Facebook + Media = istruzioni per l’uso ai giornalisti

La notte scorsa , Facebook ha messo online una pagina dedicata ai giornalisti , sviluppatori e altri “media partner”, “Facebook + Media”. Dedicata a supportare giornali, Tv, video , sport, musica e partner all’utilizzo di Facebook in particolare, aiutandoli a  conoscere meglio tecniche e strumenti.

Niemanlab fa un bel pezzo spiegando le potenzialità di questo nuovo strumento.

Tg1 sei tu. Però ti ci vuole un pool di avvocati

La mia passione per il Gianni Riotta giornalista e scrittore è ampiamente dimostrata in questo blog. Però l’iniziativa “Tg1 sei tu“, ovvero l’invio dei filmati amatoriali al sito web della redazione del Telegiornale dell’ammiraglia Rai, non può non sconcertare.  Lasciando stare quel che pensa Michele Serra («…il pane lo fanno i panettieri, i violini i liutai e  il telegiornale i giornalisti…» ma che mondo triste di scompartimenti stagni…), l’iniziativa Rai è particolarmente ostica.

Esempio: ho un filmatino interessante, voglio cederlo al tiggì. Apriti cielo. Devo compilare questa allucinante liberatoria. Leggiamo qualche passo saliente.
Io sottoscritto bla bla bla… poi la cessione del filmato.
1. a RAINET S.p.A. non in esclusiva , anche ai sensi e per gli effetti del Decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196 (c.d. Codice della privacy), il diritto, ma non l’obbligo, di sfruttare e consentire di sfruttare, attraverso ogni tipo, modo, mezzo e sistema di utilizzazione attualmente conosciuti (a mero titolo esemplificativo, TV – terrestre, satellitare, cavo -, radio, internet – downloading, streaming -, sistemi analogici e/o digitali – DVB-T, DVB-H, DVB-X, ecc. -, on line e off line, telefonia fissa e mobile – UMTS, GPRS, HSDPA, etc.) o che verranno inventati in futuro, in qualsiasi forma (codificata o non, free o pay), il/i Filmato/i in tutto o in parte, anche rieditandolo/i a discrezione di RAINET S.p.A.

Cioè io vado a cedere un filmatino al Tg1 e mi trovo a cederlo anche su piattaforme Umts o eventuali marchingegni “che verranno inventati in futuro?”. Azz e menomale che non era in esclusiva. E fin qui, uno può anche accettare. È la tecnologia, bellezza.

poi la famigerata clausola di manleva: Il/La sottoscritto/a terrà indenne RAINET S.p.A., e le società del Gruppo RAI da qualsiasi pretesa le venga mossa in merito a tutto quanto precede ed agli usi che RAINET S.p.A. e suoi aventi causa faranno del/i Filmato/i in ottemperanza a quanto sopra, manlevando RAINET S.p.A. e le società del Gruppo RAI da qualsiasi azione o pretesa che possa essere mossa o avanzata da terzi, anche per l’esercizio dell’azione in giudizio ove ciò costituisca un fatto reato.

Non sono un avvocato e capisco poco di legge, ma vale a dire: una volta che l’hai ceduto, pure se è un filmatino scomodo e pericoloso noi lo mandiamo in onda tanto sono fatti tuoi? Mica rassicurante, come cosa. E ancora:

Accetto e acconsento, che il/ Filmato/i e/o i programmi nei quali sarà/saranno inseriti e/o tutto ciò che potrebbe essere realizzato con tutto o parte dello/degli stesso/i, potrà essere veicolo di pubblicità e sarà interrotto da spot pubblicitari e riconosco il diritto di RAINET S.p.A., e delle società del Gruppo RAI di effettuare il più ampio sfruttamento pubblicitario degli stessi nelle forme dalle stesse decise.

Cioè fatene ciò che volete, guadagnateci pure. Ah e ovviamente a me manco un quattrino perché l’ho ceduto gratis. Al massimo, se arriva qualche grana giudiziaria, mandatemela pure. Nelle tre paginette di cessione, liberatoria e manleva (che vanno inviate via fax, alla faccia della potenza del web…) mai un cenno all’obbligo da parte di Mamma Rai di citare gli autori dei filmati. Anche se devo dire che il Tg1 targato Riotta è stato sempre molto corretto in tal senso.
Insomma, decidetevi, cari amici della Rai: Barack Obama fa gli auguri con un video diffuso via internet e supporta la Creative commons, voi invece trattate il web come una vacca da mungere senza manco un grazie. Poi non lamentatevi se uno decide di fregarsene e uploadare il suo filmatino su Youtube.

Domande di un lettore operaio

Gli sventurati che abitualmente frequentano questo blog (e ne ho scoperti di insospettabili) sanno  della mia passione per Gianni Riotta. Non sono sarò io, dunque, quello che punta l’indice contro il direttore del Tg1.

