Sequestro e risarcimento: cosa ha deciso il giudice per Il Casalese oggi

Attendevamo con ansia un verdetto, ci è arrivato un qualcosa che non è un verdetto ma non è nemmeno una condanna. Insomma, il giudice che aveva in mano il destino de Il Casalese e doveva stabilire se accettare o no (con il criterio dell’urgenza ex articolo 700) il sequestro e la distruzione del libro-inchiesta di 9 giornalisti su Nicola Cosentino, richiesta avanzata dal fratello del parlamentare Pdl, Giovanni, ha scelto di non decidere.

Per cui il giudizio, sarà ripreso da una Sezione ordinaria del Tribunale di Napoli in quanto il giudice Anna Giorgia Carbone, accogliendo la prima delle contestazioni mosse dalla difesa della casa editrice, si è dichiarata incompetente. Era accaduto, infatti, che i legali dell’industriale Giovanni Cosentino si fossero rivolti impropriamente alla Sezione Specializzata in materia di proprietà industriale ed intellettuale. Sarà, dunque, una Sezione ordinaria a dover esaminare il secondo motivo della opposizione dell’editore alla procedura di urgenza.

Significa tre cose:
la prima è che oggi – fortunatamente – non sarà nè sequestrato nè distrutto il libro;
la seconda è che non è assolutamente scartata questa ipotesi: dovrà deciderlo un altro giudice;
la terza è che resta la richiesta di risarcimento da 1,2 milioni di euro.

L’ultima copia del Casalese. Ecco chi e perché non vuole questo libro

 

Dice Antonio Menna (che è un amico e di querele pure lui ne capisce): tranquillo, tempo due giorni e resti tu e l’avvocato. Sorrido e penso che mi è già successo. Anzi mi è successo di peggio: avevo una serie di querele e richieste di risarcimento, il giornale è fallito e me la sono dovuta spicciare da solo. Fortunatamente qui siamo in nove. E l’avvocato non ha intenzione di scappare (almeno per ora e ha già letto tutte le carte).

Però ci tengo a dire un grazie, grande, a tutti. So che esiste l’attivismo virtuale e un twit, un like non si negano a nessuno. Io però sono abituato a ringraziare per tutte le manifestazioni di sostegno. E non mi sottrarrò, oggi, a questa regola.
Non sono – non siamo – soli. Oggi ne ha scritto anche lo spagnolo El Mundo.

C’è solo da fare molto tam-tam in rete per tenere alta l’attenzione. Far notare questa vicenda de “Il Casalese” la  maxi richiesta di risarcimento da 1,2 milioni più ritiro dal mercato e distruzione di tutte le copie del libro che nell’idea di Giovanni Cosentino, fratello del potente parlamentare PdL Nicola Cosentino,  è il modo per chiudere definitivamente la storia del primo libro che narra le gesta di questo importante, controverso personaggio.
Che poi, ci pensi? Facciamo che il prossimo 5 aprile il giudice davvero decide di far sparire “Il Casalese” dalle librerie. Che fanno? Lo portano al macero? A me a questo punto piacerebbe dargli fuoco. Vedere la fiamma purificatrice e tutt’intorno i supporter, i fedelissimi, di Nick ‘o mericano che applaudono. Scene da Fahrenheit 451.

***

Sono stato in casa editrice qualche giorno fa. Ho degli amici che  lavorano in Mondadori, dice che lì c’è un delizioso parco con animali assortiti.   Cento Autori è a Villaricca, popoloso comune al confine fra il Napoletano e l’entroterra Casertano. L’editore non fa (solo) l’editore: ha una farmacia. Sapendo come curare i mali del corpo voleva giustamente imparare a curare  quelli dello spirito: ha provato a farlo coi libri. Non è un editore ricco né potente, eppure si è imbarcato in quest’avventura con entusiasmo, sapeva che sarebbero potuti esserci problemi. Che, puntualmente, si sono verificati.

