Il Quarto potere di Pianura

«…Pereira cominciò a sudare, perché pensò di nuovo alla morte. E penso: questa città puzza di morte, tutta l’Europa puzza di morte…».
da “Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi

Non è che la mattina uno si sveglia e fa l’eroe. Anche Propp aveva le sue regole, dunque figuriamoci se nella vita reale uno si sveglia e fa l’eroe. L’eroe di carta, poi: con un taccuino in mano.
Uno la mattina si sveglia e va a prendersi il caffè; arriva in ufficio o – se è un buon giornalista – vede dove far schiarare giorno. Cioè dove trovare quelle quattro miserie umane da tradurre malamente in parole  per restituirle il giorno dopo al lettore. Un surrogato di vita comunemente noto come “giornale quotidiano”.
Uno scende la mattina e va ad esempio a Pianura, periferia Occidentale di Napoli. A Pianura qualche mese fa, quando lo Stato  voleva piazzare una discarica (un’altra…) è finita male. Male per lo Stato, costretto alla resa e alla fuga. Un quartiere a ferro e fuoco per giorni, il che dimostra la preparazione quasi militare di certi individui. Ma non dirò altro su questo: sarà la magistratura, come penso e spero, a fare luce.

Dunque, uno scende la mattina e va proprio a Pianura. Lì, in questi giorni, in una piccola strada, c’è un palazzo abitato da immigrati nordafricani. Sono tanti, sono abusivi ma non hanno dove andare. Non c’è spaccio  nè prostituzione: del resto anche se avessero voluto, i clan dell’area Ovest che hanno il predominio del business non l’avrebbero permesso. Il mio giornale, Il Napoli, ha iniziato quasi per caso a documentare il clima di odio razziale che alberga in quella stradina scura che ora sembra uno scorcio d’Alabama.  Si chiama via dell’Avvenire: un dispetto alla cecità umana che rappresenta. I bianchi vogliono che i negri vadano via. Lo chiedono abbastanza insistentemente.

Un cronista lo sa, quando certa insistenza è sinonimo di rabbia e impotenza e quando invece è sinonimo di rabbia e sicurezza di un certo “sostegno politico”. Evidentemente qualcuno non ha gradito i pezzi , visto che se il collega autore  degli articoli, nemmeno tre giorni dopo è stato chiaramente minacciato durante un suo sopralluogo in quel tetro vicoletto. Ma se uno scende la mattina e va a Pianura,  ci va perché c’è la manifestazione antirazzista – e quindi ci sono i poliziotti a garantire il diritto di ogni uomo in territorio italiano a manifestare la propria opinione liberamente – non si aspetta un’azione militare di un gruppetto di residenti arrabbiati ma apparentemente innocui.

Sassaiola, il cordone della Celere si sgancia e lascia sguarniti i cronisti prudentemente nelle retrovie. E scatta il blitz, contro uno soltanto. Lo stesso che qualche giorno prima era stato minacciato: detto, fatto. E giù insulti, cazzotti, calci. Quaranta contro uno.

Il risultato è il terrore, qualche ora d’ospedale, qualche giorno di prognosi. Per fortuna.

Ma c’è qualcosa d’impalpabile come veleno nell’aria a rendere irrespirabile queste giornate napoletane, a rendere insopportabile il solito balletto del “noi-siamo-esasperati”, cantilena recitata a menadito da chi, uomini e donne, non si è fatto scrupoli di alzare le mani addosso ad un carabiniere, ad un immigrato dializzato in attesa di trapianto, ad un giornalista.
Arrivo per la rabbia a pensare quello di cui forse molti sono sicuri: che un giornalista è stupido  a farsi picchiare. Potrebbe  anzi starsene a casa,  tanto le notizie arrivano comunque, tanto non vale la pena di farsi scannare per quattro neri che leggono il giornale giusto perché è gratis, per una ventina di piccoli camorristi di Pianura, guidati da qualche mazziere (di destra o di sinistra non importa, la meccanica non m’interessa). Lo dico ma è un attimo.

