Giorgio triste, solitario y final

– Giorgio, ma che hai? Non dormi? T’ha fatto male un’altra volta il pangasio?
– ….Clio c’è un problema tra la gente. Come ‘a pubblicità della Coop.
– Almeno potresti parlare! Sono tua moglie, non sono Crimi.

PARLARE? PARLARE?  E che ti debbo dire? Anzitutto hai fatto la valigia? Io da qua ME NE VOGLIO ANDARE. Ti ricordi quando dicemmo “ma no, poi restiamo comunque a Roma… si sta bene, poi il gatto si traumatizza se lo trasferiamo?” Ecco, manco p0′ cazzo! Me ne vado, Clio, me ne vado ngoppa ‘a Stromboli, nun voglio sape’ chiu’ niente.
– Calmati, Giorgio. Ti faccio il bicarbonato…
– Ma quale bicarbonato e bicarbonato, qui per scendere questo casatiello che mi stanno facendo mangiare ce vo’ l’acido muriatico, lo sgorgalavandini! Ma mo’ chiste che vonno a me? Volevano fa ‘o governo, o governo e come cazzo lo fai il governo, nun t’ha vutato manco mammeta e vuoi il governo da me? ‘O fai cu Berlusconi altrimenti vai a casa. Chillo mo’ ha detto che vuole mettere uno dei suoi qui. Ma quando mai, io lo so, io lo so, vuole venire lui ngoppa ‘o Quirinale. L’ultima volta che è venuto qui ti ricordi come guardava le tende? Le guardava come per dire: mo’ vengo io e cambio le tende. E io nun te faccio cambia’ manco ‘o cazzo, piuttosto faccio senatore a vita a Gigi d’Alessio e ‘o faccio fa a isso ‘o presidente. Io non ce la faccio più portami via di qui, la mattina non posso guardare ‘o telegiornale mi sale l’acidità. L’unica soddisfazione è a vedere a chillu scemo che dorme dentro ‘o Parlamento, poi ero io Morfeo, eh? Non mi sono addormentato nemmeno quando facevano i convegni dell’area migliorista a San Giuseppe Vesuviano, io!

– Facciamo una cosa, appena è finito tutto ti fa un bel viaggio e poi scrivi un bel libro sull’Italia…

– Ma pure tu mo’ mi vuoi veder morto a me? E che  scrivo?  Che nientedimeno questi quattro bomboloni pieni di crema sono ancora convinti che possono governare senza fare ‘na figura ‘e merda? Vai, vai, governa cu Berlusconi. Appena esce un altro bunga bunga che dici, per difenderlo: no ma quale bunga bunga chell è mia sorella, si vogliono bene, se vonno spusà? Tu capisci, Clio, questi stanno ubriachi senza bere. Ho detto a Pier Luigi, ma quale birra e birra, tu devi abbuffarti di vodka e limoncello e poi devi fare capa e muro cento volte, tu dovevi vincere. E mo’ non solo perdi a Palazzo Chigi ma fai pigliare ‘o partito al guagliunciello di Firenze. Mammamia, fammene andare prima che ciò accada, povero a quel martire che viene dopo di me…

– Speriamo che viene uno buono.

UNO BUONO? CI VUOLE NU PREVETE RICCHIONE, QUI, LO CAPISCI? Meglio una femmena, Clio, perché ci vuole una che allucca e si fa sentire. Quando viene ‘o comico cu tutta ‘a tribù deve pigliarlo cu na mazza ‘e scopa e deve dire SONO IO LA PRESIDENTE E BASTA CU STU BURDELLINO.
– Promettimi una cosa
– Tutto quello che vuoi.
– Basta col pangasio. Sono ancora ‘o presidente, fai arrivare una bella paranza di pesce fritto ma leggero leggero cu nu grande limone schiattato sopra e poi  una bella zuppa di cozze con il forte…
– Giorgio costa troppo, poi la frittura…si sente la puzza di pesce e i Cinque Stelle dice che noi appestiamo tutto ‘o Quirinale e invece noi siamo cittadini dobbiamo mangiare leggero.
-… nientedimeno mi state facendo rimpiangere ‘o comunismo.
– Dai, Giorgio NON SEI MAI STATO COMUNISTA!
– Eh, vaglielo a spiegare tu a sti quattro scemi…E mo’ fammi pazziare al cruciverba ngoppa ‘o telefonino.
– Ruzzle, Giò. Si chiama Ruzzle.

