Movimenti infografici, mash-up e l’Italia “no-data”

L’infografica non è solo quella bella immaginetta sulla pagina di sport dei giornali, è la possibilità di utilizzare dati da rendere graficamente fruibili e immediatamente comprensibili  al lettore.
Ci sono quelle immagini statiche, con numeretti e bei disegnini. Poi  il mondo si è evoluto: ora ci sono anche certi straordinari mash-up, eloquenti più di cento pagine di giornale.
Parlare del sistema di metropolitana di Londra è una cosa, guardarlo muoversi è un’altra. È possibile grazie ad elementi messi a disposizione dall’amministrazione londinese.

Stessa situazione per questa mappa interattiva della migrazione americana: funziona grazie ai dati messi a disposizione dal Dipartimento del Tesoro Usa. Della decisione dell’amministrazione Obama di mettere a disposizione tonnellate di dati, ne parlano nel loro “L’ultima notizia“, Massimo Gaggi e Marco Bardazzi.

La domanda, banale, scontata, ma inevitabile è la seguente: da noi esperienze del genere perché non sono state nemmeno ancora tentate? Nemmeno una tabella excel, due numeri messi in fila. Manco l’Istat, le Autostrade, Trenitalia, niente di niente.  Quanti anni dovremo attendere ancora?

5 Comments

  1. Lavoro quotidianamente a cose del genere ma sono confinate dietro aree riservate e non sono fruibili al pubblico.

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  2. Di recente è stato inaugurato questo:
    http://81.208.112.17:3299/MapTreni/

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  3. bell’articolo.

    impressive la live train map di Londra. una figata, ma poco funzionale.

    è in parte vero che in Italia queste cose non vengono fatte.

    in realtà c’è http://www.viaggiatreno.it/viaggiatreno/ che è un servizio molto affidabile (più dei treni stessi) ed è anche abbastanza utile.

    se poi vogliamo parlare delle ragioni per cui non vengono fatte queste cose, visto che sono nel ramo, è molto semplice e faccio due scenari plausibili di esempio.

    PRIMO (come funziona l’Europa)

    la metro di Londra vuole offrire sul proprio sito ufficiale il live train.

    la metro di Londra pubblica su Wired e sul Times una bella gara pubblica.

    si presentano 5 grandi aziende e 2 nuove startup. tutte con i loro bei progetti.

    la metro di Londra fa qualche colloquio conoscitivo, poi decide di affidare l’appalto.

    l’azienda che riceve l’appalto pubblica annunci su internet per assoldare risorse: un project manager, un team leader, 3 programmatori senior, 2 programmatori junior.

    l’azienda che riceve l’appalto mette in sesto una squadra e lavora a stretto contatto con il referente tecnico della metro di londra concordando le milestone di progetto e rilasciando un pezzo alla volta fino alla conclusione.

    alla fine, l’azienda è stata talmente brava che viene presumibilmente inglobata dalla metro di Londra (se era una delle startup) come webfarm interna.

    SECONDO (come funziona in Italia)

    la metropolitana di napoli vuole fare il Live Train.

    il responsabile della metropolitana di napoli non vuole spendere una lira: perciò si rivolge al figlio del cognato che gli aveva salvato la moglie da sicuro annegamento per un tuffo azzardato al lido mappatella.

    nel frattempo viene pubblicato un bando di concorso fasullo su Il Mattino.

    il figlio del cognato, che ripara stampanti nella ASL 1 di Napoli, spaventato dall’impegno ma anche allettato dai possibili soldi, chiama la società di siti web del fratello che ha 2 dipendenti pagati a nero.

    si presentano in giacca e cravatta dal responsabile della metro di napoli e fanno un preventivo di 10 mila euro (meno di un decimo di quanto dovrebbe costare una cosa del genere).

    il responsabile della metro di napoli firma e tutto contento annuncia alla stampa che la metro di napoli avrà un servizio live train “che solo a Londra ce l’hanno!”

    la società di siti web è costretta ad assumere altri 3 dipendenti a nero, ma costano troppo, perciò si mettono a lavorare anche le fidanzate e i colleghi universitari.

    dopo 3 mesi il live train si vede solo su Firefox (un classico) e ogni tanto compare la schermata blu di Windows 2000 (i server della metro di Napoli).

    la società di siti web è fallita perché ha ricevuto 10 mila euro a fronte di una spesa di 70 mila.

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  4. @ezio:

    non sono d’accordissimo: sono nel ramo anche io e realizzo personalmente proprio di queste cose, normalmente denominati “client interattivi”. La maggior parte di questi “vive” nel backend del sito aziendale e solo di recente stiamo cominciando a pensare di portarle fuori, sempre che le aziende di trasporto sono interessate.

    Quello che scrivi è molto simpatico, ho riso tantissimo, ma non sono quei due (inglese e italiano) gli unici modi in cui si realizzano le cose.

    Esistono aziende che NON fanno web nel senso tradizionale del termine (es. web agency) ma lavorano “accanto” alle aziende di trasporto, in un settore denominato ITS: queste partecipano (anche da Napoli) sia a gare nazionali che a gare internazionali, come nel modello di cui al punto uno e a volte vincono, a volte perdono.

    Faccio presente che quando qualcosa funziona su Firefox, c’è un’alta percentuale di possibilità che funzioni ovunque: è raro il contrario. Ciò che funziona su Explorer potrebbe non funzionare ovunque.

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  5. Buon giorno a tutti. Premetto di essere collega a Mauro e quindi lavorare nel settore ITS orientato verso la mobilità.
    Detto questo ed essendo passato per 3 aziende di consulenza prima di approdare qui, posso affermare che per fortuna il principio espresso da Enzo non è sempre veritiero, ma, aimé, a differenza di realtà più concrete, in Italia abbiamo il brutto vizio di giocare sempre a risparmio a discapito, quasi sempre, della qualità offerta. Infatto il ragionamento di massima non è: “dato il servizio che voglio offrire e la qualità che voglio raggiungere valutiamo le offerte”, ma: “dato i 4 pidocchi che voglio spendere cosa posso fare? E posso farlo ugualmente spendendo 2 noccioline?”.
    Poi che il tutto funzioni a dovere è un dettaglio, l’importante è che io abbia risparmiato e sia “apparso” come innovativo.

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