Sono particolarmente contento di questo reportage-racconto sui parcheggiatori abusivi, pubblicato ieri in nazionale da E Polis.
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Ps: grazie al sig. Webgol per i complimenti via twitter
Pps: Ecco qui: per chi non conosce "Rodolfo Spera – sicurezza e atmosfera"
ciao ciro, bel reportage e complimenti per il SIani
Ne approfitto per tornare sull’argomento Saviano che, da quanto ho capito, ti sta un po’ sulle balle..
In parte ti capisco. Ormai il personaggio vive una sovra-esposizione ai limiti della santificazione, non c’è dubbio. E in parte questo è merito (te lo dice uno che l’ha conosciuto) del gruppo Espresso-Repubblica che si sono trovati questa pepita d’oro tra le mani (ma anche altri gruppi se lo sono conteso, se è rimasto lì non è solo per soldi ma anche per coerenza).
Inoltre, le persone a cui sta un po’ sulle balle Saviano (ma non lo direbbero mai apertamente) provengono un po’ dalla stessa “formazione” editoriale, anni di sgobba sulla free press, quasi sempre Napoli Più, e poi dai quotidiani tipo ROMA, CRONACHE DI NAPOLI, vari Corrieri di provincia,etc.. Sarà un caso, ma ho notato questo.
Il punto che più mi inquieta è un altro. Possiamo buttar via i meriti di saviano, l’innovazione apportata nella letteratura italiana dal suo libro, solo perchè non ne possiamo più dell sua “icona” (ammesso che sia così deleteria)?
Ecco,chiamare l’anticamorra una “moda”..mah, mi sembra sinceramente un’affermazione un po’ cinica. Io non credo che l’anticamorra sia un fenomeno modaiolo..è vero però che è stata a lungo dimenticata: per anni si è parlato soltanto di mafia e di lupare e se oggi quelli come ciro non ne possono più, è perchè per anni molti, moltissimi scrittori-giornalisti-opinionisti meridionali della camorra hanno dato un quadro folcloristico-approssimativo-noioso.
Per intenderci, troppi invidiano il successo di saviano perchè egli è riuscito a rendere, con un linguaggio innovativo e forte, viscerale e “letterario”, una sensazione di rabbia e oppressione che per anni il resto d’Italia ha ignorato.
Ha venduto 800.000 mila copie solo perchè è stato minacciato? Non credo. Era arrivato già a 100.000 prima delle minacce e già avevano acquistato i diritti per farne un film.
Dite tutto, dite che non vi piace Saviano, ma non trovate scuse per non leggerlo o per dire che è “prescindibile”. Prescindibile un corno. Se i riflettori, specie sulle cose negative, sono puntati su napoli e adesso nel resto d’Italia si è inquadrato un po’ meglio il fenomeno camorra, questo lo si deve in buona parte all’opera del 27enne saviano, non alle prediche di cinici e scettici saggisti, trascurati per le ingiustizie del mercato.
Tutto il resto, mode incluse, riguardano il contorno.
Non facciamo finta di non vedere.
Ciao Paolo,
francamente non trovo scuse per non leggerlo: ho comprato Gomorra in tempi “quasi” non sospetti. I miei rilievi sono soprattutto sul libro: l’eccessiva confusione tra realtà e racconto non agevolano – a mio modo di vedere – l’esatta comprensione di un fenomeno. E poi non sono citate le fonti. Come ad esempio nell’ultimo lavoro di Isaia Sales. Ma io ho una visione parziale: faccio il giornalista, la notizia è il valore che perseguo, niente di più, niente di meno.
Tu dici che ora non si può prescindibile più dall’esatta comprensione del fenomeno camorra senza leggere Gomorra. Io invece penso di sì, eccome. Se poi parliamo di “camorra spiegata alle masse” magari il boom di vendita in parte giustifica l’opera in questione. Ma solo in parte: quanti davvero hanno compreso che cos’è questo male che ammorba il Sud Italia e non solo e quanti si sono soffermati invece sui “fattarielli” (il sarto di angelina jolie, il cinese ecc.) contenuti nel libro?
E’ un discorso un poco cinico, lo so. Ma è quello che penso.
Questione Saviano-persona.
Lo diro’ fino alla noia: non ho nulla contro la persona, anzi. Secondo me è una persona perbene il suo impegno è a dir poco encomiabile. Un po’ meno lo è il circus dell’anticamorra che gli gira intorno (e se dici che non c’è una anticamorra professionale, abbi pazienza, fai finta tu di non vedere).
Infine: ho sentito criticare lo scrittore in questione anche da giornalisti di rango, non certo solo da noi poveri cronisti invidiosetti. Non penso infatti che certi atteggiamenti anti-Saviano siano soltanto di chi, come me ha fatto la gavetta. Che, caro Paolo, non è una vergogna nè una diminutio per chi fa questo mestiere.
Ciao Ciro. Bello il reportage sui parcheggiatori. Complimenti per il premio. Non ti conosco di persona, ma quasi quasi credo che ti abbiano dato di più gli ultimi due mesi di vita che gli ultimi due anni. Hai fatto una grande esperienza, nel bene e nel male. E te la ricorderai, questa estate 2007. Il tempo, prima o poi, rappezza tutto. What goes around, comes around…
Grazie!
Cmq, no, no.
Baratto qualsiasi premio con due mesi a mare….
it is wonderful to read you, thank you, Ciro.
Ci mancherebbe che aver fatto la gavetta è un demerito, anzi! Io stesso non sono che un povero scribacchino sconosciuto che sta sudando per collaborare con qualche quotidiano!