 

Il retroscena delle consultazioni per il nuovo governo


Potrebbe essere. È satira.

Giorgio, allora?
– E ALLORA? E ALLORA? Ma che ti pensi che stamm ‘o mercato? ‘O comico piglia e dice “Ma tu dacci l’incarico a noi e nun te preoccupà belin belin belin”. MA QUALE BELIN E BELIN , MA TE PIENZE CHE SONO ‘O GABBIBBO? IO SONG’O PRESIDENTE! Chivemmuorto e chivestramuorto, sto andando avanti a botte di Maloox, me state facendo venire l’acidità di stomaco sto mangiando in bianco da tre giorni, domanda a Clio, CLIOOO CHE MI STO MANGIANDO IO? ‘O pangasio, mi sto mangiando ‘o pangasio in bianco, nu pesce ‘e merda che si mangia all’ospedale. E invece se lo sta mangiando ‘o presidente….

– Giorgio, siam mica qui a smacchiare…

– Nooo, Pierluì, tu cu mme’ sta strunzata dello smacchiatutto non la devi proprio fare. Ma tu ‘e capito che vincevi le elezioni e nun succedeva tutto questo? T’è piaciuto, invece, ‘o smacchiatore, ‘o giaguaro e ‘a maronna? E mo’ i guai li passo io! Ma chi ti credevi che eri, Mastrolindo che smacchiavi tutto? Clio, per piacere, pigliami la pasticca che chist me sta facendo salire l’acidità…

– Ti prego, Presidente, ho capito, ma il Paese aspetta un governo, il paese..

– IL PAESE? ‘O PAESE? Ma tu ci vai mmiez’ alla strada? Ci stai su internét? Io non ci sto su Facebùc tu sì, io tengo la posta elettronica e mi arrivano un sacco di maleparole. Poi DEVE VENIRE STU CAPA ‘E LIONE che mi chiama morfeo. A ME MORFEO, ‘e capito? Io sono del 1925 e voi a confronto a me tenete tutti la uallera, compreso stu cazz e movimento cinque stelle che si appiccicano per andare a mangiare o no al ristorante del Senato. Ma mangiate dove volete, tanto vi danno sempre lo stesso schifo, a Roma, la gricia o la amatriciana. E invece io vulesse na bella fritturina leggera leggera, cumm ‘a fa Zì Peppino sul Lungomare di Napoli. E manco più lì posso andare perché ci sta ‘o sindaco de Magistris che vuole i soldi per il Comune. Ma che volete da me, VOI-CHE-VOLETE?

– Insomma, Giorgio, tu il mandato a chi lo dai?
– Nun ‘o ssaccio, devo ancora decidere
– E le consultazioni sono finite!
– E dovete aspettare. O tieni Whatsapp? Ti mando nu messaggio che lì non paghiamo l’sms
– Ah ma tu lo sai che pure lì mo’ faranno pagare 90 centesimi all’anno?
….

CLIOOOOOOO PORTAMI UNA CAMOMILLA!

Perché dovrei affliggermi ora?

