L’anno appena passato è stato ricco di viaggi, soprattutto grazie a Santa Precaria, visto che la sua autrice mi ha utilizzato come cameraman-fotografo-presentatore-commentatore lungo tutto lo Stivale e a seconda della bisogna.
Nella parte alta dello Stivale parlando del precariato nostrano – e dire precario a Napoli significa descrivere una condizione in fondo non spiacevole, cioè meglio che ‘a sta mmiez ‘a via – la domanda era spesso questa: «Ma suvvia, non succederanno mica davvero tutte quelle cose che capitano ai personaggi del libro?». Beh, questa lettera inviata a “Caserta C’è” il principale quotidiano web della città, scioglie ogni dubbio sull’argomento.