C’è una linea di confine tra la legittima richiesta di rettifica o anche di risarcimento e l’aggressione legale. Un milione e 200mila euro più la distruzione del libro è una richiesta che fa pendere forte la bilancia sulla seconda opzione. Qualcuno ha sconfinato e non siamo stati noi autori di questo libro, realizzato coi crismi dell’inchiesta giornalistica, consultando atti, articoli scritti nel corso di questi anni, fonti politiche, giudiziarie, economiche.

Oggi c’è stata la conferenza stampa all’Ordine dei Giornalisti della Campania.
Mi piaceva battagliare, mi è sempre piaciuto. Ma c’è stato, oggi, un preciso momento di sconforto.  Ad un certo punto ho pensato che non avrei mai potuto scrivere nulla senza confrontarmi con l’idea che un avvocato potrà poi chiedermi, anche senza alcun reale motivo, milioni d’euro, trascinandomi in una diatriba legale non voluta, non cercata, né nelle intenzioni né nella scrittura. Come quando ti costringono a litigare. Beh, ti tocca vincere se non vuoi prenderle forte: se uno ti costringe a litigare è pieno d’odio.

È successo che abbiamo parlato e che alla fine di tutto un signore con gli occhiali scuri si è alzato : sono l’avvocato di Cosentino. E ha parlato, agitandosi molto, forse era nervoso anche lui, non dev’essere facile venire a cercare la questione in casa altrui. E noi eravamo nella nostra casa all’Ordine dei giornalisti.
Noi continuiamo questo lungo viaggio che chiamavamo libertà di stampa (e scusate il libero adattamento).  Ci sono tutta una serie di questioni aperte: petizione on-line; conferenza stampa giovedì alla Fnsi; presentazioni, tante.  Poi tentare di far acquistare il libro a quante più persone è possibile.

Già (e chiudo) : ma voi ospitereste un libro del genere?
Quello che segue è l’incipit di una lettera che i destinatari hanno inteso render pubblica: si ospitava una presentazione de Il Casalese e gli avvocati hanno così scritto:

Le scriviamo in nome e per conto di Giovanni Cosentino, per renderevi noto che nei confronti del libro Il Casalese, che apprendiamo verra’ presentato presso la sede della Vostra Galleria, e’ stata gia’ depositata presso il Tribunale di Napoli, sezione proprieta’ industriale ed intellettuale, una richiesta ex articolo 700 c.p.c.di sequestro del manoscritto, date le numerose false informazioni gravemente diffamatorie in esso contenute e riguardanti la onorabilita’ e professionalita’ del nostro assistito […]

Il problema è che a tutt’oggi nessun giudice ha mai ritenuto Il Casalese un libro contenente false informazioni, diffamatorie, eccetera.
Ecco, io ho paura che qualcuno, per dire, si spaventi e decida di non presentare più il Casalese. O di non esporlo più in libreria. Per questo c’è bisogno dell’aiuto di tutti, oggi più che mai.

 

 

 

Chi e perché vuole 1,2 milioni di risarcimento per il libro “Il Casalese”

«Mi ci romperò la testa – disse a voce alta»
Il giorno della civetta – Leonardo Sciascia

 

Stamattina un tir ha deciso, bontà sua, di venirci addosso in autostrada. Qualche ora più tardi, invece, è stata resa nota  la notizia della maxi-richiesta di risarcimento danni (1,2 milioni di euro) contro editore e stampatore del libro “Il Casalese” che mi vede fra gli autori. Alla richiesta di risarcimento se ne aggiunge un’altra: ritiro dal commercio e distruzione di tutte le copie del volume non ancora vendute.

Le due cose si somigliano paurosamente. Due spaventi, due sproporzioni. Ma sono ottimista. Prima di tutto perché sono vivo (e vista la botta in autostrada non era scontato).

I legali di Giovanni Cosentino, fratello del protagonista di questo libro, ovvero il deputato della Repubblica Nicola, potente ex sottosegretario all’Economia ed ex coordinatore del Popolo delle Libertà in Campania, hanno preso di mira  il frutto di un lavoro giornalistico mai tentato finora in Campania (e ora abbiamo capito anche perché): l’analisi a tutto tondo della figura di uno fra i più potenti politici del Sud Italia negli ultimi quindici anni. Un personaggio dal peso rilevante,  sul cui capo pendono accuse per camorra e il cui arresto è stato fermato solo dal voto della Camera dei Deputati.

