La guerra di Natale tra Napoli e Potenza. Un racconto



Non poteva durare a lungo. Un razzo oggi, un missile domani… Napoli già sta piena di problemi ed ora si è aggiunta anche questa guerra, l’ennesima, in una città dilaniata. Loro,  (noi li chiamiamo i basilischi ) hanno colpito la provincia, ma sono talmente sfrantummati che non riescono manco a centrare gli obiettivi! Ad un certo punto noi (loro ci chiamano i camorristi)  abbiamo iniziato a rispondere, eh. E da qualche giorno su Potenza stanno  finalmente piovendo bombardamenti della contraerea vesuviana. Oh, roba chi-rur-gi-ca. Solo per distruggere gli avamposti terroristici avversari.
Ora io davvero non capisco com’è possibile che la si chiami guerra: questa è una legittima risposta dei napoletani ai potentini che ci attaccano e mettono a repentaglio le vite dei nostri cari con questi cazzo di razzi. Che poi sono gli stessi stock che hanno comprato alla Duchesca qualche anno fa.  Possibile che non gli abbiano
rifilato un pacco?

Effettivamente devo ammettere che nei giorni a venire i nostri c’hanno preso un poco la mano: la brigata Vesuvio ha raso al suolo la Torre Guevara perché pensava fosse una cosa comunista. In fondo non è che me ne freghi più di tanto, è solo che qui da Napoli si sente il rumore dei cingolati che preparano l’attacco di terra e non è che si dorme molto. Per non parlare del nuovo allarme  kamikaze. Loro vogliono incendiare le palme dell’Orto Botanico e scassare i vetri dell’Acquario Dohrn dove ci sono le tartarughe Caretta-Caretta. E vogliono pure pisciare sulla tomba di Virgilio a Piedigrotta. Un mio amico fuorisede mi ha detto che lì è un macello: dice che i missili Maradona hanno fatto vittime civili. Dico io: ma se a Potenza sono tutti kamikaze, come ci hanno correttamente insegnato a scuola, è logico che siano tutti pericolosi e che quindi non ci sia nemmeno un civile. E pensare che c’è chi non approva questo ragionamento: dice che c’era una scuola di Pace, da qualche parte, che metteva insieme da piccoli, i bambini di Napoli e quelli di Potenza. Se si amano da piccoli, impareranno a farlo anche da grandi, diceva la maestra. A me sembrano tutte stronzate, eh.

Io so soltanto che ora ci siamo intossicati Capodanno e la Befana e che il Papa invece di preoccuparsi di questa storia di Napoli e Potenza ha implorato una tregua tra Gaza e Gerusalemme! Che poi,  guarda la cosa strana, Napoli è distante da Potenza tanto quanto lo è Gaza da Gerusalemme; insomma sono quasi gli stessi chilometri.  Yosseph e Yousef (che poi sono entrambi Zì Peppe, ma uno è ebreo e l’altro è arabo)  mi ammoniscono severi. Dicono che però tra Gaza e Gerusalemme ci sono una miriade di check point.
Sorrido e li consolo dicendo che almeno loro sono fortunati a non sapere nemmeno cos’è, la Salerno-Reggio Calabria.

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