Sostiene A., invece, che a qualcuno dovremmo pure far riferimento e che lui ha bene in mente il solco tracciato da Antonino Caponnetto qualche anno fa. E io che ormai dal 1996 sono costretto a  trattare i suoi comunicati di solidarietà faccio finta di strafottermene, mentre penso a quella promessa  che sa di dogma, pronunciata col taccuino in mano ripetuta anno dopo anno, a due su uno scooter; in dieci nella stanza della cronaca; davanti ad una telecamera; in un corteo contro la guerra a Fuorigrotta o a Casal di Principe: bisogna fare quello che si deve fare.

10 Comments

  1. Sono giuseppe manzo, collaboratore del corrmezz per chi non mi conosce ed è la prima volta che lascio un commento.volevo esprimere la mia vicinanza ad arnaldo, anche se mai mazzate prese furono più nobili (la prossima volta chiamami che a diodato ci penso io…). Il senso di questo mestiere?sabato scorso mi dimenavo tra i lacrimogeni e le menganellate di chiaiano per pochi euro. Ma non stavo lì per quegli stessi euro…alla prossima. Baci a giuliana e peppino

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  2. Giuseppe Porzio 29 Settembre 2008 at 23:30

    Ho appena parlato con Arnaldo. E, come al solito, è riuscito a stupirmi. Era stanco per lo stress subito, dolorante per le botte assestategli, ma aveva una carica incredibile. Mi ha raccontato di Pianura, dell’aggressione di quel gruppo di vigliacchi. Ma non era arrabbiato. Solo preoccupato, e non per la sua incolumità, ma perché in ritardo con la chiusura del pezzo. E mi ha liquidato così: “Nun ti preoccupà, stai tranquillo che sto bene, poi ci sentiamo con calma”. Insomma, è stato lui a consolare me. Ecco chi è Capezzuto. E mi fa rabbia quando sento chi sostiene che “certe volte se le va proprio a cercare”, quasi gli facesse piacere essere minacciato, aggredito, ingiuriato. Quasi fosse un mitomane. Nossignori. Arnaldo è uno che se “certe volte se le va a cercare” è solo perché ha avuto il coraggio di guardare in faccia la verità e dipingerla così com’è, forse anche troppo “così com’è”. Le malelingue si misero all’opera anche quando gli “telefonarono” da Forcella. Eppure quelle cose che scrisse le confermò, quasi un anno dopo, un’inchiesta della Dda, una di quelle concluse con arresti e conferenze in pompa magna. E quando un poliziotto lo trattò come un delinquente solo perché aveva fotografato un disabile trascinato sull’asfalto da un gruppo di agenti? Beh, se qualche ora dopo arrivarono le scuse dalla questura, vuol forse dire che il torto non stava proprio dalla parte di Arnaldo. Mitomania? Proverò a chiederglielo se si sente un po’ mitomane. Credo mi risponderà più o meno così: “… aspé, ti chiamo io dopo. Mo’ devo scappare perché devo incontrare uno che mi deve portare in un posto per verificare una notizia… ”.

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  3. trattandosi di capezzuto ho la netta sensazione che sto enfatizzando. E soprattutto che capirà il 5% delle parole qui scritte. Ma non il senso, proprio il significato delle parole….

