Quelli che, 2013 edition

Questo blog esiste dal 2006 ed è sorto sulle ceneri di un blog ospitato su Splinder, dal 2001. Se ne deduce, facendo i conti di questa fine 2012 che nel 2013 saranno 12 anni che tengo un blog. Certo, scrivo di meno: colpa della pigrizia e dell’attaccamento a twitter e facebook che rende difficile concepire pensieri superiori alle due righe anche per chi con le parole ci lavora.

Però c’è un rito cui non vorrei rinunciare, nato tempo fa, in onore alla più bella Smemoranda mai concepita:

Quelli che… cazzo c’è la crisi. Pure quest’anno?
Quelli che… la carta è morta ma col web non si guadagna.
Quelli che… dal precariato si esce
quelli che… all’uscita c’è il precariato.
Quelli che… la Cigs
Quelli che… parààà parapààà parapapappappà

Quelli che… Non dovevi lavorare per la politica
Quelli che… Dovevi fare la politica, tu!
Quelli che… dovevi fare il comico.

Quelli che… Yes I know my way… ma nun è addò m’e purtato tu.
Quelli che… Dovresti farci un pezzo
Quelli che… Ci hai fatto un pezzo?
Quelli che… Ma poi, quel pezzo?
Quelli che… Continuano a crederci, sempre.

Un sentito ringraziamento a tutti gli amici che mi hanno sopportato. L’età avanza e non è facile tenermi buono, mi rendo conto. Grazie anche ai meno amici (per non dire nemici): anche se l’età passa per loro è impossibile tenermi buono.

Sequestro e risarcimento: cosa ha deciso il giudice per Il Casalese oggi

Attendevamo con ansia un verdetto, ci è arrivato un qualcosa che non è un verdetto ma non è nemmeno una condanna. Insomma, il giudice che aveva in mano il destino de Il Casalese e doveva stabilire se accettare o no (con il criterio dell’urgenza ex articolo 700) il sequestro e la distruzione del libro-inchiesta di 9 giornalisti su Nicola Cosentino, richiesta avanzata dal fratello del parlamentare Pdl, Giovanni, ha scelto di non decidere.

Per cui il giudizio, sarà ripreso da una Sezione ordinaria del Tribunale di Napoli in quanto il giudice Anna Giorgia Carbone, accogliendo la prima delle contestazioni mosse dalla difesa della casa editrice, si è dichiarata incompetente. Era accaduto, infatti, che i legali dell’industriale Giovanni Cosentino si fossero rivolti impropriamente alla Sezione Specializzata in materia di proprietà industriale ed intellettuale. Sarà, dunque, una Sezione ordinaria a dover esaminare il secondo motivo della opposizione dell’editore alla procedura di urgenza.

Significa tre cose:
la prima è che oggi – fortunatamente – non sarà nè sequestrato nè distrutto il libro;
la seconda è che non è assolutamente scartata questa ipotesi: dovrà deciderlo un altro giudice;
la terza è che resta la richiesta di risarcimento da 1,2 milioni di euro.

Chi e perché vuole 1,2 milioni di risarcimento per il libro “Il Casalese”

«Mi ci romperò la testa – disse a voce alta»
Il giorno della civetta – Leonardo Sciascia

 

Stamattina un tir ha deciso, bontà sua, di venirci addosso in autostrada. Qualche ora più tardi, invece, è stata resa nota  la notizia della maxi-richiesta di risarcimento danni (1,2 milioni di euro) contro editore e stampatore del libro “Il Casalese” che mi vede fra gli autori. Alla richiesta di risarcimento se ne aggiunge un’altra: ritiro dal commercio e distruzione di tutte le copie del volume non ancora vendute.

Le due cose si somigliano paurosamente. Due spaventi, due sproporzioni. Ma sono ottimista. Prima di tutto perché sono vivo (e vista la botta in autostrada non era scontato).

I legali di Giovanni Cosentino, fratello del protagonista di questo libro, ovvero il deputato della Repubblica Nicola, potente ex sottosegretario all’Economia ed ex coordinatore del Popolo delle Libertà in Campania, hanno preso di mira  il frutto di un lavoro giornalistico mai tentato finora in Campania (e ora abbiamo capito anche perché): l’analisi a tutto tondo della figura di uno fra i più potenti politici del Sud Italia negli ultimi quindici anni. Un personaggio dal peso rilevante,  sul cui capo pendono accuse per camorra e il cui arresto è stato fermato solo dal voto della Camera dei Deputati.

Sostanzialmente Cosentino (il fratello) ritiene che il libro abbia un «intento denigratorio» tale da far affermare coscientemente il falso ai giornalisti che l’hanno scritto. Nella richiesta di distruzione e risarcimento si citano una serie di vicende raccontate ne “Il Casalese”: vicende rispetto alle quali gli autori dei capitoli in questione sono pronti a confrontarsi e lo faranno, pubblicamente.

Due spaventi, dicevo. Ma non ho spiegato perché sono ottimista sulla seconda vicenda: perché l’angoscia che lorsignori possono arrecarci con fiumi d’atti giudiziari e risarcimenti milionari  è in parte compensata dalle tante domande durante le presentazioni, dalle mail dei ragazzi, dall’interesse verso quella che –  dotti medici e sapienti se ne facciano una ragione – è semplicemente un’inchiesta giornalistica.  Spero che quest’interesse cresca.

