ll caso Sallusti visto da un ex direttore de Il Giornale

«La deontologia professionale sta racchiusa in gran parte, se non per intero, in questa semplice e difficile parola: onestà. È una parola che non evita gli errori: essi fanno parte del nostro lavoro. Gli sbagli generosi devono essere riparati, ma non macchiano chi li ha compiuti. Sono gli altri, gli sbagli del servilismo e del carrierismo – che poi sbagli non sono, ma intenzionali stilettate – quelli che sporcano».

Indro Montanelli

Montanelli, Fellini e la Dolce vita

No, non è un film tipo Totò e Peppino, bensì il commento che  Indro Montanelli fece per il Corriere della Sera dopo aver visto il film di Federico Fellini. Vale la pena di leggerlo tutto. (via Dagospia)

Sere fa, Federico Fellini mi ha invitato a vedere in privato il suo ultimo film La dolce vita.
Confesso che ci sono andato con qualche apprensione: e non tanto per i pareri molto discordi che avevo udito da coloro che avevano visto alcune scene isolate, quanto perché, parlando ogni tanto con lui, avevo avuto l’impressione che Fellini avesse perso il senso della misura.

L’uomo, di solito pacato e abbastanza staccato dal proprio lavoro, stavolta m’era parso che non sapesse uscirne nemmeno quando veniva a cena con me. Se gli parlavo di altre cose, mi fissava con l’occhio vitreo di chi non ascolta. E gira gira, il discorso tornava sempre lì.

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Resuscitate Indro ed Enzo: al Comune di Napoli serve il direttore della web-tv

Sul giornale di oggi ho scritto che il Comune di Napoli farà la sua web-tv. Con soldi dei fondi europei, eccetera. Fosse solo quello.

Trascrivo qui da un documento ufficiale i requisiti richiesti per individuare il direttore di questa televisione in Rete (lettera protocollata al Comune con numero  2989 datata 16/11/2009):

1. essere giornalista professionista da almeno 20 anni;
2. avere fatto parte per almeno 3 anni di una  o più redazioni di periodici e o quotidiani di rilievo nazionale;
3. aver collaborato per almeno 5 anni con quotidiani di rilievo nazionale;
4. aver collaborato per almeno 3 anni con quotidiani on-line;
5. avere una comprovata esperienza nel campo della comunicazione istituzionale con una esperienza diretta in un ente pubblico;
6. essere autore di reportages e servizi per testate nazionali;
7. essere autore di programmi di inchiesta e di informazione del servizio pubblico;
8. aver svolto almeno una esperienza come conduttore di programmi televisivi di approfondimento del servizio pubblico;
9. avere una esperienza di conduzione di almeno 5 anni di notiziario televisivo del servizio pubblico;
10. avere esperienze pluriennali di ideazione, redazione e conduzione di programmi televisivi e giornalistici nell’ambito della televisione pubblica e non commerciale;
11. avere svolto ampia qualificata e comprovata attività quale formatore nel campo del giornalismo e della comunicazione;
12. avere una comprovata esperienza di direzione e formazione di un team professionale nel campo della comunicazione.

Dodici requisiti, analizzati i quali si desume che:

– il prescelto avrà ad occhi e croce più di cinquant’anni (ma nella migliore delle ipotesi);
– il prescelto sarà necessariamente un giornalista (o un giornalista pensionato) della Rai (leggi punti 7,8,9,10);
– il prescelto non dovrà aver granché competenza di web. Ammesso che (punto 4) aver collaborato con quotidiani on-line non venga considerato un titolo di conoscenza di tempi, mezzi e modalità d’una web-tv.

Nel pezzo di oggi non l’ho scritto  (poco spazio ed è sempre meglio dare i fatti che le opinioni) ma è allucinante che un progetto pubblico con soldi pubblici per un ente pubbliconon venga avviato con una selezione pubblica.
Il Comune di Napoli – come tutti gli enti istituzionali – ha tra l’altro anche degli elenchi professionali ad hoc (che strano, sono spariti da internet) cui attingere  in caso di nuove attività da intraprendere.

Il sindacato dei giornalisti, l’Assostampa Napoli, ha inoltre un altro elenco, lunghissimo. È quello dei colleghi professionisti e disoccupati. A Napoli il precariato giornalistico è su percentuali altissime. Fra i senza lavoro ci sono colleghi con curricula di tutto rispetto.

Parliamo di qualità: essere professionisti da un ventennio è garanzia di qualità per dirigere un giornale, una radio, una web-tv?  Garantisce  a prescindere competenza e affidabilità? Imporre il requisito (punto 10) di aver lavorato nel solo servizio pubblico (dove non ci sono concorsi veri da decenni, ma assunzioni a chiamata diretta) è davvero giusto?

Leggeteli bene, quei requisiti: ipoteticamente Indro Montanelli e Enzo Biagi sarebbero fuori (nessuno dei due ha il requisito del punto 9).

E se il Comune di Napoli avesse voluto assumere, per assurda ipotesi, Enrico Mentana, non avrebbe potuto: il fondatore del TG5 e ideatore di Matrix ha lavorato (punto 10)  anche per la tivvù commerciale.

Pronto buongiorno è la sveglia

Il peggior giornale?
“Tutti quelli della free press. Forniscono un alibi a chi non vuol spendere un euro al giorno ma fa dieci telefonate col cellulare per dire: “Butta giù la pasta”.”
[…]
E con la free press?
“Ci incarto pure il pesce”.

Così parlò – in una intervista a Claudio Sabelli Fioretti  – tale  Giancarlo Aneri. Dice trattasi d’un notissimo produttore di vino e alimenti vari. Mah, il suo ragionamento a me sembra proprio quello di chi classifica il vino soltanto in base al prezzo (il migliore è il più caro) senza manco assaggiarlo. Dice pure che  Aneri conosceva Indro Montanelli. Forse non l’ha mai sentito dire che “tutti i quotidiani, il giorno dopo la loro uscita servono per incartare il pesce”. Menomale, non gli hanno chiesto dei giornali on-line: avrebbe chiamato l’esorcista.