Vengo dopo il Pd

Ok, sfidando le avverse previsioni della vigilia che lo davano sconfitto, Walter Veltroni è riuscito addirittura a superare Enrico Letta, Rosy Bindi, Mario Adinolfi e Piergiorgio Gawronski. In Campania il feudo di Antonio Bassolino ha sostanzialmente retto; Ciriaco De Mita, classe 1928 ha preso voti a valanga, Luigi Nicolais continua la sua cavalcata verso la poltrona di sindaco di Napoli o presidente della Regione Campania e ieri le truppe cammellate Ds-Margherita presidiavano i seggi in ogni dove. Di nuovo c’era che si pagava 1 euro per votare. Tanti a Napoli hanno esultato: erano abituati a pagare molto di più per comprare delle preferenze.
Grazie al Partito democratico, alle operazioni di spoglio che, come sempre, qui vanno a rilento, tra un caffè e un litigio con presidente di seggio, ieri non sono andato al concerto di Elio e le storie tese che pure ho pubblicizzato per mari e monti.
Insomma, il Pd non è manco nato che già m’ha fatto il servizio.

Approfitto dunque per postare qui due cose. Una è il Guzzanti-Veltroni ormai mitico.
L’altra è la canzone di un consigliere comunale di Eboli, tale Polito, dedicata al Piddì campano.

Il Partito democratico e il bambino col pallone

L’ufficio tecnico amministrativo del Partito Democratico si comporta come quei bambini chiattoni e proprietari del glorioso Super Santos che al momento della inevitabile – ma per loro inattesa – sconfitta prendevano la palla e dicevano: non gioco più. Del resto, meglio una figura di merda ora che una alle primarie.
Resta da capire quale individuo sano di mente consideri valide delle consultazioni su queste basi. Ma poi, dico io, com’è possibile avere paura di Pannella, Di Pietro e Furio Colombo?
A questo punto propongo Sbirulino come outsider di Uòlter.

Chiusure nipponiche e una riflessione su politica e web

Scriveva Vittorio Zucconi che per un periodo è stato inviato in Giappone (per La Stampa):

«..ma più ci si addentra nel formicaio più ci si allontana dall’"homo hiaponicus", dal giapponese. Si incontrano migliaia di persone, dirigenti e operai, intellettuali e giornalisti, e non se ne conosce davvero mai nessuna. Uno straordinario, ed efficacissimo, meccanismo di difesa culturale continua a funzionare per proteggere la tribù dalla contaminazione sessuale e culturale dei gai jin, dello straniero, un meccanismo insieme semplicissimo e spietato che chiude la società, la tribù dentro un "kimono di ferro", perfetto, elegante e soffocante».

È a questo che ho pensato, leggendo che i nipponici hanno detto no alla propaganda elettorale su internet. In Europa (ma io voglio parlare solo del Belpaese) questo comportamento non potrà non apparire strambo. Del resto, è di qualche giorno fa la conferenza stampa del leader Idv Antonio Di Pietro su Second Life, lo stesso ex pm ha iniziato qualche tempo fa diffondere video con Youtube; Berlusconi ha una selva di siti web (da "forzaitalia" "sprofondorosso"). E come non ricordare Letizia Moratti che da candidata sindaco acquistò una marea di domini, tanti quanti le strade di Milano? E il caso di Bassolino e l’emergenza rifiuti su Wikipedia?
Ovviamente il rapporto tra il web e la ricerca del consenso politico non è certo così banale come i casi suddetti suggeriscono. V
i sono società specializzate, uffici stampa, studiosi che proliferano in ogni dove che parlano (a volte straparlano e senza averne competenza) dello stracitato tema. Chissà come si spiegano il caso giapponese.
Eppure ho sempre avuto l’impressione che il discutere della questione esclusivamente in chiave tecnica allontani poi la politica dal suo compito principale. Qual è?
«Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da solo è l’avarizia». (da Lettera ad una Professoressa – don Lorenzo Milani ).

Odg vs D’Alema

Nuova puntata della vicenda che è capitata all’inviato de La Stampa, ovvero di vedersi rifiutato l’accesso all’aereo della Farnesina diretto nei Balcani su ordine del ministro Massimo D’Alema.