Già: nessuno di noi ha la presunzione di poter parare tutti i colpi che arrivano (e arriveranno). Per questo motivo mi (ci) scuserete se oggi anziché raccontare la notizia, la notizia siamo noi, i giornalisti autori del Casalese. E ci scuserete se chiediamo attenzione sulla nostra vicenda. Consapevoli del giusto diritto di chiunque a veder rettificati errori lesivi della propria dignità e reputazione, al tempo stesso altrettanto coscienti dell’onesto e diligente lavoro di documentazione e scrittura intorno a questo libro, non certo operazione commerciale né politica, visto che a editarlo è una piccola casa editrice di Villaricca, popoloso comune alla periferia Nord di Napoli, a cavallo fra il capoluogo  e il Casertano.

Ci scuseranno anche gli amanti dell’anticamorra-spettacolo: non siamo abituati, abbiamo fatto solo i giornalisti. Ma in Italia da giornalista a imputato il passo è breve, troppo breve.

 

Per la Coppa America a Napoli 3 milioni in comunicazione. Ma serve un solo giornalista

 

Le preregate della Coppa America di vela che si terranno a Napoli dovrebbero essere – così ci hanno detto – una grande occasione di sport ma anche mediatica ed economica. Dovrebbero rilanciare l’immagine di Napoli e al tempo stesso dare lavoro a molte persone, seppur per limitato tempo. Si parla di un indotto di mille e più persone impegnate per la realizzazione del grande evento.

In questo grande affare, ovviamente serve chi tenga le redini dal punto di vista mediatico. La società organizzatrice di America’s Cup, l’Acea, ha i suoi fortissimi canali, poi ci  sono gli sponsor altrettanto forti, ci sono i team sportivi eccetera. A Napoli ci sarà ovviamente anche un centro media locale. C’è un bando di gara ristretto (ad inviti) per stabilire chi dovrà gestire l’evento partenopeo (dal galà d’apertura alla festa di chiusura agli eventi di intrattenimento fra una giornata e l’altra di regate) e pianificare le uscite pubblicitarie (tv, radio, cartacei, web, affissioni). Parliamo di un affare di 3,2 milioni d’euro.

La cosa che mi colpisce è ovviamente la parte che riguarda i giornalisti. Insomma, l’ufficio stampa della Coppa America targata Napoli. Recita il bando:

L’ufficio stampa dovrà operare con gli uffici stampa dei soggetti che costituiscono l’Acn srl (la società organizzatrice costituita da Comune, Provincia, Regione, Unione industriali ndr.)  e degli organizzatori degli eventi […] La redazione dovrà essere costituita da un esperto del settore, in qualità di responsabile e da un giornalista junior con conoscenze nei settori dello sport, del territorio, dell’utilizzo delle nuove tecnologie  di comunicazione e del marketing.

Stupisce una cosa: com’è possibile che per un evento del genere sia previsto un solo giornalista, uno solo (mi sfugge francamente il significato di giornalista “junior”). Uno che deve sapere di sport e territorio, nonché conoscere comunicazione e marketing. Non so a me inquieta che ogni qual volta si scrivono dei bandi per la comunicazione il ruolo del giornalista venga descritto con superficialità così evidente.

 

Buon compleanno, Coordinamento

(non era mai accaduto: stare così tanto tempo senza scrivere qui. Ma scrivere qui non è come farlo su Twitter, su Facebook.  Da qui è iniziato tutto).

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Buon anno nuovo.

Che ci siano i Maya o sia un bisesto funesto non ci preoccupa più di tanto. Dovrebbe andar peggio? Dirlo è un vantaggio per chi vuole che non accada nulla. Già, perché ci solleva dall'idea che occorra energia – tanta – per poter cambiare qualcosa. Aspettando il versamento della sesta coppa e l'Armageddon qualcosa dobbiamo pur fare.

È stato un anno strano, il 2011 (e quando mai). I miei primi 365 giorni da ultratrentenne precario, ma di questo ne scrivo poi meglio. Ho girato, ascoltato molto. Impari ad ascoltare con l'età.

L'urlo strozzato in gola di chi vorrebbe e ne ha possibilità, ma non può. Non ce la fa. Tutti inchiodati qui come laboriosi criceti. Dice Raffaella: «Ammetteremo di essere messi male solo quando ci toglieranno la connessione adsl e non potremo più lamentarci via Facebook?».

«Nulla è sicuro, ma scrivi». diceva Fortini. Scrivere è fatica sempre meno considerata, sempre più malpagata. Molti giornalisti dicono una cosa che condivido: ormai a portare notizie si diventa quasi fastidiosi.

Meglio i giornali, tv, radio e web piene di nulla.  Del resto: media tranquilli, popoli muti.

Per raccontare i giorni nostri, quel nostro tempo che è adesso, dobbiamo riappropriarci anche dello spazio fisico. Quando avevo 16 anni erano i centri sociali, c'era "fame" di luoghi. Ora il luogo è Rete. Però ogni tanto quella rete va stesa, per capirne la lunghezza, capire dove si dirige e quant'è grande.

Noi, due anni fa, fondavamo il Coordinamento dei Giornalisti precari della Campania. Non esisteva nulla del genere. Abbiamo fatto tanta strada. Long and winding road. Vite, stili e idee diverse a sintetizzare un unico obiettivo: accendere riflettori su questo mestiere. Ci siamo riusciti, in parte. La Carta di Firenze, il bene confiscato alla camorra.
Ma tanto c'è da fare, ancora.

Buon compleanno, Coordinamento.

 

 



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