Mi chiamo Ciro Pellegrino, sono un giornalista, sono nato a Napoli il 27 febbraio del 1977 . Oggi, dunque, è il mio compleanno. Compio 36 anni. Due volte 18  ed è quanti in effetti vorrei sentirmene. Qualche giorno fa sono stato con un bravo e intelligente giudice campano, Raffaele Cantone, ad un incontro con i ragazzi di un prestigioso liceo di Napoli, il “Genovesi”. È una delle cose che in assoluto più mi emoziona, parlare ai ragazzi. Sarei rimasto lì per ore. Qualche ora dopo sono andato a votare, qualche ora ancora dopo ho scoperto che il centrodestra di Luigi Cesaro (capolista PdL) e di Nicola Cosentino (non candidato) aveva vinto in Campania per l’ennesima volta. Ho scoperto che il centrosinistra aveva perso e che Beppe Grillo col suo movimento aveva superato ogni aspettativa. E così (più o meno…) in tutt’Italia. Io vivo a Napoli e a Napoli lavoro, faccio il giornalista. Sono precario o meglio lo sono diventato dopo anni di contratto, sono stato cassintegrato e disoccupato. Nel vicolo in cui abito, proprio ora (sono le 23.20 del 26 febbraio ma questo articolo sarà pubblicato a mezzanotte del 27) stanno sparando i fuochi artificiali. Non mi stanno facendo la festa: è arrivata la partita di droga e così si segnala l’avvenuto rifornimento della piazza di spaccio. Insieme a questa succedono tante altre cose nella mia città e nella mia regione. Avrei di che essere arrabbiato.

Perché dovrei affliggermi ora? Uso questa bella frase di Osho (ma non sono un tipo new age) per spiegare il mio sentimento in questo momento: tutto va come non dovrebbe andare. Io sono nato nel 1977, lo ripeto: ho vissuto gli anni Ottanta da piccoletto, gli anni Novanta da adolescente e il nuovo millennio da ventenne. Anni difficili, per non dire di merda. Ho 36 anni da poco e la metà di questi li ho passanti parlando (non sempre) scrivendo (abbastanza) bestemmiando (ecco questo molto di più) discutendo (ahimè) di Silvio Berlusconi. Ancora mi dico e mi ripeto in queste ore: perché dovrei affliggermi ora? Quando sono venuto al mondo il presidente del Consiglio dei ministri era Giulio Andreotti, alla sua terza esperienza da premier con la Democrazia Cristiana. Dopo di lui sarebbero venuti i Fanfani, Spadolini, i Bettino Craxi. Ripeto: perché dovrei affliggermi ora? Ho vissuto la metà della mia vita sperando vi fosse qualcosa di diverso, probabilmente l’errore da giornalista e da cittadino è stato quello di dare poco ascolto alla metà del Paese che la pensava diversamente. E ancora mi ripeto, come un disperato mantra, perché dovrei affliggermi ora, proprio ora? Ci sono tante cose da ascoltare, da vedere e da raccontare e probabilmente c’è da continuare a combattere per una determinata idea di società, di vita, di cultura. Combattere ma al tempo stesso ascoltare. Capire, raccontare. Tutto questo per uno che trova notizie e racconta  storie è una manna dal cielo. Perché dovrei affliggermi ora?

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Dei sondaggi elettorali e di Beppe Grillo sui giornalisti precari


I sondaggi elettorali sono vietati. Quindi dovrete capire qualcosa se vi dico che «le pummarole aumentano e ‘o ciuccio se stanca ngoppa ‘a saghiuta» come l’ ‘assistito‘ del film “Così parlò Bellavista”. Il ciuccio tiene, il cavallo trotta e il conclave si fa: sembriamo tornati a radio Londra . Da un osservatorio privilegiato, il giornale per il quale lavoro, mi rendo conto di quanto siano “cercati” via google i sondaggi elettorali con particolare riferimento a quelli su Beppe Grillo.
Già, Grillo: la sua storia è stata sviscerata ovunque, io ho avuto anche il piacere di essere ospitato sul suo blog senza censura alcuna. E non ne dirò male per partito preso.
Tuttavia la dichiarazione di ieri, riportata dall’agenzia TmNews m’ha fatto arrabbiare non poco. Confido in una smentita ma ho l’impressione che non ci sarà. La parte brutta del discorso di Grillo è questa qui:

Poi “vai a vedere quanto pagano i loro precari, i giornalisti: 5, 6, 10 euro ad articolo. E’ chiaro – ha aggiunto – che un ragazzo che prende dieci euro ad articolo non va a controllare le fonti dei suoi articoli: fa un articolo, lo sbaglia, fa un altro contro-articolo, poi fa una smentita, fa tre articoli e porta a casa uno stipendio. E’ questa l’informazione”.

