merito a tutto quanto precede ed agli usi che RAINET S.p.A. e suoi aventi causa faranno del/i Filmato/i in ottemperanza a quanto sopra, manlevando RAINET S.p.A. e le società del Gruppo RAI da qualsiasi azione o pretesa che possa essere mossa o avanzata da terzi, anche per l’esercizio dell’azione in giudizio ove ciò costituisca un fatto reato.

Non sono un avvocato e capisco poco di legge, ma vale a dire: una volta che l’hai ceduto, pure se è un filmatino scomodo e pericoloso noi lo mandiamo in onda tanto sono fatti tuoi? Mica rassicurante, come cosa. E ancora:

Accetto e acconsento, che il/ Filmato/i e/o i programmi nei quali sarà/saranno inseriti e/o tutto ciò che potrebbe essere realizzato con tutto o parte dello/degli stesso/i, potrà essere veicolo di pubblicità e sarà interrotto da spot pubblicitari e riconosco il diritto di RAINET S.p.A., e delle società del Gruppo RAI di effettuare il più ampio sfruttamento pubblicitario degli stessi nelle forme dalle stesse decise.

Cioè fatene ciò che volete, guadagnateci pure. Ah e ovviamente a me manco un quattrino perché l’ho ceduto gratis. Al massimo, se arriva qualche grana giudiziaria, mandatemela pure. Nelle tre paginette di cessione, liberatoria e manleva (che vanno inviate via fax, alla faccia della potenza del web…) mai un cenno all’obbligo da parte di Mamma Rai di citare gli autori dei filmati. Anche se devo dire che il Tg1 targato Riotta è stato sempre molto corretto in tal senso.
Insomma, decidetevi, cari amici della Rai: Barack Obama fa gli auguri con un video diffuso via internet e supporta la Creative commons, voi invece trattate il web come una vacca da mungere senza manco un grazie. Poi non lamentatevi se uno decide di fregarsene e uploadare il suo filmatino su Youtube.

No, non è la Bbc

Ok, nessuno ride, Atene e Sparta piangono a dirotto. La Bbc naviga in cattive acque in questi ultimi tempi. Oggi alle 20 il Tg 1 ha fatto un bel servizione sui guai degli altri, prendendo a spunto un commento di Philip Stephens sul Financal Times di oggi. Lo ammetto: quando l’ho visto, ho avuto un moto d’orgoglio per noi, giornalisti italiani, categoria derisa dai placidi anglosassoni.
Il servizio successivo è stato: “sulle tavole degli italiani sta per tornare la fiorentina”. Intervista al macellaio toscano Dario Cecchini, con tanto di poesia sulla prelibata “fettona” toscana. E il moto d’orgoglio se n’è sceso nel calzini.

No, non è la Bbc (e nemmeno Studio aperto)

La storia del pane della camorra (risalente a 10 anni fa)
La storia della ragazzina inglese infilzata dal piercing (1 giorno fa)
La storia degli orsi uccisi in Abruzzo con appoggio su orso Yoghi, orso Baloo e Winnie Pooh (2 giorni fa)
La storia di Lady Diana e la sua ultima foto
La storia di Britney Spears e tutti i suoi guai
La storia del testamento di Pavarotti.

No. Non è la Bbc. Nemmeno Studio Aperto, però. È la scaletta di mezzo Tg1 delle 20(che si becca una smentita in diretta, citato Emilio Colombo al posto di Furio Colombo…)