La campagna elettorale è un diesel scoppiettante. Entra nel vivo giorno dopo giorno e lo senti da come la tua vita viene assorbita dagli impegni, dagli orari impossibili, dalle cose da fare. Finisci per non riuscire nemmeno a riflettere sulle tante cose nuove che stai vedendo. Sto tenendo un diario. La mia agenda, invece, è ferocemente ironica: è quella che mi regalarono all'Ambasciata della Repubblica popolare Cinese. Approposito di primarie, insomma.
Per il resto questi giorni confermano l'andazzo: De Magistris cerca lo scontro come un rissoso fuori all'uscita del bar. Condividere la sua linea? Andare al muro contro muro? Mario Morcone non ce lo vedo, mentre sbava davanti ad una telecamera. Non si vede nemmeno lui così. E giustamente se uno odia il "circo equestre" della politica, perché dovrebbe emularlo? Solo perché candidato?
Gianni Lettieri invece adotta la tattica della non legittimazione dell'avversario. Insomma: ci chiamano entrambi per un confronto? Lui non va. Noi nemmeno, per ora: il confronto è tale solo se lo fai con tutti i candidati. E poi l'uomo di Nicola Cosentino avrà anche qualcosa da spiegare ai napoletani, no? Lui invece non va, consigliato dal buon Claudio Velardi. Che sa bene, nelle dinamiche interne a sinistra, che c'è un De Magistris pronto a sparare sul Pd ogni volta. Dunque sindrome di Tafazzi e si chiude il cerchio.
Io dico: sarà così fino alla fine?
E poi, i soldi. Vedo una fiumana di denaro nelle campagne di posizionamento degli avversari. Lo capisco dalla massa di manifesti in tutta la città. Addirittura Lettieri ne ha in provincia di Caserta e di Salerno. Ma tutti questi soldi da dove escono?