Dago non lo pago (più)

Dagospia riaprirà l’archivio e punterà tutto sulla pubblicità.

Dal 1 febbraio 2011 l’archivio di Dagospia sarà totalmente a vostra disposizione, tecnicamente rinnovato, quindi rapido e invincibile come un sommergibile. Addio agli abbonamenti, grazie di cuore a chi ci ha sostenuto fino ad oggi sborsando 90 euro l’anno per sbirciare gli articoli del passato, ma vogliamo puntare all’implemento della pubblicità, grazie al maggior numero di pagine cliccate. Proprio in concomitanza con i maggiori portali informativi, da Corriere.it a Repubblica.it, che andranno prograssivamente, dal prossimo anno, tutti a pagamento, Dagospia preferisce puntare sul gratuito.

Come ben scrive Federico Mello (vedi il pezzo che segue) “da quando Murdoch ha proposto la soluzione del pagamento, il numero di visitatori del Times è crollato dell’84% (rispetto a febbraio), e soltanto il 25,6% degli utenti che si collegano al Times ha deciso di pagare per leggere”.

Ecco perché abbiamo scelto la soluzione “aggratis”, sperando che la pubblicità ci assista.

Commercianti e merce contraffatta: legalità ma senza parlare di camorra

Vabbè questa prima immagine non dice molto, se non per il marchiano errore ortografico nello slogan. L’ho trovata su Facebook, incautamente postata da qualcuno e ne ho biecamente approfittato per riportarla qui. Poi l’errore l’han no corretto. E arriviamo all’immagine che segue:

I commercianti napoletani aderenti a Confcommercio sono arrabbiati perché ci sono tante bancarelle del falso. Hanno ragione, via Toledo è diventata una cosa allucinante, ci metti meno a trovare un Gucci, D&G  o un Prada pezzotto che uno originale. Sicuramente quello finto costa meno ed è imitato bene (poi si sfascia dopo due giorni, ma è un altro discorso). Della campagna di Confcommercio contesto due cose. La prima, è questo improponibile terzo monte vicino al Vesuvio (tipo un terzo capezzolo) che addirittura erutta. Ecco, chi ha ideato questa campagna non sa quanto possa mettere di cattivo umore vedere qualcuno che ipotizza il Vesuvio eruttante. I napoletani che non hanno mai visto il vulcano all’opera ne hanno sentito parlare solo allo stadio (Vesuvio erutta per noi / erutta per noooiii). Quindi no, decisamente non è stata una mossa azzeccata.

Vogliamo parlare dello slogan?  “Abusivi e merce contraffatta veri nemici della legalità”. Perché esistono anche i “falsi” nemici? E soprattutto: se vuoi parlare di nemici veri, dici parole vere. L’unico vero nemico della legalità, in questo campo, è la camorra. Ca-mor-ra. Così si chiama. Ci sono dei clan del centro storico specializzati nel fornire pellame, tessuti, accessori, macchinari, alle botteghe disseminate nei vasci, nei sottoscala, nei giardini di tutta Napoli. Il giro d’affari è fiorente, non lo dico io, lo dicono gli specialisti.

Chiamarlo “sistema criminale” non è una mossa astuta in termini di chiarezza; non si può più usare la scusa che il termine camorra non è conosciuto ad esempio dai turisti stranieri. Approposito: ma com’è possibile tradurre in quattro diverse lingue (inglese, spagnolo, francesce, tedesco) l’avviso di sanzione pecuniaria in caso d’acquisto di prodotti contraffatti e non tradurre lo slogan della campagna? Insomma, si è persa una buona occasione e soprattutto si è dimostrata una cosa ahimè triste: la parola “camorra” fa ancora paura.