Alberto Marzaioli era un giornalista, era mio amico ed era una persona eccezionale. Quando è morto si era appena sposato, la moglie aspettava una bambina, erano felici.
L’ho visto l’ultima volta in redazione col sorriso e un mal di schiena. Ci ho parlato l’ultima volta al cellulare e mi aveva raccomandato di riposarmi. Non l’avrei mai più risentito.
Una condanna di un anno non è niente, un risarcimento non è niente; il dolore è intatto, come fosse ieri. Ma la notizia c’è e noi diamo notizie.
NAPOLI, 25 MAG – Sono stati condannati ad un anno di reclusione, ed al pagamento di una provvisionale di 50mila euro, con l’accusa di omicidio colposo, il medico e l’internista che il 19 febbraio del 2006 visitarono e dimisero Alberto Marzaioli, il giornalista del quotidiano ‘”Napolipiù”, morto il giorno dopo per un infarto acuto al miocardio. Secondo il giudice monocratico della sezione distaccata di Marcianise (Caserta), del Tribunale di Santa Maria Capuavetere, i due, D.F., medico del Saut che per primo visitò Marzaioli, e G.G., internista e caporeparto del pronto soccorso dell’ospedale civile di Maddaloni (Caserta), dove il giornalista si recò con forti dolori al torace, hanno agito “con imprudenza, negligenza ed imperizia”. In particolare, secondo quanto si legge nella sentenza, il medico e l’internista “non hanno inquadrato la sintomatologia, non hanno effettuato una diagnosi differenziale, e non hanno applicato le linee guida dei casi di dolori toracici”. G.G., inoltre, avrebbe anche omesso di scrivere una diagnosi nel referto di dimissioni, dove ha indicato la sola sintomatologia accusata da Marzaioli. Nel corso del processo, iniziato nel gennaio del 2007, i quattro periti nominati dal tribunale e dagli avvocati delle difese, hanno accertato che se Marzaioli fosse stato sottoposto tempestivamente ad un intervento di angioplastica per rimuovere il trombo che ostruiva una delle coronarie, si sarebbe potuto salvare.