«Jesce sole
nun te fa cchiù suspira’»
Qualche tempo fa, sul blog di Antonio Bassolino (quello pagato dalla Regione Campania) il governatore accennava a Jesce sole, che è una delle canzoni dell’opera teatrale “La Gatta cenerentola“. Perché è meglio ricordarlo? Perché proprio dalla Regione Campania, in queste ore, arriva una spallata senza precedenti a Roberto De Simone, che fu sì autore della celebre opera ma che è stato ed è ancora un punto di riferimento musicale della città, nonché direttore del conservatorio di San Pietro a Maiella.
Accade che Claudio Velardi, eminenza grigia dell’ultimo Bassolino, star dei mass media, ex editore del Riformista e della liquidata Sherpa tv, gran cerimoniere del viraggio di don Antonio verso i lidi dalemiani scriva una lettera a De Simone, piuttosto risentito del fatto che il musicista abbia mandato a vattelapesca una non meglio precisata “mostra” nel conservatorio.
Afferma Velardi che Roberto De Simone «aderisce perfettamente a tutti i vizi di una città che sta morendo» con le sue «piccole rivendicazioni e i rancori quotidiani» ed incarna «il più assoluto immobilismo».
Fermiamoci qui. Ma questo De Simone è davvero così? E’ davvero lui quell’intellettuale altero e presuntuosetto così descritto? Esattamente un anno fa, pubblicavo qui un post sul Forum delle Culture 2013, pregando Iddio che non venisse assegnato a Napoli. Ebbene, in uno degli incontri propedeutici alla candidatura partenopea, partecipò anche Roberto De Simone. Io c’ero, non era la prima volta che ci parlavo, ma mi colpiì profondamente. Un uomo coltissimo, uno studioso umile, una persona che non sfoggia nulla se non la sua straordinaria passione che trasuda in ogni parola.
Roberto De Simone è l’uomo che nel corso della sua vita ha raccolto libri, partiture, oggetti relativi alla storia della musica napoletana, un patrimonio d’un milione d’euro e più, re-ga-lan-do-lo all’amato conservatorio.
Dico io, perché a Napoli deve vincere sempre il più forte, il più tracotante? Perché chi utilizza meglio i media deve sopraffare gli altri? Perché un Velardi ora a milano deve far uscire uno sproloquio in ansa mentre De Simone a stento riesce a difendersi grazie allo spazio concesso dal Mattino? Dice Velardi in agenzia: «Questo episodio è figlio di un rapporto potere-cultura sbagliato, di cui Bassolino e De Simone sono responsabili allo stesso modo. Capisco De Simone quando si lamenta per essere stato emarginato ma se dice ‘O lo faccio o non se ne fa niente’ finisce per essere anche lui dentro questa logica».
A parte che Velardi, evidentemente in crisi da orientamento (pensa di essere assessore al Turismo nel Canton Ticino e non nella Regione Campania comandata da Antonio Bassolino) attacca il suo presidente senza sentirsi in dovere di far fagotto (si chiama coerenza, rara come il tartufo d’Alba) poi offende una persona insinuando un gioco di invidie e rancori.
Ma quando mai Velardi s’è occupato del conservatorio di Napoli, sconosciuto ai più e invece apprezzato nel mondo soltanto grazie all’impegno di chi vi lavora? Dio solo lo sa quale sia l’imperscrutabile disegno che fortunatamente ha evitato alle cavallette di partito di assediare il tempio della musica insegnata.
Insomma, assessore, stia zitto. Ci lasci ascoltare in silenzio quei grappoli di note che si sentono passando di mattina presto lungo le stradine del centro, magari sbirciando la vetrina di Colonnese.
E non cerchi di infangare quest’omino con mezzo dente in bocca, una passione smodata per la musica, una persona che tutta Napoli dovrebbe conoscere e ringraziare, ogni giorno.
Update: ieri Il Mattino di Napoli sulla vicenda ha sentito il parere di Riccardo Muti e oggi le dichiarazioni del maestro sono in pagina. Che dice Muti? Ovviamente l’unica cosa che bisognerebbe dire, ovvero che Roberto De Simone è già stato preso troppo a calci dalle istituzioni di questa città che dovrebbe invece osannarlo. E che gli attacchi sono «disgustosi».
Ma Bassolino quando metterà le museruole ai suoi?