Anti-sushi a prescindere

Apprendere dell’esistenza di un vero e proprio gruppo anti-sushi sulle belle pagine Food&Wine de l’Espresso, con tanto di manifesto “w il pesce cotto” di quel grande che è Gianni  Mura è un conto; leggerlo dopo una cena a base di sushi e Chirashi-zushi non ha prezzo, per dirla col noto slogan pubblicitario.

Non sono un esperto, al massimo potrei definirmi un  mangione di sushi. L’Espresso food&wine mette avanti il pericolo di questo parassita micidiale, l’anisakis. Vederlo fa schifo, pensare solamente che possa finire in corpo uccide ogni slancio gastronomico. Troppo semplicistico, però.
Mura, non è vero che «in Italia i fiori del mare si sono mangiati da sempre cotti, o almeno marinati»: a Napoli negli anni ne ho vista di gente che mangiava pesce crudo (che non preferisco, sia chiaro) molto tempo prima che moda del sushi dilagasse. Altra cosa importante: questo temibile parassita – come in un altro pezzo è correttamente scritto – crepa anche tenendo i tranci di pesce  per un giorno a -20 gradi centigradi (o per un quarto d’ora a -60° C) grazie ad un abbattitore, macchinetta del freddo d’obbligo in ogni sushi bar  o ristorante giapponese il cui proprietario voglia restare aperto per più di due giorni. E poi, diciamocela tutta, la schifezza la mangi molto spesso anche ben cotta e pagandola a peso d’oro: pensiamo a tutta quella carne tenuta male, ai formaggi marciti e serviti, ai prodotti abilmente falsificati. Perché dimostrare paura solo verso il sushi, apprezzato in tutto il mondo?

Dunque, caro, grande, Mura, non si tratta nè di resistere a mode nipponiche nè tanto meno dei vantaggi di mangiare “all’italiana”: chi ti serve il pesce col vermicello parassita (così’ come la bistecca avariata o il formaggio ammuffito o il vino al metanolo) è un delinquente. E basta.

Desk gemelli: gli esercizi di stile giornalistici

Un pezzo dell’Espresso sulla crisi dei giornali (in particolare del Giornale) e uno del Giornale sulla crisi dei giornali (in particolare del gruppo Espresso). Praticamente identici.
Una specie di Esercizi di stile di Queneau. (via Gabriele Mastellarini blog).


da “L’espresso”, rubrica Riservato. GIORDANO VA PIANO PIANO

Tempi duri per i quotidiani. Anche al ‘Giornale’ di Paolo Berlusconi non gioiscono. Se i dati della Fieg attestano una diffusione di poco sopra le 200 mila copie, i numeri delle vendite reali sono di molto inferiori. Secondo un documento interno (’Dati di vendita settimanale Il Giornale’), da gennaio a inizio giugno la media è stata di sole 119 mila copie. Anche gli ultimi dati sulle vendite giornaliere, dal 1 al 17 giugno, danno il quotidiano diretto da Mario Giordano (comprensivo dei ‘panini’, i giornali locali acclusi) parecchio al di sotto dei rispettivi giorni del 2007: tra le 21 mila e le 43.500 copie in meno. Tempi duri per tutti, anche per la stampa di governo. (L.Q.)

da “Il Giornale” LA REPUBBLICA VA PIANISSIMO VENDE SOLO 379MILA COPIE
Tempi durissimi per i quotidiani. Anche a Repubblica di Carlo De Benedetti non gioiscono. Se i dati della Fieg attestano una diffusione di poco sotto le 600mila copie (583.418 per l’esattezza nel maggio 2008), i numeri delle vendite reali sono di molto inferiori. Secondo un documento interno, infatti, la media del maggio 2008 è pari a 379.357 copie, cioè oltre 200mila in meno di quelle dichiarate. E a giugno è scesa ancora: 375.143. Particolarmente deboli le vendite del lunedì quando Repubblica precipita a 328mila copie. Del resto la tendenza al ribasso del quotidiano di Ezio Mauro è confermata anche dagli ultimi dati ufficiali: a maggio Repubblica ha registrato un calo del 2,2 per cento, a fronte della crescita di altri quotidiani (come il Giornale, +1,1 per cento). Tempi duri per tutti, ma soprattutto per la stampa di opposizione.