Regione Campania, dietrofront sullo strano bando per addetto stampa

Quel bando della Regione Campania di cui avevo scritto qualche settimana fa per un posto di ufficio stampa al Consiglio regionale è stato revocato. La Regione ha evidentemente compreso che troppe erano le incongruenze, denunciate anche dai giornalisti precari.

Ora occorrerà tenere gli occhi aperti per capire i criteri del bando che sarà licenziato da Palazzo Santa Lucia: che sia un bando vero, per giovani, non un abito cucito addosso a chissachì.

 

 

I giornalisti juke-box della Regione Campania: deontologia e soldi

Nel nuovo testo dell’Ordine nazionale dei Giornalisti sulla deontologia professionale,  uno degli elementi che si vuole mettere in rilievo è la separazione tra giornalismo e diffusione delle notizie sulla base di un contratto. Ecco cosa si legge sul dettagliato documento dell’Odg nazionale:

Occorre trasparenza sulle tante convenzioni in essere fra enti pubblici e agenzie di informazione. Non è uno scandalo, ma è necessario che l’agenzia che riporta integralmente e in tempo reale la dichiarazione del consigliere regionale “x” lo dichiari, e che la notizia abbia un distinguo tale da far comprendere che non si tratta di notizia, bensì di dichiarazione trasmessa in base alla convenzione in essere.

Parole sagge e sacrosante.  Poi però tra le parole e quello che sottotraccia succede sui territori c’è di mezzo il solito mare magnum di sotterfugi. Accade, ad esempio, che alla Regione Campania fresca di elezioni, compaia uno strano bando di gara. Si parla di 80mila euro per un anno di lavoro di 4 agenzie di stampa (20mila ognuna, dunque). E fin qui bene, benissimo: viene perfino scomodata la legge 150/2000 sulla comunicazione nella Pubblica Amministrazione. A leggere attentamente il bando,c’è però qualcosa che non va:

Al fine di garantire il pluralismo dell’informazione, l’appalto sarà aggiudicato a n. 4 diverse Agenzie di stampa.

Le agenzie aggiudicatarie dovranno garantire:

  • a. ampia divulgazione dell’attività istituzionale della Giunta, attraverso la messa in rete nei flussi d’agenzia nazionale dei comunicati stampa prodotti dal Settore Stampa e dalle altre strutture della Giunta Regionale della Campania entro e non oltre le due ore dalla diramazione di tali comunicati;
  • b. su indicazione del Settore Stampa, l’invio di un redattore per seguire la presentazione di iniziative e attività della Giunta Regionale della Campania, o di suoi componenti, sia presso sedi regionali sia presso sedi diverse;
  • c. consultazione dei flussi di agenzia nazionale mediante n. 5 utenze a disposizione dei soggetti cheverranno indicati dal Settore stampa;
  • d. l’accesso ai notiziari di agenzia dovrà avvenire attraverso il sistema informativo attualmente in uso presso la Giunta regionale (MNB), che avrà comunque l’opportunità di richiedere modalità di consultazioni diverse per le utenze attivate
  • e. costituisce elemento preferenziale la pubblicazione delle notizie della Giunta, oltre che nei flussi d’agenzia, anche tramite canali diversi quali siti internet, newsletter, piattaforme mobile, sms, etc

Insomma: il giornalista che segue – per conto di queste “agenzie”  – le attività del governatore e degli assessori della giunta regionale della Campania dovrà essere una sorta di juke-box, per il quale cade la libertà della valutazione dei fatti “notiziabili”. Deve seguire tutto, pedissequamente, senza discutere e non certo per una valutazione giornalistica, bensì perché gli viene ordinato dal suo “editore istituzionale”: la Regione Campania. Quale libertà, quale autonomia potrà avere un ufficio di corrispondenza di agenzia (ricordo che l’agenzia di stampa è una fonte primaria cui i giornalisti attingono) simile?

E ancora: nel bando non è indicato se dovranno essere professionisti o pincopallini qualunque i redattori chiamati a seguire la Regione, nè una dotazione minima di personale da garantire. Lo si fa con i servizi di pulizie e con l’edilizia, ma evidentemente l’informazione vale molto meno.

Che fare? Io la mia parte l’ho fatta scrivendone su E Polis. L’altra parte la faccio spedendo tutto a Ordine e Associazione della Stampa.

Da consumare entro. Un’analisi del voto napoletano

comuneconscadenza

Le elezioni 2009 a Napoli dicono alcune cose importanti sul futuro della politica campana. E se come penso, questa città si è sempre dimostrata laboratorio per il resto del Paese (dal laboratorio può uscire anche Frankestein) alcune lezioni valgono per tutti. Vediamo un poco di sintetizzarle.

1. Napoli, Campania, Bassolino. Il governatore ha fatto scacco matto in tre mosse. Ha spedito il suo delfino, Andrea Cozzolino, in Europa; ha schiaffeggiato da una parte “Sua Sanità” Angelo Montemarano, dall’altra ha mandato con le pive nel sacco Luigi Nicolais, unico candidato agli enti locali (Provincia) non indicato da Bassolino in 15 anni, unico candidato agli enti locali campani che ha perso. E di molto, complice anche la sua spocchia.

2. Verdi, Comunisti, Rifondazione eccetera. Qui sono spariti. Puf, manco il mago Merlino. Dominavano, a Napoli, avevano (hanno) assessorati di gestione. E ora niente, il nulla. Molti passeranno nel Pd, altri faranno la spola fra i vari cespugli da zero-virgola-qualcosa.  Da queste parti è già iniziata la litania del “laboratorio rosso”, ipotesi messa in campo dai trombati (come dire: «Abbiam perso ma ora ne facciamo uno meglio». Meglio? Di cosa? Boh). A che serve, il laboratorio? A sperimentare alchimie con vecchie pozioni, mutazioni genetiche mostruose, oppure semplicemente  a perder tempo litigando per chi parla prima al microfono, in attesa della prossima mazzata?

3. Il PdL. Quando vince negli Enti locali in Campania è roba da stadio: ola, caroselli e bandiere. Si ma poi devi governare.  Per ora, alla Provincia di Napoli, fanno fatica pure a trovare assessori tecnici. Uno di loro me l’ha confessato candidamente: «Dove li trovi, i tecnici che in 15 anni non siano stati con Bassolino?». E pure han ragione, però la gente si aspetta una gestione diversa altrimenti son dolori.
E in fondo, Bassolino forse anche a questo, ha pensato, aspettando le Regionali 2010 che tracceranno il suo futuro (lui non può, ma riuscirà a piazzare un fedelissimo?) :  un anno di PdL alla Provincia, stretto fra due fuochi , Comune e Regione,  di centrosinistra, in un Ente tradizionalmente grigio e di poca visibilità, a cosa porterà? Di solito le “rivoluzioni” iniziano con cambiamenti tangibili (Bassolino dopo Tangentopoli nel 1993 si prese il Comune di Napoli) e la Provincia partenopea per compiti e competenze non li consente. Staremo a vedere.