Pd, non c’è problema? E invece sì. Le primarie cinesi della delegittimazione

«Non c’è problema» era lo slogan di Umberto Ranieri, il candidato d’oro alle Primarie del Partito democratico per scegliere il sindaco di Napoli, sostenuto dai vertici del partito. Ha perso, così come ha perso Nicola Oddati, assessore comunale. Ha vinto, a  sorpresa, Andrea Cozzolino, ex assessore regionale all’Agricoltura nella Regione Campania di Antonio Bassolino, golden boy da tutti ritenuto la naturale prosecuzione di don Anto’.

In mattinata circolavano le solite voci di soldi in cambio di voti, del resto se è possibile – lo dicono le inchieste giudiziarie – col voto vero e proprio, quello ufficiale, figuriamoci se non è possibile con una competizione affidata ai circoli di partito o alle associazioni orientate per questa o quella corrente Piddì.  Ora circola questo video: si vede che c’è una lunga fila di cinesi che vanno a votare alle primarie. Non sembrano granchè convinti.

Al netto delle valutazioni politiche della prim’ora (è tornato Bassolino; Cozzolino aiutato dal centrodestra a vincere eccetera), c’è oggi un dato incontrovertibile: le Primarie  fanno male al centrosinistra di Napoli. Già accaduto con le Regionali dove Vincenzo De Luca, presentatosi in solitudine all’appuntamento con le Primarie (che ovviamente non si sono tenute) è uscito bersagliato dagli spezzoni di ex bassoliniani spaesati per la cacciata del capo (che intanto cerca di ricostruirsi una identità) e ancora non riaggregati intorno ad un nuovo nome.
Il “nuovo” nome è arrivato, le Primarie sono finite formalmente ma ci saranno ricorsi e polemiche. Il risultato? A maggio alle Amministrative per scegliere la nuova amministrazione di Napoli, si presenterà un Pd dilaniato, pronto a perdere più per fuoco amico che per reale potenza dell’avversario. Però il centrodestra avrà un vantaggio, enorme: potrà scegliere un candidato debole da contrapporre. Un candidato  ostaggio della logica di partito: per una Amministrazione significa opacità, decadenza, immobilismo.
Niente di meglio, per risollevare Napoli, vero?

Familismo e pregiudizio. Napoli, il Pd e gli uffici stampa

In such condition, there is no place for industry; because the fruit thereof is uncertain: and consequently no culture of the earth; no navigation, nor use of the commodities that may be imported by sea; no commodious building; no instruments of moving, and removing, such things as require much force; no knowledge of the face of the earth; no account of time; no arts; no letters; no society; and which is worst of all, continual fear, and danger of violent death; and the life of man, solitary poor, nasty, brutish, and short.
Thomas Hobbes

Parto da questa illuminazione del filosofo britannico Hobbes, che introduce “Moral Basis of a Backward Society” ,  ovvero “Le basi morali di una società arretrata”, di Edward C. Banfield. Una bella considerazione, un pretesto (ma si badi, non un MacGuffin di hictcockiana memoria) che arriva ad una conclusione generale ma non spiega la storia. Quindi dietrofront e spieghiamo dall’inzio.

Succede che un’assessore comunale del Partito Democratico a Napoli,  Graziella Pagano, sulla sua pagina di Facebook scrive che il figlio, giovanissimo collega napoletano, ha ottenuto il posto di capo ufficio stampa del Pd al Consiglio regionale della Campania. Apriti cielo: fioccano commenti, c’è un articolo sul sito de Il Fatto quotidiano che penso sia sta uno dei più commentati in assoluto;  ce n’è uno su Il Giornale molto duro; si scatena una guerra sui social network.

Anzitutto, una considerazione iniziale: c’è una  sottovalutazione di Facebook come strumento di comunicazione o viceversa è la scelta di una platea così variegata per anticipare polemiche che sicuramente sarebbero nate? Secondo me “buona la prima”: l’assessore non poteva immaginare che attraverso condivisioni “like” e commenti la notizia sarebbe esplosa sui giornali. Al Comune di Napoli gli assessori su Facebook  sono 6 (almeno così mi pare), la metà di questi sono sicuramente politicamente attivi anche sul social network, forse non tutti hanno ben presente la portata del mezzo.

