Del mestiere di far ridere, la morte di Gigi Sabani

Amici non piangete, è soltanto sonno arretrato
Walter Chiari

Ora non è che uno “deve” dispiacersi ad ogni morte di persona più o meno famosa e detentrice di blog, per una sorta di affinità. Ma sulla morte e sulla  vita di Gigi Sabani vale la pena fermarsi un attimo. Ho sorriso leggendo, sulla sua pagina di wikipedia che la frase famosa a lui attribuita era “a frappe’ ” che pronunciava prima di andare a nero (ovvero in pubblicità). Ho sorriso perché sono anni che pronuncio quella frase, dopo averla ascoltata a “Ok il prezzo è giusto” negli anni Ottanta. Diciamo la verità: Sabani è stato quello che ha convinto un poco tutti a fare gli imitatori. Se ci riusciva lui, senza un cappellino, senza un paio di baffi finti, una parrucca a fare così bene Celentano, Baudo (ve le ricordate, le imitazioni degli eventuali orgasmi dei personaggi famosi?) potevamo farlo tutti. Mi porto dietro ancora tre-quattro imitazioni e la caratteristica di scimmiottare le persone, presa proprio da lui, se vogliamo. E poi aver letto che stava male e il solito medico svogliato gli aveva detto di non preoccuparsi, non fa altro che riportarmi alla memoria superficiale episodi dolorosissimi della mia vita, roba che non passa un giorno senza ch’io ricordi.

Sabani aveva un blog per certi versi molto carino, già destinato a diventare un obituary. Soffriva molto del calo di popolarità connesso alla conclusione dell’era degli imitatori, andati fortissimo negli anni Ottanta, per lasciare poi il passo ai cabarettisti da Zelig & affini. Altro suo cruccio era stato quello di restare legato ad un brutto episodio, una inchiesta con conseguente arresto risolta poi in una archiviazione e in un risarcimento danni per 13 giorni di detenzione. Ma l’Italia va così e ora scommetto qualsiasi cifra che sarà avviato il percorso di riabilitazione post mortem.