Ecco la dichiarazione del vicepremier-velista, piuttosto nervosetto.

(AGI) – Roma, 20 giugno – “La reazione e’ stata spropositata. Ma quale liberta’ di stampa? Cosa c’entra la liberta’ di stampa con il fatto che si viaggia gratis? Noi non abbiamo intaccato nessun diritto, semmai quello di concedere un passaggio aereo ai giornalisti e’ una cortesia”. Il vicepremier, Massimo D’Alema torna cosi’ sulla polemica con il quotidiano ‘La Stampa’ dopo l’esclusione di un giornalista della testata dal volo al seguito del ministro degli Esteri. “Noi, cosa che succede solo in Italia – ha aggiunto – diamo la possibilita’ alle testate, anche quelle che potrebbero finanziarsi un viaggio del genere, di far viaggiare con noi i loro giornalisti. Diamo loro anche la possibilita’ di risparmiare – ha aggiunto sarcastico – cosi’ si riducono i costi del giornalismo e i giornalisti possono dedicarsi ai costi della politica…”. “Si e’ reagito come se fosse stato intaccato un diritto, uno dell’Ordine dei giornalisti ha addirittura parlato di attacco alla liberta’ di stampa. Ma stiamo scherzando? Noi siamo l’unico paese che usa questa cortesia, ospitando a turno le testate. Le principali testate vengono piu’ di frequente, le altre una volta ogni tanto. E non si usa nessun criterio politico ma la rotazione, il giornalista dell’Unita’ l’abbiamo invitato pochissime volte ad esempio. Vorra’ dire che la prossima volta faremo un sorteggio”. “E comunque – ha concluso – ‘La Stampa’ – e’ tra i piu’ favoriti e ha fatto con noi il 90 per cento delle missioni”. (AGI)

La replica dell’Odg: L’Onorevole ministro Massimo D’Alema, le cortesie se le può tenere. Un uomo di Governo deve applicare regole che valgano per tutti e soprattutto che non danneggino nessuno. Se la consuetudine – unica l’Italia! – consentiva di ospitare i giornalisti sugli aerei, doveva continuare; se si decide di cambiare – allineandosi al resto del pianeta – le modifiche devono riguardare tutti e non selettivamente “ad escludendum”.
Non è una parola grossa: atteggiamenti come questo incidono, e gravemente, sul lavoro dei giornalisti e quindi direttamente sulla libertà di stampa.

Piccola nota a margine: non mi pare che solo in Italia si usi dare il passaggio ai giornalisti. Anche negli Usa capita, e capita pure col Presidente. E capita pure col Papa, mi pare.

Viaggi & Miraggi (dalemiani)

La vicenda che è capitata all’inviato de La Stampa, ovvero di vedersi rifiutato l’accesso all’aereo della Farnesina diretto nei Balcani su ordine del ministro Massimo D’Alema è un qualcosa di odioso. Anche perché la ritorsione sarebbe avvenuto a seguito di un articolo della Stampa su presunti fondi brasiliani dell’ex premier.
Mi sovviene che molti, anche tra i politici campani, scelgono “con cura” le testate da accreditare, escludendone altre. Qualche esempio: il viaggio del Comune di Napoli a Londra, per l’emissione dei Boc; il viaggio a New York organizzato dalla Regione Campania per il Columbus Day e, recentemente, quello a Capri della Provincia di Napoli per non so quale fatto.
Vorrei sgomberare il campo da equivoci: non si tratta di fatto personale, ma se un ente, una istituzione, organizza un viaggio per la stampa, allora dovrebbe accreditare tutte le testate, comprese quelle sgradite (anzi, soprattutto quelle). Non è sempre così.
Altra questione è poi quella secondo cui il giornalista non dovrebbe accettare viaggi pagati da terzi. Se si tratta dell’azienda X posso anche capire. Ma quando si tratta di una istituzione e quando la cosa è aperta a tutti gli organi di stampa, secondo me la cosa è ben diversa.

Ps: è simpatico vedere su Google che il sito web di D’Alema propone “Biografia, pubblicazioni, foto, iniziative, documenti del deputato di Gallipoli”.