Caos digitale e terrestre

Col digitale terrestre c’è effettivamente più sfizio: tante emittenti in più, alcune straniere. Insomma, per chi come me non aveva la tv satellitare, un bel salto in avanti. Però poi non puoi non notare le storture italiane, il pressapochismo che – a dispetto delle campagne per educare  al passaggio dall’analogico al digitale – è davvero il nostro piatto forte.
Epg: la guida elettronica ai progammi è usata da poche emittenti locali. In Campania da nessuna emittente locale. La usa benissimo Cielo, il canale Sky, così come Mtv. Mediaset no, per ovvie ragioni (altrimenti come si vende “Tv Sorrisi e Canzoni”?) mette solo il programma in onda e quello che segue.
Il vero punto è la Rai: la Tv di Stato che fa, si scoccia? Dalle mie parti l’Epg non è implementato a dovere, non ci sono nè le trame nè l’intero palinsesto della giornata. Eppure i decoder possono programmare lo zapping, quindi se c’è una cosa che m’interessa vedere, io la programmo e poi a quell’ora lì non c’è Emilio Fede che tenga.  E invece, niente.

Ma del resto, cosa ci si può aspettare da un servizio pubblico che fa uscire pazzi i telespettatori? “Criminal Minds” e “Desperate Houswifes“, due fra le serie di maggior ascolto di Raidue, cambiano continuamente di programmazione, senza nemmeno un minimo preavviso?

Tg1 social fail

I due principali tentativi “social” del Tg1 Rai, ovvero l’invito ai telespettatori a spedire filmati da mandare in onda e la pagina di Facebook sono – ritengo – miseramente falliti.
Il primo aveva una serie di problemi già elencati a suo tempo; il secondo invece, con la direzione Minzolini, è stato  bersagliato da decine di commenti negativi di tipo politico (coincisi con il Patrizia D’Addario-gate) ad ogni segnalazione in bacheca. Questa “sperimentazione” porta a capire che i mezzi (social e tivvù generalista) cozzano e non poco: bisognerà trovare altri modelli di intermediazione per farli non dico cooperare, ma quanto meno convivere pacificamente sotto lo stesso marchio 🙂

Tg1 sei tu. Però ti ci vuole un pool di avvocati

La mia passione per il Gianni Riotta giornalista e scrittore è ampiamente dimostrata in questo blog. Però l’iniziativa “Tg1 sei tu“, ovvero l’invio dei filmati amatoriali al sito web della redazione del Telegiornale dell’ammiraglia Rai, non può non sconcertare.  Lasciando stare quel che pensa Michele Serra («…il pane lo fanno i panettieri, i violini i liutai e  il telegiornale i giornalisti…» ma che mondo triste di scompartimenti stagni…), l’iniziativa Rai è particolarmente ostica.

Esempio: ho un filmatino interessante, voglio cederlo al tiggì. Apriti cielo. Devo compilare questa allucinante liberatoria. Leggiamo qualche passo saliente.
Io sottoscritto bla bla bla… poi la cessione del filmato.
1. a RAINET S.p.A. non in esclusiva , anche ai sensi e per gli effetti del Decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196 (c.d. Codice della privacy), il diritto, ma non l’obbligo, di sfruttare e consentire di sfruttare, attraverso ogni tipo, modo, mezzo e sistema di utilizzazione attualmente conosciuti (a mero titolo esemplificativo, TV – terrestre, satellitare, cavo -, radio, internet – downloading, streaming -, sistemi analogici e/o digitali – DVB-T, DVB-H, DVB-X, ecc. -, on line e off line, telefonia fissa e mobile – UMTS, GPRS, HSDPA, etc.) o che verranno inventati in futuro, in qualsiasi forma (codificata o non, free o pay), il/i Filmato/i in tutto o in parte, anche rieditandolo/i a discrezione di RAINET S.p.A.

Cioè io vado a cedere un filmatino al Tg1 e mi trovo a cederlo anche su piattaforme Umts o eventuali marchingegni “che verranno inventati in futuro?”. Azz e menomale che non era in esclusiva. E fin qui, uno può anche accettare. È la tecnologia, bellezza.

poi la famigerata clausola di manleva: Il/La sottoscritto/a terrà indenne RAINET S.p.A., e le società del Gruppo RAI da qualsiasi pretesa le venga mossa in merito a tutto quanto precede ed agli usi che RAINET S.p.A. e suoi aventi causa faranno del/i Filmato/i in ottemperanza a quanto sopra, manlevando RAINET S.p.A. e le società del Gruppo RAI da qualsiasi azione o pretesa che possa essere mossa o avanzata da terzi, anche per l’esercizio dell’azione in giudizio ove ciò costituisca un fatto reato.

Non sono un avvocato e capisco poco di legge, ma vale a dire: una volta che l’hai ceduto, pure se è un filmatino scomodo e pericoloso noi lo mandiamo in onda tanto sono fatti tuoi? Mica rassicurante, come cosa. E ancora:

Accetto e acconsento, che il/ Filmato/i e/o i programmi nei quali sarà/saranno inseriti e/o tutto ciò che potrebbe essere realizzato con tutto o parte dello/degli stesso/i, potrà essere veicolo di pubblicità e sarà interrotto da spot pubblicitari e riconosco il diritto di RAINET S.p.A., e delle società del Gruppo RAI di effettuare il più ampio sfruttamento pubblicitario degli stessi nelle forme dalle stesse decise.

Cioè fatene ciò che volete, guadagnateci pure. Ah e ovviamente a me manco un quattrino perché l’ho ceduto gratis. Al massimo, se arriva qualche grana giudiziaria, mandatemela pure. Nelle tre paginette di cessione, liberatoria e manleva (che vanno inviate via fax, alla faccia della potenza del web…) mai un cenno all’obbligo da parte di Mamma Rai di citare gli autori dei filmati. Anche se devo dire che il Tg1 targato Riotta è stato sempre molto corretto in tal senso.
Insomma, decidetevi, cari amici della Rai: Barack Obama fa gli auguri con un video diffuso via internet e supporta la Creative commons, voi invece trattate il web come una vacca da mungere senza manco un grazie. Poi non lamentatevi se uno decide di fregarsene e uploadare il suo filmatino su Youtube.

Aaa giornalisti cercasi in Rai e in Bbc. Che differenza, però

La Rai, Radio televisione italiana ha deciso che dobbiamo convincerci che è trasparente come una casa di vetro. E ha quindi messo on-line le procedure concorsuali dei contratti a tempo determinato (leggasi contratti da precario).  La Rai dovrebbe essere lo specchio del Paese, lo è solo nelle cose peggiori: i requisiti del bando sono laurea con 110/110; massimo trent’anni d’età (classe 1978); tessera da giornalista professionista. Somma tutti questi requisiti e avrai un allievo delle scuole di giornalismo, non un cronista di strada, un collega cresciuto sul campo, vil razza dannata. A questo punto, è decisamente più seria la “selezione” di Michele Santoro per Anno Zero che non c’entra niente col giornalismo ma almeno è reale, è lo specchio di questo Paese.
Insomma, in Rai è così, ma nel resto d’Europa? Io non voglio far ricerche, ma la Bbc (eh già, sempre lei) ha una pagina dettagliata su tutte le posizioni aperte nel Gruppo. Ma basterebbe andare sul Guardian job. Alla voce giornalisti cercasi.

Update: su Infodem lo scontro Usigrai-Ordine dei giornalisti

Update 2: su Articolo 21 petizione che chiede il cambiamento  dei criteri d’accesso al concorso.