T’accorgi di non sapere prendere una decisione, se non scrivendo, scriveva anni fa Gianni Riotta (il solito pezzo di Effe che mi piace tanto). Per me vale sempre. Così come vale il fatto che acquisisco consapevolezza di certi fatti solo quando li leggo. Stamattina mi è arrivata via mail la lista con numeri di cellulare e indirizzi di posta ‘privata’ di tutti i redattori E Polis. Ho riletto uno ad uno nomi e cognomi. Alcuni non li conosco nemmeno, con altri ci ho lavorato spalla a spalla in questi 8 mesi e quindi ogni commento è superfluo, con altri ancora instaurato favolose collaborazioni a distanza (anche questa è [era?] E Polis: giornalisti di varie sedi che si interfacciavano nella verifica delle notizie, nel lavoro, come ben sa l’amico Andrea del Brescia). Scorrendo quella lista è scattata la rabbia.
Ma quante cose dovevamo fare ancora insieme? E le faremo? Quando sono andato a Cagliari, col prode Max si parlava di Roberto Saviano e del fatto che Gomorra non mi piace; ho ascoltato i discorsi dei ragazzi dell’ufficio tecnico sulle partite a calcetto, sulle femmine e sui giochi di ruolo; c’era una caricatura di Daniela appesa ad una parete e nella stanza del direttore un articolo di centro pagina del Foglio ad accogliere il visitatore; le ragazze del Desk dei Continenti parlavano di andare a mare (a quasi novembre); poi i romagnoli con quel cacchio di accento bellissimo e i sardi che quando parlavano in dialetto non capivo un cazzo. Tutto il contorno a pagine, interviste, infografica. Un bellissimo lavoro, io penso.
Che ne sarà di tutto questo? Di questa umanità che s’è raccolta per tre anni, due anni, otto mesi… Pensare a tutto questo come alla porta di viale Trieste che si chiude, al lounge bar di fronte deserto dei giornalisti, è una tristezza immensa che mi porto dietro questa sera e chissà per quante altre ancora. Una specie di sfregio che si legge in faccia. Verrà pure il momento di cacciare le palle, lo so. Ma ogni tanto bisognerà pure piangersi addosso, non foss’altro per tracciare la differenza con lo scatto di reni che sicuramente dovrà esserci di qui a breve.
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Ho letto l’Espresso di questa settimana, come consigliava qualche amico e collega. Mi sono arrabbiato un casino.
Non per l’articolo su Nicola Grauso, ma per il servizio sulle case a Napoli e sul fatto che nessuno paga i fitti degli alloggi popolari, con tanto di bacchettata dalla Corte dei Conti. Una notizia vecchia di mesi (qui il rapporto della magistratura contabile). Senza offesa, glorioso Espresso, ma il buco l’hai preso da me, su Il Napoli, qualche mese fa. Certo,se potessi parlare diresti: almeno io sono il Gruppo Espresso non sto con le pezze al culo. E pure hai ragione…
* Perché profumatissimo? Perché ho scoperto una bottega di sapone artigianale dietro piazza San Domenico Maggiore a Napoli, zona Cappella di Sansevero. Ve la consiglio, andate alla svelta: la mia amorevole consorte ha già fatto incetta.
…..credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa, che vuole l’affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si meriterebbe un padre e una madre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi. Credo che un’inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.
Credo che non sia tutto qui, però prima di credere in qualcos’altro bisogna fare i conti con quello che c’è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche dio. Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecentomila al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose.
Credo che c’ho un buco grosso dentro, ma anche che, il rock n’ roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le s*****ate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono. Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddie Merckx. Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un c***o della vita degli altri..
E tu in queste c***o di cose ci credevi, prima di tutti noi, quando scrivevi solo per te e pochi altri e nessuno, te compreso, avrebbe pensato di vederti giornalista. E mo’ che ce l’hai fatta, vai avanti pure per i tuoi ex compagni che non hanno avuto la tua determinazoine e stanno nelle officine, in una agenzia di assicurazioni, davanti al bancone di un bar, oppure ad uno sportello comunale. Vai, ciru’, dall’Enrico Fermi di Corso Malta ne sono usciti pochi come si deve…uno sei tu.
Ti leggo.
Un vecchio, vecchio, vecchio amico
Ciruzzo, mica sapevo che eri sposato… E da quando? Io lo sono da appena 7 anni… e i saponi e le creme da barba continuo a comprarmele da solo…
e non farci piangere a tutti…
E POLIS VIVE !
Si naviga a vista, ma non siamo a mare. Io ci credo ancora…
Ekkime all’appello.Petizione Firmata
Ho scoperto questo blog navigando alla ricerca disperata di notizie sul mio quotidiano preferito. Non è facile in questi giorni sapere qualcosa. E’ impressionante il silenzio che vi circonda. Fortunatamente qualcuno si muove e fa un pò di rumore. Naturalmente ho firmato la petizione e naturalmente continuo a controllare il blog per vedere se ci sono aggiornamenti. Non dev’essere facile tirare fuori la grinta in questo momento, ma penso sia l’unica cosa. Tenete duro e tornate presto! Per protesta non sto leggendo altro e.. inizio a sentirmi un pochino isolata. PS: questo blog mi piace un sacco: complimenti!
Condoglianze ahahah
Ho saputo della cosa da una tua collega, Chiara… evvabbè…
Aspettando tempi migliori…