Eh no, caro Beppe Grillo. Avrai mille sondaggi elettorali a tuo favore, entrerai in Parlamento con 100 tuoi rappresentanti, ma credimi, è la più grande fesseria che potevi dire. Hai offeso in un sol colpo una categoria e una generazione. Una categoria perché hai sostenuto che chi fa questo mestiere senza contratto o da abusivo o da freelance o con contratto atipico non eserciti il suo dovere di approfondire le notizie perché non è pagato quanto dovrebbe. E’ diverso. Semmai chi non è pagato è sotto ricatto e non può imporsi in caso di censura perché senza tutela alcuna rispetto all’editore o al direttore che eventualmente vuol far sparire una notizia scomoda. Ma la stragrande maggioranza di noi si fa un mazzo così per portare notizie fresche e che non ha nessuno. Sai perché caro Beppe? Perché altrimenti le testate non se le comprano. E nemmeno quei pochi spiccioletti vediamo.
Altra offesa, questa ad una generazione intera, è quella secondo la quale noi giornalisti precari scriveremmo apposta le notizie non verificate per poi scrivere una smentita e una contro smentita. Ma ti rendi conto di quel che dici, Beppe? Ma sai che spesso su di noi e noi soli ricade l’eventuale  peso legale delle cose che scriviamo – pagati poco e male –  sui giornali? Così infanghi anche la memoria di persone come Giancarlo Siani, giornalista precario e morto semmai per aver verificato sin troppo a fondo determinate dinamiche senza fermarsi davanti a niente. Che credi, che siamo disperati e facciamo ‘la cresta’ sugli articoli? Ti stupiresti a vedere quanto lavoro c’è nella giornata di ogni singolo cronista precario. Stavolta hai toppato: hai colpito i senza voce, hai colpito chi non può difendersi.

Ieri sera a casa di Giorgio

A casa di Giorgio, su quella bella collinetta romana, ieri si sentivano urla di pazzi. Indubbiamente è stata una giornata difficile per la famiglia Napoletana.

M’ha fatto ntusseca’ ‘o presepe! S’è scassato l’asinello! Mo’ aggia scendere ‘a Napule pe mo’ ‘ccattà!
Ma… ma chiste è scemo. Ma è scemo o fa ‘o scemo? Tesoro chiudi sotto alla pasta e ceci che m’è venuta l’acidità, s’è chiuso lo stomaco!
Ma tu ‘e capito chisto che vvo’ fa? Chillo Monti l’aggio dovuto pregare per trasì a Palazzo Chigi e mo’ tu vuo’ fa un’altra volta ‘o bunga bunga? Ma nun t’abbasta chello ch’è fatto? Mannaccia Sant’Eusebio e la campagna di Russia nientedimeno me vene nzuonno ‘a notte cu chella faccia chiena ‘e trucco. Ma che vuo! MA CHE CAZZ VUO’ ANCORA? Me fai sta quieto na’ jurnata, viecchio ‘e merda? So sett’anni che me stai scassanno ‘a uallera!

Oh! Esc’ pazz’! Chist’ m’accis a salute! Mo’ nun tenev’ nu cazz’ a fa’ e a’ fatt’ o’ comunicat, ma tu vir’ nu poc o’ patatern! Dice: “presidente, una dichiarazione”: Abberluscon’? E m’ha cacat’ o’ cazz!