Sostanzialmente Cosentino (il fratello) ritiene che il libro abbia un «intento denigratorio» tale da far affermare coscientemente il falso ai giornalisti che l’hanno scritto. Nella richiesta di distruzione e risarcimento si citano una serie di vicende raccontate ne “Il Casalese”: vicende rispetto alle quali gli autori dei capitoli in questione sono pronti a confrontarsi e lo faranno, pubblicamente.

Due spaventi, dicevo. Ma non ho spiegato perché sono ottimista sulla seconda vicenda: perché l’angoscia che lorsignori possono arrecarci con fiumi d’atti giudiziari e risarcimenti milionari  è in parte compensata dalle tante domande durante le presentazioni, dalle mail dei ragazzi, dall’interesse verso quella che –  dotti medici e sapienti se ne facciano una ragione – è semplicemente un’inchiesta giornalistica.  Spero che quest’interesse cresca.

Già: nessuno di noi ha la presunzione di poter parare tutti i colpi che arrivano (e arriveranno). Per questo motivo mi (ci) scuserete se oggi anziché raccontare la notizia, la notizia siamo noi, i giornalisti autori del Casalese. E ci scuserete se chiediamo attenzione sulla nostra vicenda. Consapevoli del giusto diritto di chiunque a veder rettificati errori lesivi della propria dignità e reputazione, al tempo stesso altrettanto coscienti dell’onesto e diligente lavoro di documentazione e scrittura intorno a questo libro, non certo operazione commerciale né politica, visto che a editarlo è una piccola casa editrice di Villaricca, popoloso comune alla periferia Nord di Napoli, a cavallo fra il capoluogo  e il Casertano.

Ci scuseranno anche gli amanti dell’anticamorra-spettacolo: non siamo abituati, abbiamo fatto solo i giornalisti. Ma in Italia da giornalista a imputato il passo è breve, troppo breve.

 

I manifesti impossibili del Pd Campania

Gentili amici,
ci troviamo davanti al non plus ultra della tragedia comunicativa targata Partito Democratico della Campania.
Analizziamo il manifestone-comunicato, il cui testo è stato sicuramente redatto dalle teste d’uovo Democrat campane, quei grandi comunicatori strappati ad Obama.

Oddio, consentitemi una prima disamina grafica. Volendo sintetizzare molto: fa cagare.
Cerco di argomentare il mio punto di vista.

Il carattere. : è un manifesto, no? E porca puttèna, direbbe Lino Banfi, se è un manifesto devono vederlo da lontano. Beh, io sta tragedia stampata l’ho vista, attacchinata abusivamente, manco a dirlo, in centro, a Napoli. Corpo 18? Corpo 22? Insomma, lontano due metri già non vedi più nulla.

Il colore : capisco che il rosso fa troppo comunista, il verde fa troppo Lega, l’ulivo fa troppo Prodi. Ma l’arancione che c’entra qui? Non è la testata del Riformista, nè una pubblicità della Fanta.
È un colore debole, un vorrei ma non posso, quindi lo dico con questo giocoso colore.

Per la serie: ‘A Cosentì, nun te ncazzà

Veniamo al testo:
vabbè, Economia secondo me va maiuscolo, poi non mi piacciono le virgolette inclinate e quelle “dritte” (problema di formattazione, la smettete de’ scrive con Word senza controllare? ‘Ttacci vostri).

Il capolavoro è: «…avrebbe esercitato azioni tese a condizionare giudici e ordiva trame scandalistiche per screditare i suoi stessi antagonisti politici nel Pdl, gettando ombre anche sull’attuale presidente della Regione Campania».
A parte il condizionale solo all’inizio….
A parte che ai giudici, specie d’estate gli piace tanto essere condizionati (in tribunale fa un caldo della madonna), ma mi spiegate che cazzo volevate dire?