Però guardando il servizio sulla lettera di tal Giuseppe Setola, professione killer dei Casalesi, leggendo anche le critiche che arrivano da destra, mi viene da pensare a qualche settimana fa. A quando cioè il quotidiano “La Sicilia” pubblicava la lettera di un detenuto al 41bis, il figlio del boss Nitto Santapaola. E alle polemiche generate dalla vicenda.

E se fosse stato uno di quei giornali di cronaca locale campana, la “stampa di rispetto” a scrivere di Setola? Cosa sarebbe mai successo?

E Polis, una giornata uggiosa.

Vabbè, se v’interessa la cronaca: la prossima settimana incontro editore, cdr, fnsi con il ministero del Lavoro e scatta lo stato di crisi dell’azienda. Per i dipendenti E Polis si profila dunque la Cigs, cassa integrazione straordinaria. Non c’è molto da ricamare: dice tutto il Contratto nazionale di lavoro giornalistico, allegato D. Intanto, la petizione online continua. Nei prossimi giorni a Napoli andremo anche in strada, con dei banchetti.Come sempre, mi colpiscono i particolari di tutta questa storia. Anzitutto, che sono diventato una di persona cui dare una specie di condoglianze. E che cazzo, proprio a me che sono superstizioso a strafottere, peggio di Bassolino. Va bene la solidarietà, ma certe volte si esagera. Diceva un amico: in questi casi certa gente ti fa passare per un appestato. Impossibile, e poi sono profumatissimo* Sto meditando di scendere in strada col naso da clown, per vedere l’effetto che fa.

T’accorgi di non sapere prendere una decisione, se non scrivendo, scriveva anni fa Gianni Riotta (il solito pezzo di Effe che mi piace tanto). Per me vale sempre. Così come vale il fatto che acquisisco consapevolezza di certi fatti solo quando li leggo. Stamattina mi è arrivata via mail la lista con numeri di cellulare e indirizzi di posta ‘privata’ di tutti i redattori E Polis. Ho riletto uno ad uno nomi e cognomi. Alcuni non li conosco nemmeno, con altri ci ho lavorato spalla a spalla in questi 8 mesi e quindi ogni commento è superfluo, con altri ancora instaurato favolose collaborazioni a distanza (anche questa è [era?] E Polis: giornalisti di varie sedi che si interfacciavano nella verifica delle notizie, nel lavoro, come ben sa l’amico Andrea del Brescia). Scorrendo quella lista è scattata la rabbia.
Ma quante cose dovevamo fare ancora insieme? E le faremo? Quando sono andato a Cagliari, col prode Max si parlava di Roberto Saviano e del fatto che Gomorra non mi piace; ho ascoltato i discorsi dei ragazzi dell’ufficio tecnico sulle partite a calcetto, sulle femmine e sui giochi di ruolo; c’era una caricatura di Daniela appesa ad una parete e nella stanza del direttore un articolo di centro pagina del Foglio ad accogliere il visitatore; le ragazze del Desk dei Continenti parlavano di andare a mare (a quasi novembre); poi i romagnoli con quel cacchio di accento bellissimo e i sardi che quando parlavano in dialetto non capivo un cazzo. Tutto il contorno a pagine, interviste, infografica. Un bellissimo lavoro, io penso.
Che ne sarà di tutto questo? Di questa umanità che s’è raccolta per tre anni, due anni, otto mesi… Pensare a tutto questo come alla porta di viale Trieste che si chiude, al lounge bar di fronte deserto dei giornalisti, è una tristezza immensa che mi porto dietro questa sera e chissà per quante altre ancora. Una specie di sfregio che si legge in faccia. Verrà pure il momento di cacciare le palle, lo so. Ma ogni tanto bisognerà pure piangersi addosso, non foss’altro per tracciare la differenza con lo scatto di reni che sicuramente dovrà esserci di qui a breve.

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Ho letto l’Espresso di questa settimana, come consigliava qualche amico e collega. Mi sono arrabbiato un casino.
Non per l’articolo su Nicola Grauso, ma per il servizio sulle case a Napoli e sul fatto che nessuno paga i fitti degli alloggi popolari, con tanto di bacchettata dalla Corte dei Conti. Una notizia vecchia di mesi (qui il rapporto della magistratura contabile). Senza offesa, glorioso Espresso, ma il buco l’hai preso da me, su Il Napoli, qualche mese fa. Certo,se potessi parlare diresti: almeno io sono il Gruppo Espresso non sto con le pezze al culo. E pure hai ragione…

* Perché profumatissimo? Perché ho scoperto una bottega di sapone artigianale dietro piazza San Domenico Maggiore a Napoli, zona Cappella di Sansevero. Ve la consiglio, andate alla svelta: la mia amorevole consorte ha già fatto incetta.