Ascoltando "By This River" mi viene in mente che viviamo di contraddizioni, spesso non create da noi, in quanto già presenti nella storia italiana. E’ questo il caso di Adriano Sofri, Mario Calabresi e Gianni Riotta. Premessa: credo nell’innocenza di Adriano Sofri; ci credevo quand’ero più piccolino per un fatto "ideologico", ci credo ora che ho letto buona parte di una montagna di carte consultabili su internet. E’ una convinzione. Umana, senza secondi fini, come tale prendetela e andiamo avanti.
Ho letto l’intervista velenosa di Gianni Riotta e la replica altrettanto velenosa di Adriano Sofri sul Foglio. Poi qualche giorno fa mi sono fermato in libreria ed ho preso in mano "Spingendo la notte più in la" di Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi Calabresi. Un uomo la cui vicenda appartiene ad un’altra storia, non mia, inevitabilmente legata a quella che ha creato ciò che mi trovo avanti ma al tempo stesso stanca, logora e dibattuta, ovunque, da chiunque, spesso senza il dovuto distacco.
Eppure il libro di Calabresi figlio, bellissimo tanto quanto la Piccola posta di Sofri, mi ha sconvolto. Pensavo – che ingenuo – ad una avvenuta riconciliazione di mondi e idee, all’odio diluito, cristallizzato nel tempo. Invece non è così e le sciabolate tra Riotta e Sofri, i dolori freschi di Calabresi figlio, mi fanno capire che non c’è nulla di archiviato.
Update: ho fatto notte leggendo del botta-risposta di anni e anni tra Sofri e Marco Travaglio e i verbali delle intercettazioni telefoniche subito dopo l’arresto di Sofri.
ma è la canzone che con Because the Night faceva la sigla di Fuori Orario su Rai 3, vero?
Bel blog comunque, a presto
la verità è che di quella stagione nessuno è innocente ma tutti sono colpevoli.