Camorra ovunque. Tranne che nelle biblioteche comunali

Qualche mese fa sono stato a Massa Lombarda bella cittadina del Ravennate, per una delle presentazioni di Santa Precaria. Non ne ho mai parlato, però voglio ringraziarli tutti, (loro e gli amici di Bagnacavallo) sono stati di una cortesia e di una simpatia senza pari. Gente straordinaria da quelle parti.

Insomma, la presentazione di un libro e quale luogo migliore di una biblioteca? A Massa Lombarda ce n’è una che è uno splendore. Fresca, pulita ma al tempo stesso che sa d’antico e di “tenuto bene”. Non ho potuto fare a meno di notare che si mantengono aggiornati anche per quel che riguarda il catalogo. Sono andato a vedere i libri sulla camorra. Ovviamente avevano “Gomorra” ma ce n’erano anche altri, tutti di recente uscita.
Me ne sono ricordato ieri quando ho scritto un pezzo per E Polis sulle 13 biblioteche di proprietà dal Comune di Napoli.  Basta consultare il catalogo partenopeo per rendersi conto di quanto la città di Napoli abbia a cuore il loro stato di salute. C’è di tutto, ma non c’è l’ultimo decennio di libri che descrivono il fenomeno camorristico. Il confronto col catalogo della Provincia di Ravenna fa impallidire. E non ce l’hanno loro la camorra, ce l’abbiamo noi! Noi dovremmo capire più e meglio di loro di Casalesi, di faida di Scampìa, di latitanti, di canzoni neomelodiche che esaltano i boss.

Inutile dire che l’assessore al ramo, Diego Guida (guarda caso imprenditore nel settore librario) non s’è degnato di dare una risposta. Beh, mica può rispondere a tutti… forse è troppo impegnato a pubblicizzare che il Comune  venderà la vecchia Lancia dove fece un giretto pure il Duce.

Giggino e Totore, i nostri Beavis e Butt-head

Ci ho scritto un pezzo per le pagine de Il Napoli – EPolis. Ma dopo aver letto, vi consiglio di guardarli su Youtube, Giggino e Totore, creazione di Raffaele Marra, primo web cartoon’s che parla di camorra. Con colonna neomelodica ad hoc, scelta anche grazie alla lezione di Marcello Ravveduto.

Proposta di carta deontologica anti-camorra per i giornalisti /2

Ne scrivo con colpevole ritardo. A Caserta e Casal di Principe non ho trovato molti colleghi (la pioggia battente; il lavoro; il poco entusiasmo per queste vicende; la disinformazione, incredibile a dirlo). C’è stato spazio per veleni sputati tra settori poco chiari, contigui all’informazione, lontani anni-luce da quello che ritengo sia la vera informazione. E vabbè, stavolta l’importante era esserci anche perché avevo giusto un paio di cose da dire.

Insomma, la mattina mentre sto entrando in metropolitana, mi chiama Roberto Natale, il presidente della Federazione Nazionale della Stampa. Dice che gli piace  la  bozza di carta deontologica per i giornalisti sulla camorra e mi invita ad illustrarla pubblicamente. Ok, rispondo. A Caserta nel teatro c’è poca gente rispetto a quel che m’aspettavo. Ma che dubbio c’era? Ormai non riusciamo a smuovere più niente e nessuno, figuriamoci gente sfiduciata e scettica come i giornalisti. “Punto” un gruppo di ragazzi di scuola superiore, “scampati” allo sciopero anti-Gelmini: magari sono più sensibili. Mi guardo intorno, oltre l’amorevole consorte e Amalia De Simone, collega di ventura di E Polis, c’è  qualche altro amico ad ascoltare. E ne sono contentissimo.

Mi chiamano, salgo sul palco. Sarà durata 5 minuti, sono andato a braccio ovviamente, non mi aspettavo gli applausi nè  la sorpresa per quelle banalissime cose che ho detto. Fa piacere sapere che i vertici nazionali di Federazione della Stampa e Ordine dei giornalisti e quelli di Odg Campania e Assostampa condividono la tua idea, fa ancora di più sapere che la condivide chi come te fa il mestiere consumando le suole delle scarpe. Quando riscendo in platea uno degli studenti mi chiede il numero di telefono: «magari vieni in classe e lo spieghi a lezione con la professoressa», dice. Magari, penso io: sai che sfizio spiegare a scuola. Nel frattempo, conosco il grande Alberto Spampinato, collega e promotore di quello che sarà l’Osservatorio sui giornalisti minacciati dalla malavita organizzata. Ne ho una proprio davanti al teatro di Caserta:  Rosaria Capacchione che evita il palco ma con la sua presenza rende tangibile qual è la situazione di un cronista  intenzionato ad andare a fondo in terra di camorra. Un’auto blindata, tre agenti di scorta.

A Casal di Principe vado con un bus messo a disposizione. Ci vanno tutti i colleghi e tutti siamo imbarazzati alla vista delle due volanti della Polizia che ci scortano. A me è già successo, ma a Nablus.
Entriamo in una villa sequestrata ai Casalesi, anni fa. Ora è un centro anti-camorra, gestito da coop sociali e dallo Stato.  Ci fanno mangiare e si mangia da dio. Cibo buono due volte, primo perché è sano, secondo perchè nasce dalle terre confiscate ai clan.
Intanto tra sindacalisti e Ordine di che vuoi parlare? Si discute dei guai dei giornali, dell’editoria a scatafascio. Tutti prendono una copia del foglietto con la bozza di codice deontologico e in agenda inserisco un bel pò di situazioni e discussioni. Dunque, la proposta prende corpo. Vi tengo informati.

Domande di un lettore operaio

Gli sventurati che abitualmente frequentano questo blog (e ne ho scoperti di insospettabili) sanno  della mia passione per Gianni Riotta. Non sono sarò io, dunque, quello che punta l’indice contro il direttore del Tg1.

Però guardando il servizio sulla lettera di tal Giuseppe Setola, professione killer dei Casalesi, leggendo anche le critiche che arrivano da destra, mi viene da pensare a qualche settimana fa. A quando cioè il quotidiano “La Sicilia” pubblicava la lettera di un detenuto al 41bis, il figlio del boss Nitto Santapaola. E alle polemiche generate dalla vicenda.

E se fosse stato uno di quei giornali di cronaca locale campana, la “stampa di rispetto” a scrivere di Setola? Cosa sarebbe mai successo?

Lo zoo letterario

Beh, che aggiungere?  Immagino l’elicottero di Apocalipse now su Mantova…

Vabbè, anziché sto festivaluccio letterario, io vado ad un festival di autori belli e simpatici, organizzato da Marcello Baraghini e Stampa Alternativa: il “Festival della letteratura resistente” che proprio oggi inizia a Mantova e si sposta successivamente in Maremma. Ecco, andate lì! Che  di resistere c’è bisogno. Pure agli “annunciati a sorpresa”.