Il premio di giornalismo sponsorizzato dalla multinazionale chiede il pezzo su commissione

Il premio ‘Ischia’ di giornalismo è quello che nelle sere d’estate allieta la seconda serata delle reti Rai. Inquadrature di prestigiose, eleganti, sudate platee che dopo una giornata passata alle Terme dell’isola verde si spellano le mani per il grande reporter americano anziano, per il grande ex direttore del tiggì, per la grande inviata di guerra tutta truccata.

Quest’anno al premio-base è stato affiancato un bando per i giovani cronisti. Ma mica tutti i giovani, no eh. solo gli allievi del Master in Giornalismo del biennio in corso (a.a. 2011‐2012/2012‐2013).

Il premio è sponsorizzato dalla Coca Cola, nota multinazionale delle bibite gassate e zuccherate (no vabbè, c’è anche Coca cola Zero). I partecipanti   – dunque già un gruppo selezionatissimo e ristretto – hanno dovuto letteralmente scrivere un pezzo su commissione: il bando chiedeva espressamente un articolo giornalistico sul tema “Il rapporto tra le multinazionali e il territorio campano: Il caso Coca‐Cola HBC Italia a Marcianise”.

Possibile che agli studenti di una scuola anziché insegnargli l’etica, la deontologia, la capacità di dire no alle marchette li si gratifica e premia quando una multinazionale chiede loro un articolo su commissione?

Possibile che nessuno abbia protestato? Nessuno, sindacato dei giornalisti, ordine professionale, ha visto una stranezza in tutto ciò? Veramente siamo diventati delle piccole Barbie formato reporter?

 

Per la Coppa America a Napoli 3 milioni in comunicazione. Ma serve un solo giornalista

 

Le preregate della Coppa America di vela che si terranno a Napoli dovrebbero essere – così ci hanno detto – una grande occasione di sport ma anche mediatica ed economica. Dovrebbero rilanciare l’immagine di Napoli e al tempo stesso dare lavoro a molte persone, seppur per limitato tempo. Si parla di un indotto di mille e più persone impegnate per la realizzazione del grande evento.

In questo grande affare, ovviamente serve chi tenga le redini dal punto di vista mediatico. La società organizzatrice di America’s Cup, l’Acea, ha i suoi fortissimi canali, poi ci  sono gli sponsor altrettanto forti, ci sono i team sportivi eccetera. A Napoli ci sarà ovviamente anche un centro media locale. C’è un bando di gara ristretto (ad inviti) per stabilire chi dovrà gestire l’evento partenopeo (dal galà d’apertura alla festa di chiusura agli eventi di intrattenimento fra una giornata e l’altra di regate) e pianificare le uscite pubblicitarie (tv, radio, cartacei, web, affissioni). Parliamo di un affare di 3,2 milioni d’euro.

La cosa che mi colpisce è ovviamente la parte che riguarda i giornalisti. Insomma, l’ufficio stampa della Coppa America targata Napoli. Recita il bando:

L’ufficio stampa dovrà operare con gli uffici stampa dei soggetti che costituiscono l’Acn srl (la società organizzatrice costituita da Comune, Provincia, Regione, Unione industriali ndr.)  e degli organizzatori degli eventi […] La redazione dovrà essere costituita da un esperto del settore, in qualità di responsabile e da un giornalista junior con conoscenze nei settori dello sport, del territorio, dell’utilizzo delle nuove tecnologie  di comunicazione e del marketing.

Stupisce una cosa: com’è possibile che per un evento del genere sia previsto un solo giornalista, uno solo (mi sfugge francamente il significato di giornalista “junior”). Uno che deve sapere di sport e territorio, nonché conoscere comunicazione e marketing. Non so a me inquieta che ogni qual volta si scrivono dei bandi per la comunicazione il ruolo del giornalista venga descritto con superficialità così evidente.

 

Regione Campania, dietrofront sullo strano bando per addetto stampa

Quel bando della Regione Campania di cui avevo scritto qualche settimana fa per un posto di ufficio stampa al Consiglio regionale è stato revocato. La Regione ha evidentemente compreso che troppe erano le incongruenze, denunciate anche dai giornalisti precari.

Ora occorrerà tenere gli occhi aperti per capire i criteri del bando che sarà licenziato da Palazzo Santa Lucia: che sia un bando vero, per giovani, non un abito cucito addosso a chissachì.

