La Bernardini e il Savianismo

Stamattina, sfogliando Repubblica, il solito quarto di pubblicità a colori sul nuovo numero de l’Espresso. Apertura a Roberto Saviano: “Io, condannato a morte”. Belle foto di Mario Spada. Saviano avrà avuto che so, 5-6 aperture dell’Espresso da quando è uscito Gomorra. Un nuovo Rushdie per la cultura europea, un nuovo Giovanni Falcone o Paolo Borsellino per lo sprezzo del pericolo con il quale porta avanti la sua battaglia di legalità.
Queste ultime due frasi non le penso io, sono quello che sento dire, più o meno. Anche perché quello che penso non ha molta importanza: parlano le copie vendute, le scorte, le interviste, il clamore. Parla uno dei principali settimanali italiani che col gruppo editoriale concorrente si divide il giovane di belle speranze Saviano.
Ma perché il collegamento con Rita Bernardini, o meglio con quello che la segretaria dei Radicali sostiene (si parla sempre più il dialetto napoletano nei locali romani, quindi c’è infiltrazione camorristica) ? In quest’anno si è sviluppata una nuova corrente di pensiero (beh, più che nuova è direi ciclica), il Savianismo. Ovvero l’accusa verso un sistema (quello camorristico) che diventa indiscriminata accusa verso una generazione; un dito indice comodamente puntato («e voi, dov’eravate?») su un piedistallo costruito e reso accessibile da altri. Perché m’incazzo con Roberto Saviano, perchè mi faccio il sangue amaro leggendo che nell’ultima intervista-monologo sull’Espresso parla di “questione meridionale” quasi fosse il salvatore della Patria? Eppure non ho nulla contro di lui. Ho comprato Gomorra e il libricino del Corriere, continuerò a comprare i suoi libri. Ma grazie anche a lui ora è così facile, per una Bernardini qualunque, sentire parlar napoletano in un locale di Roma e dire che per quel motivo lì sono tutti in odore di camorra.

16 Comments

  1. La petizione online funziona ancora? Non vedo la mia firma e l’ho messa da una settimana, ciao

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  2. Funziona, Stefano. Devo avere solo il tempo di aggiornare l’elenco delle firme dal mio computer. Ciao e grazie

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  3. Bene, Ciro, questo post capita a fagiolo, nel senso che se avessi ancora un blog avrei colto al volo la denuncia della Bernardini per la seguente semplice considerazione personale. Ho trascorso la settimana di ferragosto a Roma e, a pochi metri dall’abitazione di Marianna, hanno inaugurato il maxi-centro commerciale “Porte di Roma”. Le cifre, almeno quelle care ai media (siccome buona parte è ancora under construction) parlano chiaro: 250 negozi (ma all’ingresso uno striscione riporta 220), cinema 13 sale (in costruzione), Ikea (già c’era), Rinascente, Auchan, bowling 16 piste (in costruzione), albergo (in costruzione), e 4 campi da tennis, 2 da calcetto, piscina scoperta, palestre e 2 piscine (ma sono ancora in corso gli studi di fattibilità), nonché una serie di villetta a schiera, tutt’intorno, con vista panoramica sulle case popolari, targate gruppo Caltagirone (già firmatario del progetto residenziale di Parco Leonardo, simile iper-progetto di Via Portuense, zona Fiumicino). “Fin qui, tutto bene!” direbbe Kassovitz. Mi ha sorpreso, però, la presenza, tra i brand dei locali commerciali già attivi (attivissimi, direi, considerato il giro d’affari) di: Alcott, Anema e Cozze, I fratelli La Bufala e Clayton, solo per citare i più famosi. Ancora più sorprendente riconoscere la cadenza squisitamente napoletana (alla Meg, per intenderci) della voce informativa: “Si avvisaa la gentile clientelaa che il centro commercialee resterà chiuso nei giorni dodici, quindici e diciannovee”. Per non parlare della diffusione a go-go dei successi di Gigi Finizio e di Gigi D’Alessio, di cui non si dicute la piacevolezza (altra cosa è il godimento, direbbe Barthes, ma non intendo innescare una questione estetica). Vedi, caro Ciro, la questione è un’altra: chi e quando ha firmato il via libera definitivo al progetto (ai progetti, aggiungendo anche Parco Leonardo e la catena McArthur Glen leader nella gestione di ben tre designer outlet Serravalle Scrivia, Castel Romano e Barberino di Mugello)? Chi e quando ha firmato le concessioni edilizie per il gruppo Caltagirone? Chi ha fatto le visure camerali per l’apertura dei negozi? Da quali accuse si difendono il coordinatore della dda della Procura di Roma Ormanni, il prefetto Serra, il presidente dei deputati di Rifondazione comunista Migliore e il sindaco Iervolino, considerato che potrebbero, piuttosto, cogliere l’assist del segretario dei Radicali italiani per far partire una indagine a tappeto? Pur tralasciando la chiosa della Mussolini, secondo la quale “meglio i napoletani che i cinesi” (da La Repubblica) – anche perché se si rivelasse fondata la denuncia di partenza, si potrebbe supporre che secondo qualche parlamentare sia meno lesivo per l’economia di un paese far proliferare gli affari alla malavita locale piuttosto che a quella estera, nella fattispecia alla Camorra anziché alla Triade, secondo una dolce

