Montanelli, Fellini e la Dolce vita

No, non è un film tipo Totò e Peppino, bensì il commento che  Indro Montanelli fece per il Corriere della Sera dopo aver visto il film di Federico Fellini. Vale la pena di leggerlo tutto. (via Dagospia)

Sere fa, Federico Fellini mi ha invitato a vedere in privato il suo ultimo film La dolce vita.
Confesso che ci sono andato con qualche apprensione: e non tanto per i pareri molto discordi che avevo udito da coloro che avevano visto alcune scene isolate, quanto perché, parlando ogni tanto con lui, avevo avuto l’impressione che Fellini avesse perso il senso della misura.

L’uomo, di solito pacato e abbastanza staccato dal proprio lavoro, stavolta m’era parso che non sapesse uscirne nemmeno quando veniva a cena con me. Se gli parlavo di altre cose, mi fissava con l’occhio vitreo di chi non ascolta. E gira gira, il discorso tornava sempre lì.

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Natale (culturale) a Beverly Hills

Ecco la motiviazione con la quale il ministero della Cultura ha dichiarato  “Natale a Beverly Hills”, il cinepanettone prodotto da Aurelio De Laurentiis un film di interesse culturale, una pellicola d’essai. Uno status che consentirà se non l’accesso ai contributi, quello ben più interessante agli sgravi fiscali e al fondo sugli incassi per il produttore.

Interessante è non solo leggere le motivazioni, ma anche le contrastanti recensioni dei principali critici italiani.
Immagino dunque che nel giorno di Natale i multisala si trasformeranno in dibattiti appassionati sul montaggio analitico della scena in cui Christian De Sica si cala le mutande o zooming out alla Kubrick sulle tette di Michelle Hunziker.