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  4. ho appena letto l’articolo-testimonianza di arnaldo. ho provato, invano, ad immedesimarmi nel suo stato d’animo, quando ha vissuto quei momenti. indescrivibili, se non li hai provati. ma quel che mi fa rabbia è la faccia tosta di chi ci governa in questa maledetta città. di chi continua a profferire parole inutili come “intolleranza” e “inciviltà”. ma – mi chiedo – quand’è che fate qualcosa? il fondo? l’abbiamo già toccato da un pezzo. non scandalizza ormai, o meglio – diremmo noi in gergo – non fa più “notizia” che sia picchiato un giornalista o un africano dializzato. ma la polizia dov’era? mi chiedo. a prendere un caffè? com’è possibile che abbiano permesso che aggredissero arnaldo in quel modo? e, se siamo tutti “bastardi” noi giornalisti, xché prendersela con lui e lui soltanto? x i suoi articoli degli ultimi giorni? non credo che quella gente (è un complimento, badate bene, dato che nessuno li dovrebbe chiamare così) abbia avuto l’intelligenza di capire chi fosse tra quelli arnaldo capezzuto. o forse, e dico forse, qualche bravo politicante del posto lo avrà additato ai facinorosi? qualcuno che da anni parla di riqualificazione di quella zona della città, ma intanto pensa solo a quanti scalini deve salire x sedere su una poltrona ancora “più alta”. arnaldo un mitomane? se così fosse, non credo che se ne andrebbe in giro tutto il santo giorno a cercare notizie di cui informare la gente. certo, sarebbe comodo stare davanti al pc, cellulare e telefono di casa o redazione a portata di mano. molti fanno così. perfino i cosiddetti (o presunti?) “grandi” delle “testate che contano”. ma a che serve? certe emozioni per trasmetterle agli altri, devi viverle. devono viverle i tuoi occhi e le tue orecchie. non te le regalano le agenzie che scorrono minuto per minuto sul tuo monitor. continua così, amico mio. a insegnare agli altri come si fa davvero questo mestiere. ti voglio bene. giuliana ps ricambio il saluto a peppino manzo pps x chi so io: mi auguro che stavolta non dirai che chi scrive in questo blog è “stucchevole”.

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  5. Giuliana,
    perché chi dice che scrivere qui è stucchevole?
    Io mi rendo conto che gli argomenti trattati sono particolarmente adatti a rievocazioni malinconiche, ma è più per il mio carattere, non per altro.
    Pensa, io riesco a vedere del positivo in esperienze e in persone che non lo sono affatto, dunque…

    Non posso pubblicarle, ma non hai idea poi quante mail di giornalisti, aspiranti tali ma anche gente che non ti aspetteresti davvero. Segno che l’argomento interessa, no?
    A volte esser considerati stucchevoli significa semplicemente non esser diventati aridi.

    ciao 🙂

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  6. caro ciro, confido nella tua intelligenza e so che mi capirai se ti dico che non posso certo dirti l’autore di tale commento. voglio solo aggiungere che stucchevole x me non è né questo blog né le persone che vi scrivono, né chi lo ha creato. a buon intenditor…..
    ti abbraccio
    ps vorrei riuscire anch’io, un giorno, a vedere del positivo anche in persone che non lo sono affatto….

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  7. Ciao Ciro. Non solidarizzo con te né con Arnaldo. La solidarietà è stucchevole, la solidarietà è finzione, strizzata di coscienza spesso andata a male. Solidarizza chi ha la puzza sotto il naso, chi sodalirizza non è mai lì dove invece dovrebbe essere, ma altrove da qualche parte al riparo (non venite a dirmi che solanto perché si è precari, collaboratori, senza santi né padrini si ha diritto a sentirsi inevitabilmente in guerra). Io mi posso permettere di non solidarizzare con voi. Non soltanto perché vi conosco come le mie tasche, ma perché siete soprattutto giornalisti. Già, gli altri hanno conosciuto due figure professionali formate, io ho visto l’embrione crescere, scalciare nel grembo di una redazione bastarda dove si campava a urla e bestemmie e non si solidarizzava. Arnaldo ne ha prese di botte, Ciro tu stesso ne prendi tutti i giorni leggendo sui giornali cose sul tuo futuro professionale che forse qualcuno che avrebbe dovuto farlo neppure ha avuto la decenza di fartele sapere prima. Da quanti anni ci conosciamo? Ebbene, siete in piedi, nessuna crepa, nessuna lamentela, nessun pianto che invece abbondano in tanti colleghi che in questi momento solidarizzano, perché se si sta male tutti assieme si sta meglio. Cronisti di strada, cronisti di piazza, cronisti sfruttati, cronisti precari, cronisti bastardi. Cazzo: esistono i cronisti e basta. Io ne conosco due. I nomi? Se non li avete capiti, voi che solidarizzate, cambiate mestiere. Fai arrivare questo messaggio ad Arnaldo che ancora deve restituirmi la carta igienica.
    Ciao, uagliò, alle prossime mazzate
    Emilio

