Fare la guida turistica agli amici in vacanza a Napoli e vivere felici


Capita sempre più spesso: «Ciro sono/siamo a Napoli, ci vediamo?». Per me è sempre una gioia. E pure una responsabilità. Provateci voi a non farvi venire l’ansia dopo vent’anni di cronaca. No qui no, hanno ucciso a uno. Qui ci sta la piazza di spaccio, qui non passano bus. Vediamo di condensare i consigli utili

1. Valli a pigliare. Non esiste che ti lascio alla stazione centrale come un disperato in mezzo al ‘gioco delle 3 campanelle’, al borseggiatore facciadimerda (l’ho ribattezzato così) alla selva caotica di piazza Garibaldi di mattina che si trasforma in giungla la sera. Valli a prendere/vallo a prendere/valla a prendere in stazione. Se arriva all’aeroporto di Capodichino, invece, se la può tranquillamente fare con l’Alibus (taxi? Coraggioso e paghi tu).

2. Caffè subito. Togliamoci subito questo pensiero. Fagli prendere il caffè subito, così la discussione su quanto è buono rispetto boh, che so, a Bergamo la archiviamo e passiamo avanti.

3. Metropolitana fino a Toledo. Dico sempre che metro di via Toledo è così bella che i treni non passano per non sciuparla. Qualche giorno fa un gruppo di romani ha osato in mia presenza dire che insomma, non è granché. In realtà è vero, non è tutta questa magnificenza, ma la dovevo difendere a prescindere, quindi ho sbottato: «No, signo’ è meglio a Roma Battistini sicuramente!».
Mo’ la signora andrà raccontando che un tifoso del Napoli voleva accoltellarla in stazione. Fanno sempre così, gonfiano un po’ la storia per sentirsi Genny Savastano in Gomorra.

4. Voglio ‘o mare. A Napoli si dice: «’o ttengo e t’ ‘o ddongo» (ce l’ho e te lo do, con velata allusione sessuale). Il mare c’è. Puntare su via Caracciolo (chiamatelo un’altra volta “Lungomare Liberato” e vi sputo in un occhio). Percorrete la via Toledo, caotica e calda. Il cronista vi dirà che alla Galleria Umberto è morto un ragazzino con un pezzo cornicione caduto in testa. Che è un cantiere tutto e che non la riconosce più, la città.
Voi guarderete i vicoli dei Quartieri Spagnoli e direte: «Ma ci si può andare?». Poi vorrete andarci da soli e non vi succederà niente, nemmeno uno scippo. E vi sentirete un po’ stronzi per aver pensato che Napoli era così pericolosa (ecco, il tempo di pensare sto fatto e si sono fottuti il portafogli sul bus R2 che vi avevo detto di non prendere!).
Piazza Trieste e Trento, la fontana con la carcioffola, alla vostra sinistra il Teatro San Carlo. C’è un bel concerto, una bella opera. Perché non ci andate? Davvero.
Poi si apre piazza Plebiscito. Tira un po’ di vento e voi siete contenti, son contento pure io , se vi accompagno. Quello a sinistra è Palazzo Reale, sulle statue dei Re c’è una filastrocca che mi scoccio di raccontarvi, la trovate su internet. A destra il colonnato della Chiesa di San Francesco di Paola.
Sì, se ti metti al centro e ti bendano non riesci mai a centrare i due leoni. Però fa caldo è mattina. Meglio provarci di sera. E lì su c’è il Pallonetto di Santa Lucia. Montedidio, Pizzofalcone e blablabla. Ma tu lo vuoi vedere o no, il mare?

5. Il mare. Via Cesario Console, questo bicchiere pieno d’acqua di mare che scivola via. Andiamo sul bordo: è il golfo di Napoli. A sinistra Molosiglio, a destra lungomare. Santa Lucia l’ho saltata, magari torniamo se abbiamo fame a mangiare qualcosa. Il mare non è un elemento marginale.
A te piace ‘o selfie ‘e Instagram? E hai voglia di selfie e storie di Instagram, guarda qui.

Però magari se cammini invece di pensare a quanto casino ci sta e al caldo che fa e a come sarebbe bella Napoli se tutto questo fosse meno caotico, ecco, camminando camminando ti spogli dei pensieri, delle ansia, inizi a parlare del mare, del mare, solo del mare di quanto eri piccolo e di come a casa tua, d’estate si andava in spiaggia.
Se scenne tutto ‘a cuollo, tutto da dosso. È il più grande regalo che ti può fare Napoli e te lo fa una sola volta. Dovrai ritornarci per provarlo nuovamente.
E lo so, se stai leggendo e sei napoletano lontano dalla città, magari perché la vita ti ha portato altrove nel mondo ti sta venendo un po’ da piangere.

