C’è Posta per te si ricorda che l’Italia è povera e le banche non danno mutui. Campagna elettorale?

Il povero siciliano che raccoglie lumache per venderle e sfamare la famiglia, “assistito” da Gerry Scotti che fa il suo sproloquio sui politici che rubano. La coppietta di Taranto che vuole sposarsi ma non riesce ad accendere il mutuo e Maria De Filippi se ne esce con l’Ilva e le banche che non danno fiducia se non a chi i soldi già ce li ha.

Insomma: “C’è posta per te”, Canale 5, prima serata del sabato, pubblico di anziani e di coppie di lungo periodo (magari proprio quelle che risparmiano per sposarsi) scopre oggi che ci sono i poveri in Italia. Che sta succedendo? Non potendo spostare i voti si sta trasmettendo il messaggio che “è tutto uno schifo” e che il voto non conta un cavolo? Sfiducia al cambiamento alle urne, sottomessaggio “disertare” ? A chi giovi, eventualmente, tutto ciò, una idea ce la siamo fatta: a quelli che sanno di perdere. E che non potendo appunto vincere, cercano almeno di scavare e togliere terreno.

Voglio di più di questi anni amari

Al supermarket uno dei ragazzi che mi ha colpito da subito. Parla più lingue (al mio supermercato si fermano spesso francesi e inglesi evidentemente istruiti sul come spendere meno per un panino) e non si esprime come gli altri. Tra uno yogurt e due etti di tacchino te ne accorgi, questione di scelta delle parole.
Il ragazzo sta alla frutta. Nel senso materiale del termine. Io ho capito che quanto minimo ha una laurea.

Non giudicatemi male: penso che qualsiasi mestiere se fatto onestamente abbia dignità. Però colpisce vedere una persona che – per motivi a me ignoti – fa un lavoro diverso da quello per il quale ha studiato. Anche qui: non fraintendetemi. Non sto dicendo che il mercato può sopportare milioni di scienziati della comunicazione o scienziati politici o filosofi della scienza. Dico che mi sorprende vedere il ragazzo con la barba pesarmi il melone giallo (nonostante io cerchi disperatamente di servirmi da solo lui arriva e pesa: è il suo lavoro). Mi sento imbarazzato. Lo ero allo stesso modo quando il ragazzo del bar, ucraino, mi spiegò che era un ingegnere chimico. E io che sono soltanto un mezzo chimico (nel senso di diploma) non riuscivo più a comportarmi allo stesso modo con lui.

Il chimico e il poliglotta con caffè e verdura in mano che pensano, ogni giorno? Soffriranno questa condizione o penseranno che sì, in fondo è tutto sbagliato ma almeno un lavoro c’è, uno stipendio – magro – a fine mese c’è?

È la distruzione dei sogni che mi opprime: pensavo fosse più forte questo sentimento nell’adolescenza e invece lo sento più intenso oggi, a 35 anni suonati. Delle due l’una: o sto ringiovanendo o questo sentimento di oppressione e questo tanfo di morte di sogni pervade l’aria, come mai finora.

#xpassione il finto candidato alle primarie Pd e la perdita di credibilità

Quando ho letto ‘o candidato alternativo alle primarie del Pd sono saltato dalla sedia. Poi ascoltando alcuni amici, osservando il dominio usato e googlando un poco di cose, vien fuori che si tratta di una sperimentazione di Frattocchie, quella che un tempo fu la scuola dei quadri dirigenti comunisti e ora è la scuola dei comunicatori Dem.  

Tuttavia, qualcuno ci è cascato.

A Frattocchie 2.0 si sperimentano teoria e pratica della comunicazione. Ed è tutto sacrosanto e legittimo. Un dubbio mi sovviene: il finto candidato (autentico militante) alle Primarie non genera soltanto confusione, non finisce solo per svilire una competizione del genere già bersagliata da chi è evidentemente contro (Grillo, parte di Idv)?

I più sensibili ai temi della politica possono anche vederla come una manipolazione: usare temi e strumenti per fare campagna “a freddo”, un puro esercizio di stile. Ma siete il Partito Democratico, non Raymond Queneau.

Ai giovani “studenti” apprendisti stregoni poi dico questo: avete sbagliato soggetto. San Giovanni a Teduccio, quartiere “rosso” di Napoli è quanto di peggio potevate scegliere. Perché quel “rosso” ex Pci poi Pds, Ds e Pd è stato marchiato come bassoliniano per anni e proprio alle primarie qualcuno ha ipotizzato (usando un eufemismo) “truppe cammellate” in favore di questo o quel candidato.

Sappiamo tutti come sono andate le primarie a Napoli.
Spero di cuore che non sia un cattivo presagio.

Update: mi segnala @_arianna  queste le “direttive” e gli obiettivi di Frattocchie 2.o:

Update, ore 17: il Pd smentisce la candidatura di  Maiello. Che segnale positivo, vero?
Il Pd fa notare che non è una smentita del Partito, ma dell’agenzia che aveva dato la notizia. Giustissimo. Ma è un segnale pessimo lo stesso. A questo punto lo candidassero, Peppe Maiello.