Insomma; l’accusa dei commentatori web è  di aver favorito il ragazzo nell’ottenere l’ufficio stampa regionale istituzionale del partito. Una sorta di  “parentopoli”? Vediamo cosa diceva il compianto filosofo torinese Norberto Bobbio rispetto a questo termine così abusato dai giornali:

Anteporre l’interesse individuale all’interesse collettivo è una delle considerazioni alla base de “Le basi morali di una società arretrata”. Dice sostanzialmente Banfield che in Italia regna il familismo amorale. Pensiamo – soprattutto nel Sud – al bene della famiglia nucleare e non alla collettività, da questo derivano i nostri guai sociali.

Però l’assessore in questione si difende: essendo uno dei pochi  assessori “politici” e non tecnici del Comune, si difende anche con forza. Dice che il figlio è bravo e lavorava già bene con uno dei consiglieri regionali di punta del Pd come ufficio stampa; che lei, la madre, non ha spinto per la nomina e soprattutto che l’ha scelto il Pd non certo un singolo.

Sulla bravura non discuto, non ne ho le competenze.  Penso che non sarà facile portare avanti la comunicazione regionale di un partito campano lacerato e in emorragia di voti. Poi lo so per esperienza, l’ufficio stampa è come l’allenatore: è il primo a pagare se la squadra perde. Il fatto che Lorenzo – questo il suo nome del collega – sia giovanissimo, francamente non è una diminutio. Semmai dobbiamo chiederci come mai ci sono ancora degli ottuagenari e pensionati d’oro che fanno i giornalisti, togliendo posto ai giovani, in Campania. Su questo il mio sindacato, quello dei giornalisti, non dice nulla.

Le questione etica? Banfield traendo le conclusioni del suo lavoro  sosteneva che in una società di familisti amorali (diamo per assunto che la nostra lo è) «non ci sarà alcun collegamento tra i principi astratti, politici o ideologici, ed il concreto comportamento quotidiano». Molti hanno considerato l’urlo di gioia dell’assessore-mamma su Facebook una plateale dimostrazione del fatto che i “figli di” vanno avanti e gli altri restano dietro. Dunque un comportamento che contrasterebbe con un Pd che proprio in questi giorni di elezioni primarie per il sindaco di Napoli è tutto un fiorire di “etica” ;  “attenzione ai giovani”, “nuove opportunità”.

Dovendo esprimere una opinione sull’argomento, mi sono arrabbiato anche io. Non per il posto di lavoro al figlio dell’assessore, ma per la poca cura con il quale è stato comunicato. Singolare che un politico di lungo corso abbia scelto di dare una notizia con quella che equivale ad una raffica di mitra  sul muro telematico con migliaia di contatti, in una città come Napoli, dove l’iniquità è la legge e dove si sospetta di tutto  e del contrario di tutto, anche di quel poco che c’è di buono.  Dunque si è mischiata la rabbia con la frustrazione ed è stato tirato in ballo tutto e il contrario di tutto.

Però voglio dirlo: bene hanno fatto mamma e figlio ad incassare senza minacciare aggressioni legali che avrebbero ancor più stravolto la vicenda. Non è da tutti: conosco per esperienza personale politici del centrosinistra che aggrediscono i giornalisti per intimidirli.

Tornando alla vicenda: mi viene da pensare che stavolta “la famiglia amorale” non è quella nucleare, quella tradizionale, come dice Banfield. È invece quella del partito che a mio modo di vedere, dalle sue ramificazioni nazionali fino a quelle locali, dovrebbe cambiare. Dovrebbe affidarsi ad un modello assolutamente diverso per la scelta dei soggetti della comunicazione .