6. Non aspettare niente e nessuno per mangiare. Ci sono ristoranti e pizzerie che hanno file d’attesa chilometriche manco fossero l’ospedale Cardarelli quando ti devono operare la guallera. Io dico no alla fila, io dico no alla lista «venti minuti al massimo e si libera un posto». Andatevene affanculo, qui si mangia bene quasi ovunque. La pizzeria è piena? Ciao, vai a quella affianco. Ma non perdere un’ora o più per aspettare di pranzare.

7. Vuoi i posti dei turisti? Ok. Allora: Castel dell’Ovo, Maschio Angioino, il Cristo Velato alla cappella Sansevero al centro storico (si è bello però mammamia, tre ore ad aspettare…ma cammina, vivila, stai qui solo un giorno!). Castel Sant’Elmo vista bellissima da San Martino; vuoi vedere lo stadio? Prendi la metropolitana e scendi a Campi Flegrei, poi ti deprimi e torni indietro. Che vuoi fare? Il museo Archeologico arte classica e reperti egizi e romani? Il museo Pan, fotografia e arti figurative? Il museo Madre, arte contemporanea?

Volete il piedino a zampa di leone? E Giggino vi da il piedino a zampa di leone…(il palazzo di’ Così parlò Bellavista’ è in via Foria 106, nelle ore diurne è aperto).


7. Vuoi i posti non turistici?
In realtà anche il luogo più turistico di Napoli contiene al suo interno un po’ della sua autenticità. Fatevi un giro per l’Anticaglia dietro via Duomo, sbucate davanti al ristorante ‘La Campagnola’ in via dei Tribunali e se non c’è fila (difficile) mangiate lì.
Vorrei dire: perdetevi senza una guida. Sì, ma che ve importa: perdetevi: Pallonetto, Pignasecca, Cavone di piazza Dante, Borgo di Sant’Antonio Abate, andate ngoppa ‘e mmura, dietro il mercato del pesce a Porta Nolana. Vorrei dire, prendetevelo, sto maledetto bus R2 dalla stazione a via San Carlo. Vorrei dirlo, ma evito. Poi magari se lo fate non succede niente. A Lisbona mi dissero: «No ma non andare all’Alfama di sera! No ma attento ai borseggiatori sul tram» a me veniva da ridere come risi in faccia al borseggiatore che voleva puntarmi a Dublino (ma seriamente, ma come si fa, a Dublino…ridemmo per tutta la serata).

E se proprio vuoi/volete vedere una cosa che vedo io tutti i giorni ecco. Via Santa Lucia, quasi alla fine, prima dei barbacane che sostengono il costone del Monte Echia (quel coso di tufo).

Io questo l’ho ribattezzato il balcone dell’ottimismo.
Perché sei di fronte al mare, non lo vedi ma ne senti l’odore, lo immagini e sai che due passi e sei lì. Potresti avere una grandiosa vista e non ce l’hai.

Ma aspetti. Un giorno, chissà, Napoli la aggiusteranno tutta.
Chissà.
Intanto resto, aspetto…

Argomenti trend da utilizzare in una cena napoletana

1. Chi cazzo è il cantante LIBERATO? Ipotizzate di saperlo ma di non poterlo dire.

2. Chiedete agli ospiti se piace l’imitazione di Maurizio De Giovanni del cabarettista Lino D’Angiò. Ricordatevi di non fare troppo gli ironici che De Giovanni è come Fidel Castro, ha gente ovunque.

3. Gioco di società: ripetere a memoria il monologo del Cavalluccio Rosso di Riccardo Pazzaglia.

Con questi giorni che non mi riescono…

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«Con questi giorni che non mi riescono…»*

Ho avuto la febbre per qualche giorno – per un maschio adulto significa aver vissuto un’esperienza di pre morte – e quando sono uscito per tornare in redazione (ieri) Napoli era lattiginosa, immersa in una nebbia che per noi non è usuale. I contorni sfumati di Castel Sant’Elmo su a San Martino a conferirgli mistero; il Vesuvio che si scoccia e sparisce inghiottito dal bianco; il mare che pare un barattolo di vernice da steccato. Poi è iniziato a piovere. Lavoro a Santa Lucia e sono un giornalista. Se piove pure, l’unico da citare è il Nicola Pugliese di “Malacqua” :

«Attraverso il velo di pioggia che scendeva a sfrangiare la città avvertivi il disagio, ed il presentimento triste: la vita sarebbe cambiata. E stava cambiando forse in quel preciso istante».

