Voglio di più di questi anni amari

Al supermarket uno dei ragazzi che mi ha colpito da subito. Parla più lingue (al mio supermercato si fermano spesso francesi e inglesi evidentemente istruiti sul come spendere meno per un panino) e non si esprime come gli altri. Tra uno yogurt e due etti di tacchino te ne accorgi, questione di scelta delle parole.
Il ragazzo sta alla frutta. Nel senso materiale del termine. Io ho capito che quanto minimo ha una laurea.

Non giudicatemi male: penso che qualsiasi mestiere se fatto onestamente abbia dignità. Però colpisce vedere una persona che – per motivi a me ignoti – fa un lavoro diverso da quello per il quale ha studiato. Anche qui: non fraintendetemi. Non sto dicendo che il mercato può sopportare milioni di scienziati della comunicazione o scienziati politici o filosofi della scienza. Dico che mi sorprende vedere il ragazzo con la barba pesarmi il melone giallo (nonostante io cerchi disperatamente di servirmi da solo lui arriva e pesa: è il suo lavoro). Mi sento imbarazzato. Lo ero allo stesso modo quando il ragazzo del bar, ucraino, mi spiegò che era un ingegnere chimico. E io che sono soltanto un mezzo chimico (nel senso di diploma) non riuscivo più a comportarmi allo stesso modo con lui.

Il chimico e il poliglotta con caffè e verdura in mano che pensano, ogni giorno? Soffriranno questa condizione o penseranno che sì, in fondo è tutto sbagliato ma almeno un lavoro c’è, uno stipendio – magro – a fine mese c’è?

È la distruzione dei sogni che mi opprime: pensavo fosse più forte questo sentimento nell’adolescenza e invece lo sento più intenso oggi, a 35 anni suonati. Delle due l’una: o sto ringiovanendo o questo sentimento di oppressione e questo tanfo di morte di sogni pervade l’aria, come mai finora.

4 Comments

  1. Sono una delle tante giovani neolaureate del Sud che lotta nella giungla dei colloqui e ricerche di un lavoro e “questo tanfo di morte di sogni” inizia ad inquietare anche me. La sensazione che tutti gli sforzi, i sacrifici, i lavori temporanei (ovvero: periodi di sfruttamento e puro volontariato, per mantenere in vita il Curriculum Vitae) possano essere inutili per raggiungere i propri obiettivi e arrendersi, poi, nel fare quotidianamente un lavoro per il quale non ci siamo formati nè abbiamo mai desiderato…beh, la sola idea mi fa rabbrividire! Cosa pensa il chimico che si ritrova a servire caffè o il laureato plurilingue dietro il bancone di un supermercato? Non lo so…e spero di non scoprirlo, in un prossimo futuro, sulla mia pelle. Perchè, nonostante gli stage e i tirocini non retribuiti, i mesi di prova inconcludenti e gli anni spesi (anche in senso letterale) a studiare, voglio ancora credere che una solida preparazione e “questi anni amari” riservino qualcosa di più – o, semplicemente, di adatto – anche per una giovane laureata poliglotta.

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  2. Ho scritto un racconto venerdì, intitolato 6 euro 2012. Lo trovi qui https://virginiafiume.wordpress.com/2012/10/05/6-euro-2012/

    Ho letto queste tue parole e mi sono venuti i brividi. Delle due l’una, o ci stanno distruggendo, o ci fortificano 😉

    Buona vita

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  3. Capita spesso anche a me di notare queste cose. Te ne accorgi. E mi viene la frustrazione.
    Ti posto una cosa che ho scritto qui, nella mia pagina.
    “Mi hanno insegnato che il lavoro è vita, e non solo perché ti dà la possibilità di mangiare e coprirti dal freddo. Ma perché è realizzazione personale, investimento di energie positive, un mezzo per sentirsi coinvolti nella società, sentirsene parte utile.
    Tutti mi hanno sempre detto che studiare è importante perché ti permette di crescere e capire il mondo, e poi trovare un lavoro.
    Sono cresciuta, e ho deciso che avrei cercato un lavoro bello, bello per me. Adesso mi dicono che sono schizzinosa, che dovrei accontentarmi. Per una vita intera mi avete chiesto di lottare e ora, mi dite di rinunciare alla mia vita? Contenta di essere #choosy ” (https://www.facebook.com/ilmiopensierononquotidiano)

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  4. Ucraino con la laurea comprata o semplicemente con un lavoro part time, quel campo in Europa è in una ricerca disperata, l’autore lo saprà visto che studia quello. Il bilingue laureato, o scelta personale o impedimento psicologico per qualche motivo per un lavoro maggiore. Al Nord ci sono molti posti di lavoro per gente qualificata, però non c’è più gente che ha voglia di lavorare, un laureato a cui si offre sotto i 1200/1400 non ti viene nemmeno al colloquio, la Fornero ha ragione, come minimo la mia zona (Piemonte), la gente giovane sta a casa dicendo che finché non trova ciò per cui ha studiato, sta a casa dai genitori.

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