Te vulesse fa sape’

Te vulesse fa sape’ che il Comune di Napoli farà presto un monumento contro l’odio, contro tutti i crimini d’odio.

Ieri sono sceso alle 9 del mattino, incontrato ragazzi di varie provenienze europee chiesto a loro dei rifiuti in stentato inglese. «What do you think?». Guardavano strano. Rispondevano: lo sapevamo già, tutto il mondo lo sa. Poi la giornata è andata com’è andata, precaria serata in assemblea coi giornalisti precari.
E la notte di fiamme e diossina; non c’è nulla di poetico, di decadente in questo.
I fiori del male nei cassonetti appicciati, quell’odore che riconosci, è la plastica squagliata mista a fazzolettini, buste, scorze, merda ed è tutto intorno a te, in cielo ieri c’era una bellissima luna tonda, un blu così bello e strano che Pantone non ha un numero per classificarlo.

Lampeggianti. Azzurro: polizia. Blu epilettico: carabinieri. Blu veloce: pompieri. Giallo: camion della spazzatura. Giallo fuoco, è il fuoco che appiccia il tir della munnezza, la munnezza e il cassonetto della munnezza. Tutto insieme, tutto in una notte. Qualcuno ha scritto che sembra l’Intifada, ma non è così, io a Nablus ci sono stato nel giorno in cui hanno ammazzato due uomini nel campo profughi, questa storia qui sa  di veleno stipato sotto terra, qui l’oppressore e l’oppresso un giorno non molto lontano nel tempo sono stati insieme allo stesso tavolo. È tutta un’altra cosa.

Non mi hanno mai chiesto il premesso per non farmi fare la raccolta differenziata, non mi hanno detto perchè avvelenavano un parco.
Ora dice: la raccolta differenziata non cambia le cose, non cambia nulla.

Un giorno dovranno studiare l’impatto che ha l’emergenza rifiuti non sulla salute, ma sui comportamenti. Attraversa Sant’Anna dei Lombardi, dove c’è il cumulo più grande in centro, la gente guarda e non risponde più delle sue azioni. Davanti ad una illegalità così grande non vale la pena muovere più un dito in funzione contraria.

Te vulesse fa sape’: il Comune di Napoli ha aperto un concorso di idee, farà presto un monumento contro l’odio, contro tutti i crimini d’odio. Ma nessuno gliel’ha spiegato che quel monumento per rappresentare davvero qualcosa, dovrà aver radici profonde, scendere nella terra avvelenata e crescere come una pianta malata, eretto con la pietra di Calamandrei, quella delle resistenze all’abominio, quella che «deciderlo tocca a noi».

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