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  4. (… II parte) logica populista, dalla quale si tenta invano di prendere le distanze, secondo la quale esiste ancora un ceppo geografico del malaffare -. Sia come sia, Ciro, se fossi un giornalista d’assalto, farei una ricerca tra le carte dei consigli comunali, provinciali e regionali, della camera di commercio partenopea e capitolina, della prefettura e della direzione distrettuale antimafia, solo per vederci un po’ più chiaro, e per ottimizzare, eventualmente, la mappatura dei fenomeni criminali di stampo mafioso e camorristico. Insomma, un comune mortale come il sottoscritto non ha il potere economico di rilevare un’attività commerciale e, se pure riuscisse ad organizzarsi per farlo nella sua città natale, Napoli, farebbe bene a prendere una serie di contromisure. Un camorrista, che con il sottoscritto non ha mai fatto affari, ha il potere economico di rilevare e ristrutturare non una bensì dieci, cento, mille attività commerciali, e, per una logica di mercato, di farlo in punti considerati, quanto meno, strategici. Questo non significa che ogni imprenditore sia un camorrista, per carità! Ma non equivale neanche a escludere senza le opportune verifiche del caso, a mio modesto avviso, possibili nodi di interscambio politico-economici.

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  5. Lucilla Parlato 18 Agosto 2007 at 13:18

    Non si capisce la verifica in base a cosa si dovrebbe fare, roberto. Ma tant’è.

    Per Ciro: purtroppo in famiglia ci siamo divisi sulla questione Bernardini! A presto.

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  6. Uè Robè, sono d’accordo con le verifiche – che tuttavia spetterebbero anzitutto alla magistratura. Comunque sia, la Bernardini per il suo ruolo pubblico aveva il dovere di fare nomi non allusioni. Poi, restano i tanti dubbi sulle imprese napoletane ma per esperienza personale posso dire che ormai non hanno più bandiera i mariuoli.

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  7. Lucilla, posso immaginarlo! A presto; saluti al resto della famiglia 😉

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  8. Ho visitato oggi il centro commerciale porte di roma, ho pranzato nel ristorante dei fratelli la bufala. Io non vorrei passare per uno che coglie grandi verità da piccoli fatti. Però una domanda me la pongo: come fanno i frattelli la bufala, un mese dopo l’apertura, ad avere 30 dipendenti …. tutti napoletani (o limitrofi)?
    Chissà, forse seguendo certe logiche di assunzione, (di reclutamento?), diciamo così, feudali …
    Quanto alla Bernardini, io non credo che abbia detto una stupidaggine. LA camorra, insegna Saviano, fa le cose per bene.

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  9. Eddai co’ ‘sta storia del “professor Saviano”: è diventato proprio un modo di dire!

    Lepo, anche prima si capiva che facevano le cose per bene!

    Facciamo una cosa.
    Da ora in poi scriviamo “avanti Saviano” e “dopo Saviano”, così ci capiamo tutti…….

    ps
    Quello dei 30 dipendenti “fatti in casa” è uno standard.
    Cmq, prova a passare tra due/tre mesi: vedrai che avranno calibrato il numero giusto di collaboratori, integrandoli con “indigeni”.

    ps2
    Bernardini ha ragione, eccome. Ma non si può certo generalizzare.
    Anche altri adottano l’importazione di collaboratori (grandi e piccoli marchi, anche nel settore delle griffe, per l’avviamento o per la gestione a seguire. Si fidano di più)

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  10. Leporello, è un po’ come dire: come fa la nota catena di profumerie ad avere tutte belle donne agli stand?