Da quanto non proviamo la sensazione che qualcosa stia cambiando, a Napoli? Qualcosa per tutti, dico, qualcosa che non sia l’emozione legata ad un evento sportivo o connessa ad un concerto o alla scomparsa di un personaggio famoso? Si rincorrono le novità, veloci come i «a cosa stai pensando?» sul social network; le novità, okay. E i cambiamenti? La felicità o l’inquietudine fiera che qualcosa domani sarà diversa da oggi, la città non la sente più da tempo. Sono sicuro che se scavassi in Italo Calvino troverei una citazione sulla città che si è un po’ cacata il cazzo. Ma ve la risparmio.

Ai giornalisti è demandato un compito: quello di percepire l’aria che tira. Spesso, invece, le arie se le danno o ci riempiono i pezzi. Che poi diventano come gigantesche pizze fritte gonfie ma senza sostanza (a proposito, eccola qua). L’aria è che le elezioni si avvicinano: il sottobosco inizia a muoversi e se ne ha contezza; si iniziano a saldare alleanze, gente fonda partiti col proprio nome e cognome (sì, il sindaco di Napoli), alla Regione Campania il comandante De Luca sarà costretto a rivedere la sua giunta e dar spazio a quelle forze del Pd campano che gli serviranno in caso di ricandidatura.  ‘O zuppone di eduardiana memoria è l’immagine che ben si confà all’attuale legge elettorale.
Vi sto scrivendo di politica perché in queste settimane stiamo scoprendo che il Pd di Napoli alle Elezioni comunali della scorsa primavera non solo si è presentato con delle primarie-burla (ricordate il fatto dell’euro ai seggi?) ma anche con liste un po’ farlocche (o quantomeno meritevoli di indagini).

Se è vero come spesso è stato vero negli ultimi decenni che Napoli si dimostra laboratorio politico di quel che sarà nel resto d’Italia, il Pd è messo malissimo, pure peggio di quel che già sembra. E forse è il caso di accendere una nuova luce intorno a questa carcassa di partito vesuviano. Spero di contribuire coi miei timidi mezzi.

 

L’altra è la morte di un uomo. Si chiamava Raffaele Vettorino, aveva 62 anni ed era un ex lavoratore socialmente utile (Lsu, una sigla maledetta) che manifestava per lo sblocco di fondi che gli avrebbero consentito la “stabilizzazione”. Un precario di 62 anni, coi figli ultratrentenni, senza alcuna possibilità di pensione.
Raffaele è morto d’infarto in una storia che ha dell’incredibile: un tizio con una Bmw ha travolto il corteo ferendo 3 persone, lui ha tentato di rincorrerlo e si è sentito male.
Di Raffaele ho visto una foto: lui chino che rinteggia un muro. Mi ha un po’ scosso,  ci sto pensando da giorni.

 

Napoli ’44 di Francesco Patierno è un film davvero bello. Fate in modo di vederlo (è su Sky). Riprende le memorie del giovane ufficiale inglese Norman Lewis entrato in città nel 1943 con la Quinta Armata. Alla potenza delle parole s’associa quella delle immagini, non solo evocativa ma anche dotata d’una cifra poetica notevole.

 

«E sulla città questo velo di come agonia d’animale» (sempre Malacqua). In quest’agonia ci metto due cose che mi hanno intristito molto. La chiusura di un punto lettura per bambini in un museo comunale (le cose si stanno evolvendo, non per il meglio, ma oggi dovrei scrivere un altro pezzo). 

Se mercoledì 8 febbraio siete a Napoli e vi interessa la Seo (quella scienza occulta per esser bravi sui motori di ricerca) o comunque scambiare due chiacchiere, presento il libro di un caro amico. Se riesco racconto pure la sua singolare storia imprenditoriale, secondo me molto bella.

 

*La frase è della canzone è “Da lontano” di Eduardo De Crescenzo. È molto dolce: ascoltatela quando siete un po’ tristi. Una volta ho conosciuto De Crescenzo, girava voce che non fosse esattamente tra gli artisti disponibilissimi con tutti, quelli col sorriso prestampato. Beh, posso confermarla. Però è davvero un grande artista, secondo me.

Newsletter su Napoli e i napoletani

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Una newsletter su Napoli, vista da un giornalista che a Napoli vive e lavora. Sono anni in cui questa città è sempre più marginale nel dibattito politico e culturale italiano. Eppure la capitale del Mezzogiorno d’Italia resta un punto privilegiato per guardare gli effetti di quel ch’è stato deciso altrove o come laboratorio che anticipa quel che sarà.

