Api fuoribonde

«È morto un poeta. Di poeti così ne nascono due o tre ogni secolo»
Alberto Moravia, funerali di Pierpaolo Pasolini

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La verità è sempre quella,
la cattiveria degli uomini
che ti abbassa
e ti costruisce un santuario di odio
dietro la porta socchiusa.
Ma l’amore della povera gente
brilla più di una qualsiasi filosofia.
Un povero ti dà tutto
e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria.


Alda Merini


Colpa di Alfredo

Il Signor Palomar si trova davanti alla gabbia di Copito de Nieve, un gorilla albino, allo zoo di Barcellona. Lo osserva e ne riconosce i tratti da uomo di razza bianca e lo sguardo carico di desolazione, pazienza, noia, uno sguardo che esprime tutta la rassegnazione ad essere come si è, unico esemplare di una forma non scelta…

da Palomar – Italo Calvino

È tutta colpa di Alfredo, se io ho iniziato ad occuparmi, più o meno seriamente, della politica napoletana. Ma ce ne scansino e liberino delle commemorazioni: se non fosse stato per il rispetto della sofferenza di chi resta, mi sarei prodotto in una di quelle perfide battute che a lui tanto piacevano. Quelle sulle carceri, le prescrizioni, le indagini e su una nuova tangentopoli del centrosinistra cittadino.

Ne sapeva qualcosa, Alfredo, da onesto e limpido testimone di una storia che in un pugno d’anni e con una decina di capriole ha tramutato il Pci nel Pd. Ad ogni passaggio perdendo qualcosa, come in ogni sintesi. Con nuovi imperatori e vecchi metodi. Ma lui, quadro di partito “fuori dai quadri” era rimasto ai margini del banchetto di potere, rifiutando di ammiccare e cedere, cercando semmai di giustificare con filosofia chi invece, lesto e furbo, razzolava le briciole in ogni dove.

Se n’è andato giovane e in fretta: ieri ho trovato la lunga rubrica di politici che mi regalò a suo tempo; merce preziosa come semi da coltivare. Per chiamare uno finivo sempre per sbagliare e telefonare alla povera Franca Chiaromonte, mai sgarbata («no, forse s’è sbagliato?»).

Nella sua casa piena di libri  mi è tornato alla mente  Copito de nieve, il gorilla albino dello zoo di Barcellona. Quando morì lui ne fu commosso, forse ammettendo che in fondo in fondo le due storie erano simili: diversi dal mucchio, con la consapevolezza, il peso, ma al tempo stesso il profondo orgoglio, di esserlo.