Qualche giorno fa ho scritto di Umberto Eco e della sua Bustina di Minerva sul futuro del libro e sugli ebook. Eco diceva sostanzialmente: lasciamo l’ebook ai tomi di serie B e usiamo il cartaceo per i bei libri di valore. E vabbè. Poi però spunta la notizia che un importante banchiere rifinanzierà il progetto di Encyclomedia, la storia multimediale della civiltà europea ideata e curata proprio dall’autore de “Il nome della rosa”. Una roba in cd-rom e a proposito di supporti “nobili”: il ciddì dove lo mettiamo, caro professore?
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Google Wave, l’onda non c’è più
Scrive Google che Wave effettivamente non è andato granché bene e che a Mountain View non hanno l’intenzione di tenerlo più tra le scatole. Starà lì fino alla fine dell’anno, poi si vede. Gli inviti per Google Wave si vendevano, manco una manciata di mesi fa, all’asta su eBay, ‘ttacci loro.
No logo, no Google
Google cambia nettamente il proprio approccio ai brand nelle pubblicità associate ai risultati di ricerca.
Attivo partire dal 14 settembre, questo aggiornamento delle policy permetterà alle aziende che fanno pubblicità su Google in Europa di utilizzare i marchi come parole chiave. In questo modo quando un utente digiterà il nome di un’azienda che produce televisori, potrebbe trovare informazioni pubblicitarie da parte di rivenditori, siti d’opinione e venditori di seconda mano, oltre agli annunci di altri produttori. In base alle direttive precedenti adottate da Google in Europa, i titolari di marchi potevano presentare un reclamo per impedire l’associazione del loro marchio con annunci pubblicitari di terze parti. […] Questo cambiamento consentirà alle policy di Google relative all’utilizzo dei marchi in Europa di rispecchiare quelle già adottate dall’azienda in altre parti del mondo. […] I marchi fanno parte della nostra cultura e della nostra vita di tutti i giorni, dato che ci aiutano ad identificare i prodotti e i servizi di cui potremmo avere bisogno e Google li rispetta. Infatti a seguito di questo aggiornamento di policy, qualora un titolare di un marchio ritenesse che la pubblicità di terze parti, associata al suo marchio, ha l’effetto di confondere gli utenti sulla provenienza dei beni e servizi pubblicizzati, potrà segnalarcelo. Se Google accerta che quello specifico annuncio genera in effetti confusione negli utenti sull’origine dei beni e dei servizi pubblicizzati, l’inserzione verrà rimossa.
Noi crediamo che gli utenti navighino consapevolmente e sappiano distinguere gli annunci, da dove provengono e cosa rappresentano.
Uno spot Internazionale
Bello, lo spot di Internazionale (che ha anche un nuovo sito).
Spiegarsi bene
Philip Zimbardo spiega il ultimo libro, The time paradox, con una videoanimazione eccezionale. Grazie a Luca Conti