Gli articoli 21

Che coincidenza strana. C’è l’articolo 21 della Costituzione, bellissimo, di cui ci riempiamo la bocca noi giornalisti e che fa parte della prima parte della Carta, quella pressoché inattuata.
L’articolo 21 del decreto che domani andrà in Consiglio dei ministri, prevederebbe invece cose ben diverse: autorizzazioni governative pure per fare del live streaming.
Vale a dire: se sono con tre amici ed una telecamera, voglio riprendere la partita del campionato di calcio di Promozione in Molise, dovrò interpellare prima Palazzo Chigi? Staremo a vedere.

Nel frattempo, mentre da Google misteriosamente spariscono le immagini dell’aggressione di Milano (ma non da Yahoo nè da Bing) il primo direttore a contestare il “network dell’odio” citato dal centrodestra come propulsore dell’aggressione al premier è ovviamente Ezio Mauro, con un fondo  durissimo:

Le mozioni vanno distinte dalle emozioni. Il populismo non può pensare che uno choc emotivo centrifughi tutto, il diritto, la costituzionalità, i doveri dell’opposizione.

Update delle 16.30: Google dice che no, non è censura e che è un problema tecnico. Stanno lavorando per noi.


La scoperta del petrolio caldo

Qualche settimana è andata in onda su Raiuno la fiction sulla vita di Enrico Mattei, leggendario fondatore dell’Eni. Una ricostruzione  – protagonista Massimo Ghini – sicuramente meno dura e problematica, almeno per chi aveva visto e apprezzato lo straordinario film di Francesco Rosi. E fin qui tutto tranquillo.
Accade tuttavia che Eni renda noto – poco dopo la fiction sull’ammiraglia della tv di Stato – di voler piazzare obbligazioni. E per la campagna di comunicazione televisiva dei “corporate bond” indovinate un poco  chi compare negli spot? Proprio Ghini, lo stesso che aveva interpretato una manciata di settimane prima, il ruolo «dell’incorruttibile» Mattei nella fiction.

E niente, io non sono particolarmente pratico di comunicazione, sicuramente non mi rendo conto che i fatti, messi insieme, non rappresentano assolutamente nulla di brutto. Fatto sta che a me, da consumatore danno una sgradevolissima sensazione.

Desk gemelli: gli esercizi di stile giornalistici

Un pezzo dell’Espresso sulla crisi dei giornali (in particolare del Giornale) e uno del Giornale sulla crisi dei giornali (in particolare del gruppo Espresso). Praticamente identici.
Una specie di Esercizi di stile di Queneau. (via Gabriele Mastellarini blog).


da “L’espresso”, rubrica Riservato. GIORDANO VA PIANO PIANO

Tempi duri per i quotidiani. Anche al ‘Giornale’ di Paolo Berlusconi non gioiscono. Se i dati della Fieg attestano una diffusione di poco sopra le 200 mila copie, i numeri delle vendite reali sono di molto inferiori. Secondo un documento interno (’Dati di vendita settimanale Il Giornale’), da gennaio a inizio giugno la media è stata di sole 119 mila copie. Anche gli ultimi dati sulle vendite giornaliere, dal 1 al 17 giugno, danno il quotidiano diretto da Mario Giordano (comprensivo dei ‘panini’, i giornali locali acclusi) parecchio al di sotto dei rispettivi giorni del 2007: tra le 21 mila e le 43.500 copie in meno. Tempi duri per tutti, anche per la stampa di governo. (L.Q.)

da “Il Giornale” LA REPUBBLICA VA PIANISSIMO VENDE SOLO 379MILA COPIE
Tempi durissimi per i quotidiani. Anche a Repubblica di Carlo De Benedetti non gioiscono. Se i dati della Fieg attestano una diffusione di poco sotto le 600mila copie (583.418 per l’esattezza nel maggio 2008), i numeri delle vendite reali sono di molto inferiori. Secondo un documento interno, infatti, la media del maggio 2008 è pari a 379.357 copie, cioè oltre 200mila in meno di quelle dichiarate. E a giugno è scesa ancora: 375.143. Particolarmente deboli le vendite del lunedì quando Repubblica precipita a 328mila copie. Del resto la tendenza al ribasso del quotidiano di Ezio Mauro è confermata anche dagli ultimi dati ufficiali: a maggio Repubblica ha registrato un calo del 2,2 per cento, a fronte della crescita di altri quotidiani (come il Giornale, +1,1 per cento). Tempi duri per tutti, ma soprattutto per la stampa di opposizione.