Fantasia al desk

Sono da tempo alla ricerca dell’articolo “definitivo”, ovvero dell’opinione forte e coinvincente che mi faccia capire dove va questo mestiere con la crisi e la carta e il web eccetera eccetera. Clay Shirky ha scritto un lungo articolo tradotto da Internazionale, assolutamente illuminante. Ma non perchè dia risposte più degli altri: stavolta il punto di vista è diverso; Shirlky sostiene che – date queste attuali condizioni – nessuno può sapere oggi qual è il modello di stampa che ci ritroveremo l’indomani.  È la risposta più ottimistica che ho mai sentito finora, sintetizzata così:

Niente lo sostituirà, ma tutto potrebbe sostituirlo. È il momento di sperimentare.

È necessario leggerlo tutto, ricostruire storicamente cos’è successo da quando qualcuno ha detto in redazione: «toh, c’è questo internet che è proprio interessante». Shirky fornisce la risposta che più dovrebbe infondere fiducia ai giovani (con me c’è riuscito).

Nei prossimi decenni il giornalismo sarà fatto di una serie di casi particolari. Molti di questi modelli saranno creati da amatori, ricercatori e scrittori. Altri dipenderanno da sponsorizzazioni, sovvenzioni e donazioni. Molti altri esisteranno grazie a un gruppo di quattordicenni pieni di energia che diffonderanno le notizie.

Molti di questi modelli falliranno. Non sarà un solo esperimento a sostituire quello che stiamo perdendo con la fine del giornali, ma con il tempo l’insieme degli esperimenti che funzionano potrebbe darci il giornalismo di cui abbiamo bisogno.

One Comment

  1. La tecnologia dovrebbe essere pensata per stare al servizio dell’uomo in molti campi, quindi anche in quello del giornalismo.
    Credo Twitter sia un esempio di “caso particolare” di cui parla l’autore da te citato.
    Ogni novità contribuirà a rendere il giornalismo più moderno e adatto alle aspettative della società attuale. Sono d’accordo in questo. Credo sia giunto il momento di abbandonare l’oligopolio dell’informazione e di allargare le tipologie di fonti alle quali attingere.

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