Carta stampata e carta straccia

Ieri mi sono occupato di carta, non unico fra i giornalisti napoletani. Il Comune di Napoli spenderà un milione d’euro per i prossimi due anni in carta. In rotoli di carta igienica, in tovaglioli, tovaglioli, cartone, ma soprattutto fogli da stampante e per le fotocopiatrici: oltre 100mila risme di A4 per due anni. Ogni risma è da 500 fogli, il conto è presto fatto. Insieme alla carta, anche una analisi sui costi delle aziende partecipate, sfruttando la pubblicazione del semestrale report sull’argomento.

Il calcolo degli alberi è stato fatto su dato empirico: secondo Focus e il Wwf internazionale,  da ogni albero si ricavano circa 79mila fogli di carta A4. Ho ricordato anche che a Napoli le delibere vengono prima scritte al computer, poi stampate, poi rimesse in rete digitalizzate con lo scanner (!) Importante sottolineare che la carta che l’Amministrazione acquista non è riciclata.

Il Comune di Napoli, attraverso il suo sindaco, Rosa Russo Iervolino, il giorno dopo se ne esce con una replica di allucinante durezza.

Intorno al Comune di Napoli si sta cercando di sollevare un ulteriore e ingiustificato polverone privo di qualsiasi fondamento. […] Credo che la terza città d’ Italia meriti una stampa e dei commentatori politici all’altezza del proprio livello culturale e non una stampa che si occupi di strofinacci e carta igienica (con cosa si sarebbe dovuta sostituire?).

La storia è sempre la stessa: dobbiamo occuparci di quel che vogliono e di quel che dicono loro. Altro che cane da guardia, vorrebbero un docile barboncino. La risposta dell’Ordine dei Giornalisti della Campania non si è fatta attendere:

Dispiace che il sindaco Rosa Russo Iervolino non perda occasione per attaccare chi  svolge il proprio lavoro serenamente e con professionalità. Gli stipendi dei dirigenti pubblicati dai giornali sono quelli consultabili sul sito del Comune. Per quanto riguarda poi le aziende comunali l’ex assessore Riccardo Realfonzo a marzo del 2009 dichiarò che avrebbe tagliato metà delle poltrone e degli stipendi pari a 730 mila euro e invece oggi la spesa annuale è di un milione e 600 mila euro. Quanto alla qualità della stampa e dei commentatori cittadini ‘non da terza citta’ d’Italià il sindaco farebbe bene a guardare le statistiche degli istituti specializzati nella qualità della vita con analisi meticolose anche sull’efficienza delle giunte e dei sindaci, massimi rappresentanti delle stesse.
Purtroppo, Napoli da 10 anni è stabilmente agli ultimi posti della classifica della vivibilità e non è nelle graduatorie la terza città d’Italia.

La web-tv del Comune e il gioco delle tre carte

Una protesta iniziata due giorni fa e alla fine qualcosa si è mosso. Insomma, il Comune di Napoli ha annunciato che sulla storia della web-tv istituzionale e sugli allucinanti criteri per individuarne il direttore farà dietrofront. Rosa Russo Iervolino – sono testimone della frase – ha detto «non cercavamo mica il direttore della Bbc…».

Eh no, non è la Bbc per nulla. La frase suona vagamente sprezzante: non è la Bbc, nota per la sua imparzialità e per l’alto livello di professionalità dei suoi giornalisti, quindi noi a Napoli dobbiamo accontentarci? Nient’affatto. bisogna vigilare.  Dunque, tirando le somme:

– è stato detto che l’avviso pubblico sarebbe cambiato. Ma io lo  vedo ancora a questo link;

– è stato detto che i termini di presentazione di eventuali candidature sarebbero stati allungati. Aspettiamo e vedremo.

Infine, siccome non siamo inglesi ma manco siamo fessi, mi preme far osservare una cosa ai tantissimi colleghi che qui, su Facebook, Twitter, su Friendfeed e in mail, mi hanno scritto  (approposito: grazie per aver condiviso la notizia sui social network).

Il pubblico avviso sarebbe stato messo su internet e in Albo Pretorio il 24 dicembre, la vigilia di Natale, con scadenza 10 giorni. Cosa già di per se strana. Beh, sull’Albo cartaceo del Comune non so, ma sul sito internet la data non corrisponde al vero.
Come posso dirlo? Da cosa lo deduco?
Provate a scaricare il file pdf dell’avviso, andate nelle proprietà del vostro lettore pdf e guardate la data di creazione del file (finquando non lo cambieranno o cancelleranno).