Gettare ombre? Ma io vi getterei un vaso pieno d’acqua coi fiori pure, cazzo, ma è un manifesto, non un tortuoso articolo di una rivista settimanale politica di quart’ordine! È un manifesto del “principale partito d’opposizione italiano”. Volete scriverlo in maniera che tutti possano capire? E volete metterci una stracazzo di punteggiatura?

«inoltre Cosentino ha la delega al CIPE, un organo di primaria importanza…»
Ma è più o meno importante della cistifellea, del fegato o della guallera che ci avete gonfiato a dismisura, costringendoci a leggere tale scempio?

dulcis in fundo

«…in cui Caldoro dovrà spiegare quali decisioni prendere e se le scelte sono ancora nelle sue mani o in altre stanze».
Scelte nelle stanze? Ma è poesia pura. Dopo il cielo in una stanza, le scelte nella stanza sono degne di Gino Paoli. Oppure …ho capito: rispondete all’appello di Nanni Moretti (“dici una cosa di sinistra” e dunque alla “Stanza del figlio” si risponde con la “Stanza di Caldoro”?

Dai, ammettetelo che avete preso un testo a cazzo di cane e buttato lì. Lo spero.

PS: “Pd Campania” è la VOSTRA firma: o avete il coraggio di scriverla a corpo 52 o, per piacere, non fatelo nemmeno, il manifesto.

La Campania, la destra in treno e la sinistra in auto blu

Qualche giorno fa, nel mio treno Av per Roma, entra pure il nuovo presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. Non mi stupisce: è parlamentare e per lui conviene l’Alta velocità che ai deputati e ai senatori è data praticamente in dotazione-regalo insieme al super stipendio e agli altri benefit. Si stupiscono però i miei compagni di viaggio, per lo più napoletani diretti nella Capitale o a Milano per lavoro o per motivi familiari. «Ma è lui o gli somiglia?». «Comm’è giovane!». «Allora auguri, preside’!».

Caldoro ha la borsa di cuoio in una mano, con l’altra fa ciao ciao con la manina e scompare in prima classe. La gente compiaciuta, commenta l’illustre presenza a bordo. Mi viene in mente e mi appunto la battuta da twittareoggi in Tav ho incontrato Caldoro. Sul suo biglietto c’era scritto “Posto prenotato. Da Cosentino“»).  Si parte. E penso.

Mi chiedo cosa c’era, in quella scena che a me sembrava banale, da piacere tanto ai miei concittadini. Lo capisco subito dopo, chiedendomi da  quanti anni non vedevo Antonio Bassolino in giro da solo per la città, su un treno – non voglio dire l’autobus o il metrò, qui i politici non hanno l’abitudine di prenderlo -. La risposta  è che non ricordo manco più  l’ultima volta di Bassolino tra la gente, quella normale, capace di riconoscerti, non aggredirti ma sicuramente rimbrottarti per le cose che non hai fatto, le posizioni che non hai preso, i problemi che non hai risolto. Bassolino non è certo il solo: come lui, tutta l’allegra compagnia di centrosinistra – io negli ultimi giorni di campagna elettorale ho preso a chiamarla brechtianamente l’Invincibile Armada – da tempo ormai evitava il confronto più importante per un politico locale:  quello con la quotidianità.

Non mi illudo: imparerà anche Caldoro ad andare nell’auto di servizio in dotazione al Presidente della Regione Campania. Anch’egli sparirà dietro la scrivania, così come imparerà a dotarsi di un factotum di qualità capace di fargli da segretario 24 ore su 24; del resto i suoi “angeli custodi” del Pdl regionale in quanto a sfoggio di status symbol non sono secondi a nessuno.

La questione politicamente più interessante è se la sinistra, dopo aver tenuto lo scettro in Campania riesca a tornare, per dirla con Battiato, «a quote più normali». Indubbiamente nella storia indietro non si torna, ma quei corsi e ricorsi di cui si parla fin troppo spesso dove porteranno chi ha tenuto il comando finora ed è già in evidente astinenza da potere decisionale?