No cravatta? No Consiglio regionale della Campania

Dopo il rimbrotto all’assessore Velardi, reo di essere entrato in Consiglio regionale col pullover, Sandrina Lonardo, consorte di Clemente Mastella, qualche giorno fa se l’è presa coi giornalisti che seguono le attività (poche ma ben remunerate) del Consiglio campano. Il motivo è sempre lo stesso: non avevano la cravatta e il regolamento lo impone.
La notizia, sfuggita ai più, è uscita in ansa. L’agenzia scriveva anche che la signora di Ceppaloni ha donato all’istante ai giornalisti sprovvisti dell’indispensabile accessorio d’abbigliamento, una bella cravatta griffata.
Ora, con tutto il rispetto, non so quali colleghi abbiano indossato la cravatta, io mi sarei rifiutato.

Vabbè, per un gruppo di giornalisti bistrattati, c’è una selva di piante e piantine che in Consiglio regionale hanno trovato l’habitat adatto: ecco qui, da E Polis di oggi.

Cronisti manieristi della “casta stampata”

Doveva essere una specie di recensione di “La Casta Stampata“, un bel libro edito da Mursia, scritto da Luigi Bacialli, un libro che consiglio vivamente anche a chi non ha nulla da spartire con noi pennivendoli.
Ma c’ho grossa crisi e in questo “Fango” di Lorenzo non aiuta. Insomma, scrive Bacialli: «i cronisti – non tutti ovviamente – sembrano stracci ambulanti perchè a qualsiasi ora del giorno e della notte vengono sguinzagliati per la città. Sono pallidi, hanno le occhiaie, e i più impegnati non camminano, ma barcollano per le molte ore di sonno cui sono costretti a rinunciare».
Tralasciando il successivo, altrettanto illuminante paragrafo sugli imboscati, sono due giorni che penso a queste poche righe. La definizione di Bacialli mi sembra anacronistica, osservando dall’interno l’evoluzione del mestiere di giornalista. Il cronista così descritto appartiene ad un’epoca remota, ora ci sono i manieristi. Trasandati, ombrosi, nascosti e  – forse – minacciati. Ricordo qualcuno? Eh già.  Ma dai, uno spende qualche euro per comprare l’Espresso e si trova il colloquio (mo’ si chiama così) tra Roberto Saviano e Joe Pistone alias Donnie Brasco l’agente dell’Fbi che trent’anni fa fu infiltrato in Cosa Nostra a New York e della cui storia è stato tratto un film di successo. Insomma, un signore classe 1939 che – non si sa bene per quale motivo – secondo Saviano se la farebbe ancora addosso, dopo 32 anni, di camminare in Italia, andare in un ristorante, per un colloquio col “Sommo”. L’incipit del pezzo è «Meglio vedersi tra la gente, diamo meno nell’occhio… Joe Pistone non è proprio tranquillo, quando è in Italia…». E poi si scopre che al tavolo del ristorante ci sono Saviano, un’altro tizio e due fotografi. La cosa bella del pezzo, pubblicato sul sito web dell’Espresso, è l’audio che è stato gentilmente pubblicato dal settimanale. Si ascolta solo la voce di Brasco. E l’audio di Saviano con le domande dov’è?

Viaggi & Miraggi (dalemiani)

La vicenda che è capitata all’inviato de La Stampa, ovvero di vedersi rifiutato l’accesso all’aereo della Farnesina diretto nei Balcani su ordine del ministro Massimo D’Alema è un qualcosa di odioso. Anche perché la ritorsione sarebbe avvenuto a seguito di un articolo della Stampa su presunti fondi brasiliani dell’ex premier.
Mi sovviene che molti, anche tra i politici campani, scelgono “con cura” le testate da accreditare, escludendone altre. Qualche esempio: il viaggio del Comune di Napoli a Londra, per l’emissione dei Boc; il viaggio a New York organizzato dalla Regione Campania per il Columbus Day e, recentemente, quello a Capri della Provincia di Napoli per non so quale fatto.
Vorrei sgomberare il campo da equivoci: non si tratta di fatto personale, ma se un ente, una istituzione, organizza un viaggio per la stampa, allora dovrebbe accreditare tutte le testate, comprese quelle sgradite (anzi, soprattutto quelle). Non è sempre così.
Altra questione è poi quella secondo cui il giornalista non dovrebbe accettare viaggi pagati da terzi. Se si tratta dell’azienda X posso anche capire. Ma quando si tratta di una istituzione e quando la cosa è aperta a tutti gli organi di stampa, secondo me la cosa è ben diversa.

Ps: è simpatico vedere su Google che il sito web di D’Alema propone “Biografia, pubblicazioni, foto, iniziative, documenti del deputato di Gallipoli”.

Elezioni + giornalisti = analfabetismo di ritorno

Domenica prossima, si vota per rinnovare gli organismi dirigenti dell’Ordine dei Giornalisti. Quello nazionale e quello campano.
Ho già espresso la mia intenzione di voto, dunque sono dichiaratamente di parte. Una decisione rafforzata da talune mail che sto ricevendo in questi giorni. Della prima ha parlato Riccardo Marassi, in un post gustosissimo quasi quanto le sue vignette e intitolato Raglio postale  .
Immodestamente, la seconda email elettorale segnalata, che arriva sempre – sia chiaro – dall’altro “gruppo”  di candidati che si contrappone alla lista “Cambiamo”, è mia. La copio tale e quale a come m’è arrivata.
Ometto nomi propri e riferimenti al loro gruppetto per non regalare pubblicità gratuita. I commenti non li faccio, basta leggere. Qui più che l’Accademia della Crusca, c’è la crusca e basta. Anzi, c’è il suo effetto a primma matina.

Cari Amici,
a nome di  [omissis] e di tutto il ns. gruppo, vi ricordo che domenica prossima si vota e dalle urne dovranno uscire le risposte a chi con il suo malaffare affossa  la professione.
Il Movimento Giornalisti [omissis] presenta i suoi candidati e spera con il Vs. aiuto di sconfiggere chi crede di poter barare
Aiutateci a rompere il crehio di omertà per il bene di tutti!
Il voto deve essere la nostra risposta al’indegnità.
Fate circolare la lista allegata.

I giornalisti si “promuovono”

Sarà capitato a tutti (o quasi) di vedere alcuni nuovi spot che le reti Mediaset stanno trasmettendo in questi giorni. Si tratta, per intenderci, di una campagna di pubblicità per le testate giornalistiche del gruppo, Tg5, Studio Aperto, Tg4 e Sport Mediaset. Il comunicato che presenta l’iniziativa recita così:

Testimonianze di professionisti che ogni giorno assistono in prima persona al dolore o al trionfo, alla paura o alla gioia. Giornalisti che vedono i fatti prima che diventino notizie e che cercano di raccontarli ai telespettatori capendone al volo il significato.
Il risultato sono 15 mini-racconti di firme autorevoli e giovani cronisti che mescolano emozioni e questioni etiche, timori e consuetudini, esperienze e aspirazioni e che forniscono un servizio informativo che non costa assolutamente nulla agli italiani.

Domande di un lettore (e telespettatore) operaio:
1. Nel Tg5, a parte Toni Capuozzo, chi può pronunciare la frase “Nel cuore dell’informazione”, con la coscienza pulita?
2. Per il Tg4 è stato scelto Emilio Fede. (lo so non è una domanda, ma so bene che in questo caso la domanda scaturisce dall’affermazione nuda e cruda…).

Noto anche da un bel po’ di tempo, Studio Aperto, il tiggì di Italia 1 diretto da Mario Giordano, ha predisposto i blog per tutta la redazione.