La newsletter è come la pipa. Lenta. Ma ha un sapore particolare, un po’ antico. E arriva dove deve arrivare, anche altrove. Avevo bisogno, forse necessità, di confrontarmi con un’altra modalità di scrittura che non fosse quella giornalistica né quella con le regole del marketing e della seo (ormai le due non si distinguono quasi più).

I lettori vengono contati coi like e con gli share che non sono sempre sinonimo di comprensione, condivisione, analisi critica del testo. Si sceglie di dare sempre più importanza agli elementi immediatamente visionabili sui social network, come foto e titolo, col risultato che è tutto un rincorrere la novità incredibile ed esclusiva. Vorrei provare anche a guardare altrove. Verso una comunità di persone che leggono attentamente, unite dalla voglia di vedere Napoli sotto un’altra prospettiva. O quanto meno di stimolare una discussione diversa.

Newsletter su Napoli, come iscriversi?

Dunque vi presento la newsletter su Napoli di Ciro Pellegrino (è gratuita, ovviamente). Il titolo è, appunto: “Saluti da Napoli”.
Vi spiego perché?

«E a Napoli che si dice?». Per chi ne è lontano (temporaneamente o definitivamente). Per chi la guarda da lontano. Per chi non la capisce più: una timida newsletter che riceverai poche volte al mese. Tutto gratis ovviamente. Se ti va, inserisci il tuo indirizzo mail.

Saluti da Napoli – una newsletter di Ciro Pellegrino

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I’ nun m’arricordo cchiù, si stevemo bbuono

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«I’ nun m’arricordo cchiù, si stevemo bbuono»*

Sono le cinque e mezza del pomeriggio dell’ultimo giorno del 2016 e Napoli sembra già sotto bombarda18menti. Aveva ragione Riccardo Pazzaglia in “32 Dicembre” di Luciano De Crescenzo, sui popoli fuochisti.
Ordunque, quest’anno negli auguri di “buona fine e buon principio” ci siete pure voi, «unica, eguale tempra di eroici cuori» ormai sotto il migliaio di iscritti a questa newsletter (per far iscrivere altri, qui).

È stato un cazzo di anno pesante, vero? Io me la sento proprio addosso, la fatica. E il 2017 per me, nato nel 1977 sarà l’anno delle cifre tonde.
Però, quante cose e persone belle.

Ho scritto un pezzo sul 2017 che vorrei per Napoli (polemico fino all’ultimo, lo so).

Nessuna tv locale e nazionale trasmette più “Natale in casa Cupiello” e “Così parlò Bellavista” in questi giorni. Che tristezza.

Vabbè, come sempre, avevo in mente cose alte e poetiche iniziando a scrivere. Poi mi è venuto in mente che bisogna guardare con un minimo d’ottimismo e d’ironia.

Ma permettetemi un pensiero. in questa newsletter ci sono tanti iscritti emigrati da Napoli nel resto del mondo (circa 100 solo negli Stati Uniti!).
A loro il mio abbraccio e bentornato a casa se sono riusciti a tornare. O il mio abbraccio doppio se non sono tornati e leggono da lontano.

Metto ‘o piatto ‘a tavola pure pe’ vvuje, no?

 

Oroscopo napoletano del 2017

Ariete
Senza offesa, stai come l’ex Italsider di Bagnoli. Ora o mai più.

Toro
Anno di conferme. Hai presente De Mita? Basta che non ti sbatti poi tutti da te passano.

Gemelli
Luigi de Magistris è Gemelli. Non so, devo dirti altro?

Cancro
«Voi che soffrite nel budello oscuro..n’ata vota saghite p’e’ scale che è chiù sicuro!».  Luigino, poeta.

Leone
La vostra vita sembra quella dell’Ente Città Metropolitana: non si sa che siete esattamente. Quest’anno, però, le cose si apparano.

Vergine
Gli astrologi sono concordi: vi dovete “riorganizzare”.
Insomma, sembrate il Partito Democratico a Napoli. Se poi siete pure indagati…

Bilancia
Considerato uno dei segni top dell’anno che verrà. Tutto sta a te. Vedi di non fare la fine del referendum di Renzi.

Scorpione
Stai come un film di Alessandro Siani in un cineforum su Massimo Troisi. Forse è il caso che cambi situazione.

Sagittario
È il caso di rivedere le amicizie. Perché come recita il poeta Gianfranco Marziano:
Foschia mattutina:
in un villaggio di mille tetti,
sai quanta sciemi

Capricorno
Quando c’è l’amore, c’è tutto!
No, chell’è a salute…
Massimo Troisi

Acquario
Hai presente Jep Gambardella nella Grande Bellezza, quando dice  che «non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare». Aggiungici una mazza in mano e sei tu nel 2017.

