Il Parlamento europeo ha di recente discusso e approvato una risoluzione dal titolo ambizioso: “Giornalismo e i nuovi media – creare una sfera pubblica in Europa”.
Sostanzialmente, potenziare la comunicazione dal palazzo europeo ai cittadini. Usare Twitter e Facebook, promuovere un “approccio locale” alle decisioni Ue (l’esempio illustrato nel documento è il seguente: «Per i giornalisti ciò significa che gli articoli sul roaming, sulla PAC o sulla nuova normativa relativa all’etichettatura devono essere redatti in relazione all’impatto nazionale della notizia che riportano. Ciò implica un approccio dal basso verso l’alto, capace di inserire, nel grande dipinto europeo, il piccolo dettaglio relativo ad uno Stato membro»).
E ancora: potenziare l’EuroparlTV il canale web del parlamento europeo definita «un’innovazione tecnologica che, tuttavia, soffre della mancanza di spessore giornalistico» ed Euronews il canale televisivo definito «senza spessore giornalistico».
Poi c’è il discorso di invogliare i giornalisti a tornare a seguire i lavori dell’aula europea. Questo tema è interessante. Si legge in relazione:
Il numero di giornalisti accreditati presso le istituzioni europee è diminuito negli ultimi anni. Questo decremento non è sfociato in una riduzione della produzione di notizie, soprattutto grazie ai media online, generando la convinzione che non è necessario che i giornalisti stiano fisicamente a Bruxelles.
Questa tendenza preoccupa il relatore. Per occuparsi delle notizie sugli affari europei i giornalisti devono stare a Bruxelles. Soltanto incontrando le persone de visu, e a stretto contatto con le istituzioni europee, i giornalisti possono praticare un giornalismo investigativo quotidiano e approfondito da Bruxelles. Amplificare la copertura mediatica sull’UE incrementando la presenza, a Bruxelles, di personale delle emittenti del servizio pubblico può essere, inoltre, un incentivo per le emittenti private, affinché accrescano la loro presenza.
Dunque, anche in questo caso, come in molti altri (sede Onu, corrispondenze da capitali estere) i giornali si affidano sempre più a qualche agenzia o a qualche frettolosa traduzione di articoli dei media locali che alle corrispondenze, molto più costose.
Ma se volete davvero sorridere dell’inadeguatezza dei nostri europarlamentari italiani al tema comunicazione politica e istituzionale, vi prego di leggere le loro dichiarazioni di voto. Tra le quali spicca quella di Clemente Mastella.