A me esce questo:

Bassolino reloaded

Qualche giorno fa per questioni di lavoro ho rivisto Antonio Bassolino. Era al Pan,  museo d’arte e celebrazione degli ex comunisti napoletani. Don Antonio era, come si dice a Napoli “nel suo”:  in mezzo a fedelissimi, fra i quali tanti docenti universitari (di quelli che hanno a che fare con l’edilizia, ovvero ingegneri e architetti). Parlava del centro storico partenopeo e della pioggia di milioni che presto arriverà.

A dispetto di quel che molti pensano, ‘o governatore è uscito ringalluzzito dalle elezioni. Limitato sì ad un contesto regionale, ma cosciente che in questa regione lui e i suoi hanno ancora qualcosa da dire in termini di voti (che poi son gli unici termini che conosce la politica italiana). Sta talmente bene che non ha nemmeno più la necessità di farsi la tintura.
Non c’è bisogno di cambiar colore ai capelli, basta cambiare le parole-chiave.
Insomma, la Provincia di Napoli è andata al centrodestra? E si fa di necessità virtù, presentando un piano per il Centro storico della città di Napoli da 450 milioni euro. Bassolino ha detto (cito dagli appunti che ho nel mio taccuino) che analoghe iniziative saranno prese per i centri storici di altre città della Campania. Le Provincie vanno a destra e scompare il concetto di Area Metropolitana utilizzato fino a qualche tempo fa in tutte le salse. Ecco dunque che dal Basso-vocabolario scompare la parola “provincia” e torna prepotente la “città”, diretta dipendente del Sistema-Regione. Del resto, non è stato lui uno dei promotori del governo delle città, del governo dei sindaci eccetera? Quindi, Parigi (anzi, facciamo Napoli) val bene una messa: scompare l’Ente Provincia, le sue funzioni, le sue prerogative. Se è come penso, nei prossimi anni Palazzo Matteotti, che con Di Palma comunque degradato a plastilina da plasmare secondo il volere di Palazzo Santa Lucia, sarà completamente escluso.
In fondo, potrebbe anche non essere un male.

Dunque: il piano per il centro storico. Lo tengo qui davanti, con tutte le schede e schedine. Mi viene in mente che avevo 10 (dieci) anni di meno, quando Antonio Bassolino presentò il piano per la trasformazione dei “bassi” ai Quartieri Spagnoli in botteghe d’artigianato. A quei tempi, nel giornale d’allora, facemmo  paginate sane con le voci delle “vasciaiole”: «da qui non ce ne andiamo, manco Mussolini c’ha cacciato».
Trattandosi di Bassolino (non cito la Iervolino non foss’altro perché i soldi sono della Regione e il piano per il Comune l’hanno curato bassoliniani come Nicola Oddati, quindi “Rosetta” è soltanto un accessorio in questa storia) era inevitabile richiamare alla mente la Neapolis di pomiciniana memoria – ovvero la proposta di sventrare i quartieri poveri della città fatta a suo tempo dall’allora ministro -. Fatto questo, il progetto è tutto un revival degli anni Novanta. Stringendo stringendo, questi 450 milioni più altri che arriveranno con un accordo aggiuntivo, andranno per aprire cantieri su palazzi o edilizia monumentale di proprietà pubblica e per contribuire a rifare facciate di palazzi privati i cui condòmini hanno i soldi e l’organizzazione per avviare i lavori.

Alcune cose m’hanno però colpito: ci sono soldi per aprire finalmente il museo di Totò nello splendido palazzo dello Spagnuolo al rione Sanità e per riaprire il Museo Filangieri. Ci sono (ci sarebbero, vah) soldi dell’Unione europea per la realizzazione di una rete internet Wi-fi in tutto il centro storico di Napoli (!). La realizzazione di tutto? Nel 2013. Qualcuno (io di certo) ricoderà che la deadline è stata spostata d’un paio d’anni. Prima era il 2011 (metropolitana, Bagnoli, Napoli Est, strade, arredo, telecamere, eccetera). Ma il 2011 è domani, quindi meglio spostare a dopodomani, nel 2013, anno del Forum delle Culture. Per allora cosa sarà completato?

Comune open: l’anagrafe degli eletti a Napoli

Qualche giorno dal Consiglio comunale  è nata la proposta di delibera per istituire l’Anagrafe degli eletti in Aula (e degli assessori, quindi anche dei “nominati”).  In definitiva si tratta di rendere pubblici su web tanti dati già in possesso delle Amministrazioni (reddito, presenze in Consiglio, curricula eccetera). Il Comune di Napoli discuterà questa la preposta fra qualche tempo, presumibilmente prima dell’estate, ma ritengo sia importante diffonderla. Dunque ecco qui la delibera originale così come mi è stata fornita (un pdf ma ahimè fatto di immagini e non testo copiabile). Meglio di niente: è necessario monitorare affinché, quando arriverà in Aula quest’atto, ci sia un buon gruppo di pressione, capace di ricordarne a tutti l’importanza.