 

 

Il Consiglio regionale Campania cerca ufficio stampa con un bando. E che bando!

Il Consiglio regionale della Campania non ha più un ufficio stampa da qualche tempo. E ora cerca una persona attraverso un bando pubblico, come prescrive la legge.

Il problema è che il bando, a mio modo di vedere è quanto meno singolare.
La figura professionale richiesta è «incarico di responsabile delle attività di comunicazione e di informazione istituzionale del Consiglio Regionale della Campania». Nel profilo tracciato c’è scritto che l’aspirante dovrà: «svolgere le attività relative alla comunicazione esterna, diffusione e pubblicizzazione della mission, delle attività, dei servizi e risultati dell’ente, mettendone in risalto i vantaggi e gli effetti per il territorio e la popolazione regionale».
I social network non sono nemmeno citati esplicitamente, forse giusto al punto finale come «forme innovative…»

a) raccolta di informazioni relative all’amministrazione e di interesse per la cittadinanza; monitoraggio dei comunicati pubblicati, dei temi ed articoli di interesse per il Consiglio regionale, anche rassegne stampa periodiche;
b) valutazione delle notizie raccolte e predisposizione di articoli riguardanti quelle più significative;
c) predisposizione e diffusione di comunicati stampa e articoli riguardanti sia l’attività dell’amministrazione e del suo vertice istituzionale, sia quella di informazione, promozione e lancio dei servizi;
d) servizio di supporto alle aree comunali per i rapporti con i media, organizzazione di conferenze stampa e realizzazione di cartelle stampa in occasione di eventi e manifestazioni di interesse regionale, come inaugurazioni, convegni, commemorazioni, tavole rotonde;
e) ideazione, in collaborazione con i servizi regionali, di dépliants, brochure, manifesti e locandine, ecc
f) collaborazione per il restyling del sito web del Consiglio Regionale della Campania;
g) individuazione ed adozione, sulla base delle indicazioni dell’Amministrazione, di forme innovative di comunicazione che ne aumentino l’efficacia e la trasparenza.

Stupisce poi il pochissimo tempo a disposizione per presentare domande: il bando scade il 23 gennaio ed è stato pubblicato sul bollettino ufficiale della Regione solo il 9 gennaio. Quattordici giorni.

Chi valuterà? Ci sarà una commissione. Composta da chi, non si sa.
Ecco, servirebbe più trasparenza.

Qui il comunicato che abbiamo fatto come  Coordinamento giornalisti precari della Campania

Napoli e Salerno, spot Comune. Con molte banalità

Il Comune di Napoli sta investendo molto in comunicazione, a quanto vedo.
Pubblicità cartacee, per lo più quelle di Asìa, l'azienda dei rifiuti. Motivo: non si fa la raccolta differenziata, cattive abitudini dei napoletani eccetera.

Parliamone. Ecco la prima campagna comunale:

Premesso che gli butta male: il sogno di Napoli oggi, semmai, è vincere la Champions League. Ma poi: non è davvero da anni Ottanta far leva sul giochino calcistico per invitare alla differenziata?  La gente interessata vuole informazioni chiarissime e immediate. Soprattutto quelle essenziali: dal testo che c'è qui questo poteva essere un buon volantino, ma non certo una campagna da affissione.

 

 

Quest'altra poi, è destinata a suscitare polemiche: associare le Quattro giornate di lotta contro il nazifascismo alla spazzatura è pericoloso, in giorni di "ritorno" del conflitto ideologico (a Napoli ci sono manifestazioni anti e filo fasciste in questa settimana). Per suonare la grancassa della monnezza, ripeto, ci vogliono slogan nuovi, non frasi ammiccanti  che sembrano  pronunciate da uno venuto per la prima volta in città.

 

Ottima invece, secondo me, la pubblicità di Arin, l'acquedotto partenopeo, bello l'utilizzo per un bene comune di Wikipedia, il "bene comune" e collettivo del web.

 

Ciò, cari lettori, è nulla, però in confronto al capolavoro di Salerno.
Ieri il sindaco Vincenzo De Luca ha presentato il simbolo della città campana, eccolo:

Questo capolavoro creato dal designer Vignelli, parte d'una campagna costata circa 200mila euro , secondo il sindaco salernitano: «proietterà ulteriormente Salerno in una dimensione sempre più internazionale».