Camorra, andare alla fonte

Questo accadeva nel 2005, prima che venisse ripreso da qualche altra parte (pag. 213).

Negli ultimi anni i cronisti napoletani sono stati zitti, quasi intimiditi. Dire «io l’avevo già scritto» oggi equivale ad essere invidioso o geloso dello straordinario successo altrui.
Andiamo oltre: c’è un bel posto in pieno centro, a Napoli: si chiama Emeroteca Tucci. Lì sono raccolti i giornali di anni e anni. Basta andarci e  consultare i faldoni.
Ci dovrebbe andare soprattutto a chi – fortunatamente ce ne sono tanti  – si interessa di camorra, ne scrive sui blog, sui giornali più o meno noti e diffusi; ne parla in giro, scrive libri. La ricerca storica e bibliografica serve a sfatare miti. Uno su tutti: di camorra si parla da sempre. Nessuno può arrogarsi il diritto di fare il capostipite della sofferenza, il portabandiera dell’anticamorra nel giornalismo. Viceversa tutti abbiamo il dovere di fare la nostra parte, con umiltà e sobrietà. Anche quando si è più esposti e sarebbe più facile parlare. Io la vedo così: un servizio al lettore, non sciabolate contro l’aria.

«E po se faccio ‘e corna, nun è pe cattiveria, è che ce l’aggio a morte cu chi sfrutta ‘a miseria». Pino Daniele – Sciò live

Chiude Napolipiù

Il primo articolo porta la data ottobre 1998, era sui disservizi dei bus napoletani e mi tolsero uno “stronzo” di troppo dal pezzo. Poi ho imparato a descrivere stronzi nei pezzi ma senza scriverlo apertamente, quando ho deciso di voler davvero fare questo mestiere. Se fossi rimasto lì, quest’anno avrei festeggiato dieci anni di fila nella stessa redazione, sempre nel tentativo di imparare a fare il giornalista….

E invece il quotidiano “Napolipiù” – già “la Verità” – chiude e con esso cala il sipario su un capitolo interessante, quanto complesso, della carta stampata napoletana. E della mia vita, ma questa è un’altra storia.

Quando si chiamava “la Verità” ed era il giornale dei “napoletani veraci”, ha formato, o in alcuni casi contribuito a far crescere e campare, tanti bravi professionisti. Qualcuno ora è in Rai, in Mediaset, qualcuno al “Mattino” di Napoli, qualcun altro ancora è andato a Roma e lì ha avuto fortuna. Forse, anzi, sicuramente, anche grazie a quella scuola così dura, cinica e spietata. Da cronisti di strada.

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