Pesci (è il mio segno, sono in conflitto d’interesse)
Ti si parano davanti due opportunità. La prima è una particina in Gomorra la serie 3 nella quale interpreti il boss soprannominato ‘O Panda ncazzuso.
La seconda è diventare il profeta della pizza fritta nel mondo mediorientale…

Cerco nuove soluzioni per poterti impressionare

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Cerco nuove soluzioni per poterti impressionare*

Se puoi, durante la lettura, ascolta “Tu vuoi l’America” di Edoardo Bennato.
Se sei a Napoli o torni per Natale allungati una mattina a Bagnoli e passeggia ascoltandola.  E fregatene della newsletter.

Pino Daniele è il cuore, Bennato è la testa di questa grande cassa armonica. Capace di profezie straordinarie su Napoli. Esempio? Ascolta “Chi beve, chi beve“. È del 1987, ha quasi trent’anni, cazzo. Parla dei miliardi spesi per la metropolitana, di quelli per Bagnoli, di quelli per il Centro Direzionale di Poggioreale. I cantieri perpetui, l’eterna Incompiuta di Napoli Ovest, il sogno di sviluppo post-industriale a Oriente. Chi fa il mio mestiere dovrebbe leggere il presente anche nell’urbanistica cittadina o meglio, nelle conseguenze del suo stravolgimento o della sua paralisi. Ma lo facciamo? C’è un occhio vigile su Bagnoli? E su Napoli Est? La domanda è retorica. 🙂

L’ultima newsletter l’ho mandata durante la notte del referendum. Quello che è accaduto vi è noto: ciao ciao governo Renzi I e governo Gentiloni con tanti ministri del precedente Esecutivo. Dalle mie parti chi contava sulla vittoria del SI e quindi di Renzi (ovvero De Luca) ora si lecca le ferite per lamagrissima figura in termini di affluenza e consenso. Chi si è espresso per il NO (ovvero De Magistris) ha gongolato un po’ per le dimissioni di Renzi e pure per i guai di Raggi-M5S a Roma e di Sala-Expo a Milano. Ma si tratta d’un sorriso amaro: al Comune di Napoli mai come ora mancano soldi per qualsiasi cosa. E se non stiamo attenti zompa la società dei trasporti pubblici cittadini.
Però vi garantisco che De Luca sta incazzato come una iena. È la prima volta che Salerno, ribattezzata VicienzoGrad lo tradisce. Con Renzi poi aveva creato un format di successo: l’amministratore locale incazzoso e sempre pronto a chieder soldi per la sua Regione e il premier che concede ma poi da buon padre di famiglia lo frena in favore di altre regioni e lo modera nel linguaggio, stile Littizzetto-Fazio.

Ci si consola (io no) con il grande albero di pali in ferro costruito sul Lungomare: si sale (pagando se si vuole andare in cima), ci si può cenare (costa tanto) e ho letto molte articolesse sociologiche sull’iniziativa. A me fa incazzare una cosa, in particolare: Napoli aveva bisogno di quel cesso per farsi guardare dall’alto?
Non tuteliamo i punti d’osservazione naturali di una città collinare e ciò è assurdo. Mi viene da pensare a Lisbona. E invece i miradouro di Napoli sono off-limits. Esempio? Il Moiariello (scusate, ci sono nato) che cade a pezzi. Il monte Echia a Santa Lucia…il progetto per riqualificarlo è fermo da dieci anni. Ah: siete passati per via Cesario Console, subito dopo piazza Plebiscito? L’affacciata è transennata da un anno. Perché?
E Bagnoli? Bagnoli è un punto mozzafiato della città. Quattro anni fa feci un videoreportage (maronn quanto ero più giovane e più magro) entrando nell’ex Italsider prima che la sequestrassero e ri-sottoponessero a bonifica.
Nisida è un’isola e nessuno lo sa.

Vabbé, sta settimana è Natale. Mangiate mangiate, le diete fanno male.
Sapete che Ungaretti ha scritto i versi «Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade» a Napoli?
Secondo me volevano portarlo a comprare i regali a via Toledo e, giustamente, si scocciava di stare in mezzo al traffico.

Ultima cosa, importante.  GRAZIE. Sto leggendo tutte le mail che mi avete inviato voi che siete andati via da Napoli. Continuate a darmi una mano: storie, suggerimenti, idee. Rispondo cuoncio cuoncio.

* È un verso di “Tu vuoi l’America”. Quello cui tengo di più però riguarda «la strada che facciamo che sembra un posto di frontiera» ed è la frase che apre un romanzo che amo perché è bello e per molte altre ragioni, tutte valide.