Detto ciò, anche la storia delle fonti mi puzza un po’..cioè, caspiterina, ma “Gomorra” è pubblicato nella serie “Strade Blu” Mondadori, cioè una collana esclusivamente narrativa, non certo saggistica. E’ vero, molti hanno rimproverato Saviano di aver attinto da qui e da là senza citare, senza ringraziare.
Un’operazione forse cinica (la sua), ma necessaria per far calare il lettore in un’atmosfera tutta particolare, quasi surreale, apocalittica, nella quale il protagonista è al tempo stesso testimone/colui che denuncia e partecipante/ambiguo. Non si sa se davvero Saviano ha assistito in prima persona a tutti quei “fattarielli”.
Ma non è questo che conta.
Proprio perchè nessuno, finora, era riuscito a renderli con tale efficacia, a far capire – almeno per un pubblico così vasto – quasto stiamo inguaiati (ecco) allora non me la sento di bastonare il suo libro solo perchè non è puntuale come il saggio di Isaia Sales.
Ecco, “le strade della violenza” è l’esempio perfetto di ciò che non è mai mancato nelle librerie della borghesia campana ma che, ti assicuro, non scalfisce di un centimetro la compattezza del nostro stomaco quando si parla di “camorra”..
saluti,
p.m.
Ciao Ciro, anzitutto complimenti per il Premio Siani, anche se con un po’ di ritardo. Vorrei consegnare al blog alcune mie riflessioni sul fenomeno Gomorra e rispondere a Paolo Mossetti – che non ho il piacere di conoscere – su ciò che riguarda Saviano e il professionismo dell’antimafia. Io ho una convinzione: Saviano è un lestofante. Ha copiato gli articoli di molti giornali (io gli ho intentato causa, quindi permettetemi di assumermene la responsabilità) e ha cavalcato l’onda di presunte minacce della camorra che – delle due l’una – o è azionista della Mondadori, e quindi le torna utile far vendere il libro, oppure è diventata una straordinaria conoscitrice di marketing, perché con le sue intimidazioni crea un bacino commerciale potenziale di milioni di lettori che poi diventeranno di milioni di affiliati. Gomorra non ha cambiato nulla nella letteratura italiana e chi lo afferma è una capra (la Cassazione ha definito questo termine non offensivo, quindi non affrettatevi a querelarmi), ma ha cambiato molto nella vita di tanti colleghi, defraudati del lavoro quotidiano e delle proprie attività creative (reportage, inchieste, articoli di giornale) a vantaggio
Ciao Simone, grazie tante per gli auguri, spero ti vada tutto bene.
Come fatto già in altre situazioni ribadisco che se l’interessato (Saviano) o chi per esso avesse da replicare sarò ben lieto di ospitare il dibattito qui dando a tutti la stessa possibilità di espressione. (ja sono bravo come moderatore, no?)
Ma scusa che lui abbia attinto dalla realtà giornalistica non è mica un delitto! Sono notizie, sono uscite su tutti i giornali nei tg! Il merito di Roberto Saviano non è la notizia, è la sua favolosa e suggestiva scrittura..è come chi ha raccontato le guerre…tanti l’hanno fatto ma la Fallaci era unica. Così è Roberto Saviano e bisognerebbe rispettarlo per il suo ruolo importantissimo.
antimo, resto senza parole. quale ruolo importantissimo?
Chi copia interi articoli scritti da altre persone senza nemmeno citarle non si comporta correttamente, secondo me.
Caro Simone Di Meo, la verità è che sei stato sfortunato. Sì, sfortunato.
Perchè è vero che Saviano non si è comportato (forse) correttamente, ma anche tu, al suo posto, se avessi avuto la sua penna, il suo stile riconoscibilissimo, avresti fatto esattamente le stesse cose.
Invece lui l’ha fatto per primo, l’ha fatto meglio di chiunque altro, e questo ti fa male. Malissimo.
Ma il suo libro, e fai finta di non capirlo, non è un saggio-dove le citazioni sono quasi d’obbligo: è un romanzo. Un romanzo che narra cose vere, che parla di una realtà sconvolgente, che su Cronache di Napoli è quasi sempre superficiale, bolsa, banalizzata.
Il suo merito è quello di aver fatto arrivare a milioni di lettori un messaggio forte e chiaro: ecco come vanno le cose nel mio Sud, terra dimenticata da Dio, ecco come l’inferno può scendere in Terra, e lo ha fatto citando anche quei “fattarielli” di cui parlavate con tanto sprezzo, perchè si vede che con i “grandi fatti” (citati da chi?) non era servito a niente…
Poi assurdo il comportamento di certa stampa e di certi critici di Saviano, che parlano da un pulpito come il Corriere di Caserta, un bollettino di cronaca nera, che è passato di mano in mano di gentaglia vergognosa. Dimmi, Di Meo, grande giornalista defraudato dagli sms di Saviano, in quegli anni in cui Saviano -22enne- si documentava estrapolando “grandi citazioni”(!) dal tuo giornale, chi era l’editore? Rispondi, chi era? Forse Clemente, definito dagli investigatori “editor occulto” intrallazzato con i clan?
E’ questa la stampa che si sente defraudata da un giovane di talento che ha fatto arrivare lo schifo di napoli sui media di tutto il mondo? E’ questa l’alternativa pietosa che noi giovani dovremmo avere come riferimento?
Se saviano non ha fatto NULLA per meritare il successso, caro di Meo, e vuoi denunciarlo per “l’intervista che mi ha fatto a Cronache di Napoli nell
..e la droga che uccide i giovani) e della storia della camorra in una Napoli degli anni