Renato Brunetta ne sta or ora parlando in tv. Ed è un successo così grande che non riesco a registrarmi al portale della neonata Posta certificata. Sarò sfortunato io.
Update: oggi invece il sistema è meno grazioso nei suoi messaggi:
Update 2: del caso ora si occupa anche il Corriere.it
Renato Brunetta, ministro all’Innovazione e Pubblica amministrazione, mette sul sito del dicastero una sorta di rendiconto annuale della comunicazione del suo ministero. E qui sta il punto. Finquando c’è l’elenco degli articoli di giornale che gli hanno dedicato, degli interventi scritti e delle lettere spedite ai giornali è un conto. Ma la conta delle “citazioni” su Google, o peggio ancora, gli amici nella fanpage su Facebook (con tanto di classifica di chi ne ha di più) cosa rappresenta? Comunicazione istituzionale o comunicazione politica?
La differenza sta che la prima la pagano i cittadini (per essere informati su vicende che riguardano il funzionamento dell’Ente) la seconda se la dovrebbe pagare il politico, visto che giova alla sua persona e basta. Insomma, è il vecchio dilemma che spesso si verifica anche coi blog istituzionali.
Qualche giorno fa questo blog riportava la notizia della risposta via sito web istituzionale di Renato Brunetta ad una inchiesta de L’Espresso. Ora il giro s’è allargato e la notizia è finita sui giornali. Ci si scandalizza molto, probabilmente a ragion veduta. Però secondo me andrebbe fatta una riflessione più ampia, prescindendo dal caso Brunetta e dall’evidenza grafica con la quale è stata occupata la pagina del sito innovazione.gov. Vale a dire: il sito di un ente pubblico può o no contenere dati di natura politica? Mi spiego meglio con un esempio che mi riguarda perché a suo tempo ne scrissi a più riprese : il caso Bassolino.
Il governatore della Campania, Antonio Bassolino, ha un blog che va sotto le cosiddette “pagine del presidente” linkate alla homepage dell’Ente regione. Il blog è pagato con soldi pubblici, creato da una società in house che si chiama Campania Digitale. Ovviamente Bassolino nel blog riflette di cose personali, di politica e società, molto spesso i suoi portavoce spediscono alle agenzie comunicazioni del tipo “lo ha scritto Bassolino sul suo blog”. A quanto pare non c’è una legislazione chiara sull’argomento, trattasi di etica della politica e contenimento delle spese (il blog di Bassolino è costato non poco alla collettività e non è granché). Ecco, mi chiedo: quest’episodio non è ancor più grave?
Il ministro Renato Brunetta mette sul suo sito web, tutti i finanziamenti statali ai film italiani dal 1997 al 2007. Ci mette pure una vignetta che devo dire non è granchè azzeccata: una caricatura di Nanni Moretti che non mi risulta abbia incassato provvidenze statali.
Intendiamoci: alcuni film in quell’elenco fanno sorridere. Ce n’è uno che a fronte di 3 milioni di fondi ha incassato poco più di 9mila euro. La questione è trita e ritrita: per essere bello, un film deve per forza sfondare al botteghino? Non è necessariamente così, a mio modo di vedere e uno Stato ha il dovere di promuovere lo sviluppo dell’industria cinematografica. Solo che questi non sono prosciutti, vanno valutati nel loro complesso, non solo “a peso” e “colore”.