Se l’editore non sa comunicare: la campagna Fieg sulla lettura

«Chi legge, si vede» dice la campagna della Fieg, cioè la Federazione degli Editori. E la pubblicità dovrebbe far capire che leggere (quotidiani e periodici) è un vantaggio. Lo è mica per la cultura, perché così si è migliori e si capisce più di ciò che hai intorno. Lo è perché si ha la battuta pronta con le amichette o in ufficio. Lo dicono i due soggetti che Fieg utilizzerà per le sue campagne. «Il miglior modo per non rimanere senza parole». E gli argomenti sono cuciti letteralmente addosso ai protagonisti della campagna, una sorta di tag cloud umana. Andando ad ingrandirli, si vede che c’è di tutto. La donna ha: danza, jeans, moda, tatuaggi, coiffeur, mare, uomini, polizia (?), pianobar. L’uomo: pesca d’altura,  calcetto, mostre, Borsa, touchsceen, pizza (?), fisico, sauna, foto.

Insomma argomenti fondamentali per l’acquisto di un quotidiano o un settimanale. Politica, sociale, welfare, fisco, medicina magari un’altra volta che intristiscono tanto. Scrive nel suo lancio la Fieg:

«Realizzata con la collaborazione creativa dell’Agenzia TBWA Italia – la stessa che ha curato la precedente attività di comunicazione della Fieg rivolta agli investitori pubblicitari, tuttora visibile su parte della stampa periodica – la campagna sottolinea come leggere i giornali “faccia la differenza” in termini di ampliamento e approfondimento delle proprie conoscenze, di scoperta di cose nuove, di costruzione di una coscienza critica, di aumento di consapevolezza: chi legge i giornali, quotidiani e periodici, raramente resta “senza parole”, ma, al contrario, sa cosa e come dirlo».

Se così devo essere rappresentato, da lettore, questo punto, preferisco il non-lettore ritratto in mutande con un eloquente “boh”.

Desk gemelli: gli esercizi di stile giornalistici

Un pezzo dell’Espresso sulla crisi dei giornali (in particolare del Giornale) e uno del Giornale sulla crisi dei giornali (in particolare del gruppo Espresso). Praticamente identici.
Una specie di Esercizi di stile di Queneau. (via Gabriele Mastellarini blog).


da “L’espresso”, rubrica Riservato. GIORDANO VA PIANO PIANO

Tempi duri per i quotidiani. Anche al ‘Giornale’ di Paolo Berlusconi non gioiscono. Se i dati della Fieg attestano una diffusione di poco sopra le 200 mila copie, i numeri delle vendite reali sono di molto inferiori. Secondo un documento interno (’Dati di vendita settimanale Il Giornale’), da gennaio a inizio giugno la media è stata di sole 119 mila copie. Anche gli ultimi dati sulle vendite giornaliere, dal 1 al 17 giugno, danno il quotidiano diretto da Mario Giordano (comprensivo dei ‘panini’, i giornali locali acclusi) parecchio al di sotto dei rispettivi giorni del 2007: tra le 21 mila e le 43.500 copie in meno. Tempi duri per tutti, anche per la stampa di governo. (L.Q.)

da “Il Giornale” LA REPUBBLICA VA PIANISSIMO VENDE SOLO 379MILA COPIE
Tempi durissimi per i quotidiani. Anche a Repubblica di Carlo De Benedetti non gioiscono. Se i dati della Fieg attestano una diffusione di poco sotto le 600mila copie (583.418 per l’esattezza nel maggio 2008), i numeri delle vendite reali sono di molto inferiori. Secondo un documento interno, infatti, la media del maggio 2008 è pari a 379.357 copie, cioè oltre 200mila in meno di quelle dichiarate. E a giugno è scesa ancora: 375.143. Particolarmente deboli le vendite del lunedì quando Repubblica precipita a 328mila copie. Del resto la tendenza al ribasso del quotidiano di Ezio Mauro è confermata anche dagli ultimi dati ufficiali: a maggio Repubblica ha registrato un calo del 2,2 per cento, a fronte della crescita di altri quotidiani (come il Giornale, +1,1 per cento). Tempi duri per tutti, ma soprattutto per la stampa di opposizione.