Camorra ovunque. Tranne che nelle biblioteche comunali

Qualche mese fa sono stato a Massa Lombarda bella cittadina del Ravennate, per una delle presentazioni di Santa Precaria. Non ne ho mai parlato, però voglio ringraziarli tutti, (loro e gli amici di Bagnacavallo) sono stati di una cortesia e di una simpatia senza pari. Gente straordinaria da quelle parti.

Insomma, la presentazione di un libro e quale luogo migliore di una biblioteca? A Massa Lombarda ce n’è una che è uno splendore. Fresca, pulita ma al tempo stesso che sa d’antico e di “tenuto bene”. Non ho potuto fare a meno di notare che si mantengono aggiornati anche per quel che riguarda il catalogo. Sono andato a vedere i libri sulla camorra. Ovviamente avevano “Gomorra” ma ce n’erano anche altri, tutti di recente uscita.
Me ne sono ricordato ieri quando ho scritto un pezzo per E Polis sulle 13 biblioteche di proprietà dal Comune di Napoli.  Basta consultare il catalogo partenopeo per rendersi conto di quanto la città di Napoli abbia a cuore il loro stato di salute. C’è di tutto, ma non c’è l’ultimo decennio di libri che descrivono il fenomeno camorristico. Il confronto col catalogo della Provincia di Ravenna fa impallidire. E non ce l’hanno loro la camorra, ce l’abbiamo noi! Noi dovremmo capire più e meglio di loro di Casalesi, di faida di Scampìa, di latitanti, di canzoni neomelodiche che esaltano i boss.

Inutile dire che l’assessore al ramo, Diego Guida (guarda caso imprenditore nel settore librario) non s’è degnato di dare una risposta. Beh, mica può rispondere a tutti… forse è troppo impegnato a pubblicizzare che il Comune  venderà la vecchia Lancia dove fece un giretto pure il Duce.

Giornalisti, per una carta deontologica anti-camorra

Giovedì 30 a Caserta si riuniranno i vertici della Federazione nazionale della Stampa in sessione straordinaria. All’ordine del giorno c’è la lotta alla camorra, elemento inprescindibile per ogni cittadino.
Fin qui, non fa una grinza.
Io penso che nella vita uno il suo contributo deve darlo a prescindere dalle posizioni e dalle situazioni. Il mio è talmente modesto che c’ho messo mezz’ora giusta per elaborarlo. Però è qui, nero su bianco. Una bozza di “carta deontologica”. Un’altra  carta straccia, direte voi. Elementi scritti cui fare riferimento, dico io.

Poche chiacchiere, ecco qui qualche appunto.

BOZZA DI CARTA DEONTOLOGICA

* Particolare attenzione e rigore nell’indicare i precedenti penali di boss dei parenti di boss o affiliati che per particolari motivi finiscono sulle pagine dei giornali. Esempio: non dovrà mai più succedere che la moglie del boss finisce sul giornale con la solita lettera «mio marito muore in carcere» e non vengono indicate le ragioni che hanno portato il soggetto in galera o eventuali procedimenti a carico della consorte.

* Impegno rigoroso nel fornire una tempestiva replica alle accuse verso servitori dello Stato. Esempio: non dovrà mai più accadere di leggere di accuse scagliate contro persone vive o defunte che hanno sfidato i clan, senza che si possa leggere, sullo stesso giornale, nello stesso giorno, un ampio contraddittorio.
* Impegno dei giornali a non enfatizzare nei titoli gli “alias” (i nomignoli) spesso in uso ai malavitosi.
* Impegno dei giornali  – fatto salvo il diritto a valutare in autonomia l’importanza di ogni notizia da pubblicare – a dare risalto a tutte manifestazioni e alle commemorazioni contro la malavita organizzata.
* Impegno dei giornalisti a denunciare dettagliatamente alle forze dell’ordine e non solo agli organismi di categoria (Fnsi e Odg) ogni tentativo di intimidazione.
* Prevedere con le Prefetture, nell’ambito dei periodici comitati per l’ordine e la sicurezza, uno spazio di discussione  fisso dedicato al monitoraggio di eventuali problemi, minacce, intimidazioni, subìti  dai cronisti nell’esercizio delle loro funzioni.
* Impegno dei comitati di redazione, di concerto con gli organismi preposti, a vigilare sulla presenza di informazione pubblicitaria “ambigua” nelle emittenti tv o su carta stampata. L’esempio più lampante è quello dei cosiddetti “neomelodici” alcuni dei quali veicolano messaggi assolutamente inaccettabili (a tal proposito basterebbe ricordare il monito dell’allora ministro dell’Interno Giuliano Amato, rimasto inascoltato e la dettagliata analisi contenuta nel libro di Isaia Sales “Le strade della violenza”).

Domande di un lettore operaio

Gli sventurati che abitualmente frequentano questo blog (e ne ho scoperti di insospettabili) sanno  della mia passione per Gianni Riotta. Non sono sarò io, dunque, quello che punta l’indice contro il direttore del Tg1.

Però guardando il servizio sulla lettera di tal Giuseppe Setola, professione killer dei Casalesi, leggendo anche le critiche che arrivano da destra, mi viene da pensare a qualche settimana fa. A quando cioè il quotidiano “La Sicilia” pubblicava la lettera di un detenuto al 41bis, il figlio del boss Nitto Santapaola. E alle polemiche generate dalla vicenda.

E se fosse stato uno di quei giornali di cronaca locale campana, la “stampa di rispetto” a scrivere di Setola? Cosa sarebbe mai successo?

Casalesi, champagne (un cin-cin con Sandokan)

Qualche anno fa (molti, va) andavo in bus da studente, a Roma, per una manifestazione anticamorra. Con noi, i giovani organizzati, gli “Studenti contro la camorra“. E il loro leader, Francesco Emilio Borrelli. Lui poi dopo aver fatto lo studente organizzato superiore e lo studente organizzato universitario ha fatto carriera nelle file dei Verdi. Ora è assessore alla Provincia di Napoli, un ente pieno di sorprese, come la fabbrica di Willy Wonka.

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