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  8. I mazzieri di pianura non capiscono che loro per primi sono neri.
    Ieri ho visto il film il miracolo di Sant’Anna dove oltre alla strage di Stazzena racconta dei Buffalo Soldier. Un reggimento di soldati neri mandato sempre in primissima linea.

    Ecco quella schiera “scalmanata” contro il corteo antirazzista e contro giornalisti inconsapevolmente fa questo.
    E c’è qualcuno che da ordini e mobilita la protesta.
    Credo che non sia difficile risalire alla catena di comando.

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  9. Sono capitato qui per caso, e lascio la mia. Una “solidarizzazione” su questo argomento, da parte mia, la trovo inopportuna. Conosco Arnaldo di vista, ero al Duomo nella puntata precedente di “Facciamo Neri i Neri” e lui era lì. Il mio concetto è banale. Dico solo che lui c’era ed io no. Io sapevo della manifestazione come lui. Conoscevo l’eventuale rischio, come lui. Io ho avuto timore, lui no.

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  10. sono del quartiere e abito a 150 metri da via dell’avvenire… anch’io come altri che scrivono sul blog sono un “collega” che ad oggi collabora molto saltuariamente con la testata di via chiatamone… la prima volta che in redazione ho proposto un articolo sugli immigrati di via dell’avvenire è stato nel gennaio del 2007 (conservo ancora il pezzo mai pubblicato) ma l’allora capo della cronaca con voce stridula mi dice “ma camma fà cu’ sti’ immigrat… se vuoi scrivere trovami storie che fanno commuovere chi legge…”. I neri non facevano commuovere, nonostante le prime scritte (documentate da foto) che recitavano “negri bastardi”… credo di esser stato il primo (vista la vicinanza) a telefonare in redazione per informare di quanto stava avvenendo nelle settimane scorse premettendo che non avrei scritto nulla. Ho perso una ghiotta occasione per firmare articoli di una certa rilevanza, pacienz… Conosco le persone che sono scese in piazza a protestare e conosco chi muove i fili da dietro le quinte. Di quelle vaiasse scalmanate la meno peggio è quella che ha il figlio “daspato”. Poi ci sono mamme di spacciatori e mariuoli. I registi di questa messinscena dicono di stare vicini alla gente, invece sono spinti da mera speculazione politica e interessi di sorta (come nel caso della discarica dei pisani dove litigi in merito alla lottizzazione delle assunzioni nella discarica erano stati i motivi della discesa in campo di alcuni uomini politici). Le mazzate prese da Capezzuto sono una testimonianza della vigliaccheria di questa gente. Metodi squadristi per punire chi dissente. Codardi che salutano ancora con il braccio teso urlando “a noi!”. Munnezza capace di aggredire solo in gruppo perchè faccia a faccia non ha le palle di affrontarti o che manda velate minacce ai familiari… Ieri notte passavo per via dell’avvenire… un manipolo di donnoni radunato sotto un gazebo inveiva contro le abitazioni dei neri, mentre i poliziotti nelle camionette sbadigliavano distratti. 50 metri più avanti (via Luigi Santamaria) alcuni ragazzi prendevano le dosi di fumo e cocaina nascoste nelle cabine della telecom e le passavano ai ragazzi sugli scooter e nelle minicooper…

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