Dovrebbe aprirsi agli stage,  alle idee (no, non è veltronismo!) ai giovani sconosciutissimi. Agli stranieri  perché no: ce lo vedi un ragazzo tedesco che conosce l’italiano (magari un Erasmus) a fare una esperienza nello staff della comunicazione politica in Campania?
Ecco, il grande errore è stato semmai considerare l’attuale Partito Democratico “diverso” da qualsiasi azienda. Non lo è! Dunque se ne traggano le conseguenze e lo si lasci libero di scegliere nomi e cognomi.
Per dirla alla Eduardo De Filippo del “Natale in casa Cupiello”: «Ve la piangete voi e le vostre anime dannate»; le indignazioni e i petti battuti in quest’Italia, incapace di quello che i tedeschi chiamano  fremdschämen è francamente fuori luogo.


I manifesti impossibili del Pd Campania

Gentili amici,
ci troviamo davanti al non plus ultra della tragedia comunicativa targata Partito Democratico della Campania.
Analizziamo il manifestone-comunicato, il cui testo è stato sicuramente redatto dalle teste d’uovo Democrat campane, quei grandi comunicatori strappati ad Obama.

Oddio, consentitemi una prima disamina grafica. Volendo sintetizzare molto: fa cagare.
Cerco di argomentare il mio punto di vista.

Il carattere. : è un manifesto, no? E porca puttèna, direbbe Lino Banfi, se è un manifesto devono vederlo da lontano. Beh, io sta tragedia stampata l’ho vista, attacchinata abusivamente, manco a dirlo, in centro, a Napoli. Corpo 18? Corpo 22? Insomma, lontano due metri già non vedi più nulla.

Il colore : capisco che il rosso fa troppo comunista, il verde fa troppo Lega, l’ulivo fa troppo Prodi. Ma l’arancione che c’entra qui? Non è la testata del Riformista, nè una pubblicità della Fanta.
È un colore debole, un vorrei ma non posso, quindi lo dico con questo giocoso colore.

Per la serie: ‘A Cosentì, nun te ncazzà

Veniamo al testo:
vabbè, Economia secondo me va maiuscolo, poi non mi piacciono le virgolette inclinate e quelle “dritte” (problema di formattazione, la smettete de’ scrive con Word senza controllare? ‘Ttacci vostri).

Il capolavoro è: «…avrebbe esercitato azioni tese a condizionare giudici e ordiva trame scandalistiche per screditare i suoi stessi antagonisti politici nel Pdl, gettando ombre anche sull’attuale presidente della Regione Campania».
A parte il condizionale solo all’inizio….
A parte che ai giudici, specie d’estate gli piace tanto essere condizionati (in tribunale fa un caldo della madonna), ma mi spiegate che cazzo volevate dire?

Gettare ombre? Ma io vi getterei un vaso pieno d’acqua coi fiori pure, cazzo, ma è un manifesto, non un tortuoso articolo di una rivista settimanale politica di quart’ordine! È un manifesto del “principale partito d’opposizione italiano”. Volete scriverlo in maniera che tutti possano capire? E volete metterci una stracazzo di punteggiatura?

«inoltre Cosentino ha la delega al CIPE, un organo di primaria importanza…»
Ma è più o meno importante della cistifellea, del fegato o della guallera che ci avete gonfiato a dismisura, costringendoci a leggere tale scempio?

dulcis in fundo

«…in cui Caldoro dovrà spiegare quali decisioni prendere e se le scelte sono ancora nelle sue mani o in altre stanze».
Scelte nelle stanze? Ma è poesia pura. Dopo il cielo in una stanza, le scelte nella stanza sono degne di Gino Paoli. Oppure …ho capito: rispondete all’appello di Nanni Moretti (“dici una cosa di sinistra” e dunque alla “Stanza del figlio” si risponde con la “Stanza di Caldoro”?

Dai, ammettetelo che avete preso un testo a cazzo di cane e buttato lì. Lo spero.

PS: “Pd Campania” è la VOSTRA firma: o avete il coraggio di scriverla a corpo 52 o, per piacere, non fatelo nemmeno, il manifesto.