Qualche giorno fa per questioni di lavoro ho rivisto Antonio Bassolino. Era al Pan, museo d’arte e celebrazione degli ex comunisti napoletani. Don Antonio era, come si dice a Napoli “nel suo”: in mezzo a fedelissimi, fra i quali tanti docenti universitari (di quelli che hanno a che fare con l’edilizia, ovvero ingegneri e architetti). Parlava del centro storico partenopeo e della pioggia di milioni che presto arriverà.
A dispetto di quel che molti pensano, ‘o governatore è uscito ringalluzzito dalle elezioni. Limitato sì ad un contesto regionale, ma cosciente che in questa regione lui e i suoi hanno ancora qualcosa da dire in termini di voti (che poi son gli unici termini che conosce la politica italiana). Sta talmente bene che non ha nemmeno più la necessità di farsi la tintura.
Non c’è bisogno di cambiar colore ai capelli, basta cambiare le parole-chiave.
Insomma, la Provincia di Napoli è andata al centrodestra? E si fa di necessità virtù, presentando un piano per il Centro storico della città di Napoli da 450 milioni euro. Bassolino ha detto (cito dagli appunti che ho nel mio taccuino) che analoghe iniziative saranno prese per i centri storici di altre città della Campania. Le Provincie vanno a destra e scompare il concetto di Area Metropolitana utilizzato fino a qualche tempo fa in tutte le salse. Ecco dunque che dal Basso-vocabolario scompare la parola “provincia” e torna prepotente la “città”, diretta dipendente del Sistema-Regione. Del resto, non è stato lui uno dei promotori del governo delle città, del governo dei sindaci eccetera? Quindi, Parigi (anzi, facciamo Napoli) val bene una messa: scompare l’Ente Provincia, le sue funzioni, le sue prerogative. Se è come penso, nei prossimi anni Palazzo Matteotti, che con Di Palma comunque degradato a plastilina da plasmare secondo il volere di Palazzo Santa Lucia, sarà completamente escluso.
In fondo, potrebbe anche non essere un male.
Dunque: il piano per il centro storico. Lo tengo qui davanti, con tutte le schede e schedine. Mi viene in mente che avevo 10 (dieci) anni di meno, quando Antonio Bassolino presentò il piano per la trasformazione dei “bassi” ai Quartieri Spagnoli in botteghe d’artigianato. A quei tempi, nel giornale d’allora, facemmo paginate sane con le voci delle “vasciaiole”: «da qui non ce ne andiamo, manco Mussolini c’ha cacciato».
Trattandosi di Bassolino (non cito la Iervolino non foss’altro perché i soldi sono della Regione e il piano per il Comune l’hanno curato bassoliniani come Nicola Oddati, quindi “Rosetta” è soltanto un accessorio in questa storia) era inevitabile richiamare alla mente la Neapolis di pomiciniana memoria – ovvero la proposta di sventrare i quartieri poveri della città fatta a suo tempo dall’allora ministro -. Fatto questo, il progetto è tutto un revival degli anni Novanta. Stringendo stringendo, questi 450 milioni più altri che arriveranno con un accordo aggiuntivo, andranno per aprire cantieri su palazzi o edilizia monumentale di proprietà pubblica e per contribuire a rifare facciate di palazzi privati i cui condòmini hanno i soldi e l’organizzazione per avviare i lavori.
Alcune cose m’hanno però colpito: ci sono soldi per aprire finalmente il museo di Totò nello splendido palazzo dello Spagnuolo al rione Sanità e per riaprire il Museo Filangieri. Ci sono (ci sarebbero, vah) soldi dell’Unione europea per la realizzazione di una rete internet Wi-fi in tutto il centro storico di Napoli (!). La realizzazione di tutto? Nel 2013. Qualcuno (io di certo) ricoderà che la deadline è stata spostata d’un paio d’anni. Prima era il 2011 (metropolitana, Bagnoli, Napoli Est, strade, arredo, telecamere, eccetera). Ma il 2011 è domani, quindi meglio spostare a dopodomani, nel 2013, anno del Forum delle Culture. Per allora cosa sarà completato?