Sull’hashtag su twitter #xpassione c’è la discussione. Molti dicono che, insomma, cosa c’è di male a sperimentare? Ad esercitarsi? Nulla. Anche i militari lo fanno. Però hanno il buonsenso di mettersi in un territorio recintato avvertendo preventivamente. Altrimenti il rischio è una perdita di credibilità verso i media e verso i cittadini. Magari importa?

Update (spero l’ultimo): 18.50: sulla pagina Facebook di “Per Passione” si dice che è stato un successo.  Non so, forse non ero attento alla lezione di logica, ma dove sta questo successo? In cosa consiste il “successo” dell’iniziativa?

La lettera a un comunista di don Lorenzo Milani

 

Caro Pipetta,

ogni volta che ci incontriamo tu mi dici che se tutti i preti fossero come me, allora…
Lo dici perché tra noi due ci siamo sempre intesi anche se te della scomunica te ne freghi e se dei miei fratelli preti ne faresti volentieri polpette. Tu dici che ci siamo intesi perché t’ho dato ragione mille volte in mille tue ragioni.
Ma dimmi Pipetta, m’hai inteso davvero?
È un caso, sai, che tu mi trovi a lottare con te contro i signori. San Paolo non faceva così.
E quel caso è stato quel 18 aprile che ha sconfitto insieme ai tuoi torti anche le tue ragioni. È solo perché ho avuto la disgrazia di vincere che…
Mi piego, Pipetta, a soffrire con te delle ingiustizie. Ma credi, mi piego con ripugnanza. Lascia che te lo dica a te solo. Che me ne sarebbe importato a me della tua miseria?
Se vincevi te, credimi Pipetta, io non sarei più stato dalla tua. Ti manca il pane? Che vuoi che me ne importasse a me, quando avevo la coscienza pulita di non averne più di te, che vuoi che me ne importasse a me che vorrei parlarti solo di quell’altro Pane che tu dal giorno che tornasti da prigioniero e venisti colla tua mamma a prenderlo non m’hai più chiesto.
Pipetta, tutto passa. Per chi muore piagato sull’uscio dei ricchi, di là c’è il Pane di Dio.
È solo questo che il mio Signore m’aveva detto di dirti. È la storia che mi s’è buttata contro, è il 18 aprile che ha guastato tutto, è stato il vincere la mia grande sconfitta.
Ora che il ricco t’ha vinto col mio aiuto mi tocca dirti che hai ragione, mi tocca scendere accanto a te a combattere il ricco.
Ma non me lo dire per questo, Pipetta, ch’io sono l’unico prete a posto. Tu credi di farmi piacere. E invece strofini sale sulla mia ferita.
E se la storia non mi si fosse buttata contro, se il 18… non m’avresti mai veduto scendere là in basso, a combattere i ricchi.
Hai ragione, sì, hai ragione, tra te e i ricchi sarai sempre te povero a aver ragione.
Anche quando avrai il torto di impugnare le armi ti darò ragione.
Ma come è poca parola questa che tu m’hai fatto dire. Come è poco capace di aprirti il Paradiso questa frase giusta che tu m’hai fatto dire. Pipetta, fratello, quando per ogni tua miseria io patirò due miserie, quando per ogni tua sconfitta io patirò due sconfitte, Pipetta quel giorno, lascia che te lo dica subito, io non ti dirò più come dico ora: «Hai ragione». Quel giorno finalmente potrò riaprire la bocca all’unico grido di vittoria degno d’un sacerdote di Cristo: «Pipetta hai torto. Beati i poveri perché il Regno dei Cieli è loro».
Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò.
Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso.

Sequestro e risarcimento: cosa ha deciso il giudice per Il Casalese oggi

Attendevamo con ansia un verdetto, ci è arrivato un qualcosa che non è un verdetto ma non è nemmeno una condanna. Insomma, il giudice che aveva in mano il destino de Il Casalese e doveva stabilire se accettare o no (con il criterio dell’urgenza ex articolo 700) il sequestro e la distruzione del libro-inchiesta di 9 giornalisti su Nicola Cosentino, richiesta avanzata dal fratello del parlamentare Pdl, Giovanni, ha scelto di non decidere.

Per cui il giudizio, sarà ripreso da una Sezione ordinaria del Tribunale di Napoli in quanto il giudice Anna Giorgia Carbone, accogliendo la prima delle contestazioni mosse dalla difesa della casa editrice, si è dichiarata incompetente. Era accaduto, infatti, che i legali dell’industriale Giovanni Cosentino si fossero rivolti impropriamente alla Sezione Specializzata in materia di proprietà industriale ed intellettuale. Sarà, dunque, una Sezione ordinaria a dover esaminare il secondo motivo della opposizione dell’editore alla procedura di urgenza.

Significa tre cose:
la prima è che oggi – fortunatamente – non sarà nè sequestrato nè distrutto il libro;
la seconda è che non è assolutamente scartata questa ipotesi: dovrà deciderlo un altro giudice;
la terza è che resta la richiesta di risarcimento da 1,2 milioni di euro.