    Ps: cmq non era la Camorra, era Locatelli a fare le cose per bene

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  11. Nicola Buonuomo 2 Settembre 2007 at 20:53

    Saviano mi piace. E’ bravo e dice cose vere. Perchè vi sotinate a dire che non cita fonti. Gomorra è piena di fonti. Non fate gli asini, leggete a fondo. Le ordinanze di custidia cautelare, il secondo le accuse della DDA, sono fonti. Sono rese snelle per permettere a un milione di persone di leggere di queste cose. E’ proprio Saviano che da anni porta avanti la lotta che la crimianlità centra meno col meridione e molto più con nord. il savianismo..anzi io sono un savianista

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  12. e allora dimmi perché ha perso una causa proprio perché non ha citato una fonte, caro nicola!

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  13. Chiedo venia, sono rientrato solo adesso dalla Puglia (“grazie a Dio!”, secondo alcuni; “meglio per me!” e “chissenegrega!!!”, secondo altri, sottoscritto compreso).
    Da Lucilla Parlato ho solo da imparare, e dunque mi limito a risponderle che le verifiche sui possibili nodi di interscambio politico-economici dovrebbero essere fatte a prescindere e non necessariamente sulla base di un aspetto in particolare, altrimenti la cosiddetta “economia sana” (posto che esista) rischia di essere inghiottita dal proliferare delle chinatown (non me ne vogliano i cinesi per il parallelismo), con tutte le conseguenze immaginabili del caso (transfer pricing, frode fiscale, flessibilità a oltranza, controlli insufficienti, bassissima qualità, perdita di competitività, assistenzialismo, impoverimento).
    E sono d’accordo con te, Ciro, quando affermi che la Bernardini avrebbe potuto fare nomi, anziché allusioni. Alcuni li ho fatti io (Alcott, Fratelli La Bufala, Anema e Cozze, Clayton), ma ha poco conto.

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  14. a mio modesto parere penso che le verifiche camerali e presso i casellari giudiziari vadano fatte per tutte le persone che intendano aprire un’attività commericale indipendentemente dalla sua regione di origine.
    oggi la camorra ha interesse in tutto italia, in europa e nel mondo.

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  15. saviano ha voluto diventare un fenomeno da baraccone. gli piace fare la pop star.moltissimi altri giornalisti sono stati denunciati dalla camorra.ma purtroppo non avevano la mondadori dietro.ora caro saviano come mai hai scelto proprio la Mondadori di Berlusconi? e poi le fonti: chiedete a rosaria capacchione o gigi di fiore da dove vengono le fonti. dai loro articoli e libri..

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  16. @ Marco

    Scusami ma forse i toni forti (fenomeno da baraccone, popstar ecc.) non aiutano a far comprendere agli altri le ragioni di chi diffida dell’enfatizzazione (oltre che essere pericolosamente uguali a quelli usati, per altri scopi e da altri, giorni fa in piazza a Casal di Principe…..).

    Si potrebbe dire, oggi, che R2 di Repubblica cade a fagiolo, inaugurando le sue pagine con un reportage di Saviano, corredato dall’immancabile foto di lui con la scorta armata…..

    Ma, se ci pensiamo bene tutti, ‘sta cosa ci dà fastidio per Saviano (perchè sappiamo che dietro c’è tutto il mktg, il business giornali-case editrici ecc.) e non ci ha mai impensierito per i tanti giudici o altri che vivono sotto scorta.

    Io ricordo, per esempio, un reportage fatto in Sicilia con questi “uomini in nero” messi quasi in posa, foto a colori ecc.

    A me, se la volete sentire tutta, pare che anche un po’ Grillo (tra Minoli, Santoro domani con le luci e i colori giusti e Ruotolo che gli va dietro con il microfono, ecc.)sta finendo nel frullatore…..

    ps
    Ah! Avete visto l’altra sera il procuratore Lauro a Matrix?……..
    Ormai il frullatore è bello grande…….

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