La solitudine del cronista

giornalista-italiano

Il cronista è solo.

Il clima non è più lo stesso e non non ci vuole il servizio meteo dell’aeronautica per capirlo.
Un giornalista lo sa, lo capisce o almeno dovrebbe intuirlo.

Lo si capisce osservando la varia umanità che sale lo scalone monumentale di Palazzo Reale per andare alla conferenza stampa di Berlusconi. E sia chiaro, non parlo da anti-berlusconiano, anzi. Non sono mai stato così poco “anti” in tutta la mia vita e non è colpa mia. Entra il premier, si alzano i militari in prima fila. E appresso a loro si alzano pure i giornalisti! Non tutti, ovviamente. Uno dice: «Fortunatamente non siamo ancora costretti a farlo». Io mi sarei alzato volentieri, penso. Meglio alzarsi davanti ad un potente, che inchinarsi, no? E il senso di solitudine aumenta.
Domande? dice.
Si alza uno per parlare: Complimenti al presidente è stato lui a togliere la spazzatura da Napoli! Dico cazzo, ma fanno entrare gli iscritti a Forza Italia in una conferenza stampa del Consiglio dei ministri. Più  o meno: è il direttore di un piccolopiccolo giornale, non ricordo il nome. Berlusconi ringrazia, imbarazzato egli stesso. Il sovrano taumaturgo, come l’ha chiamato Paolo Macry sul Corriere, non è mai stato così sicuro a di sè a Napoli, dove dal 1993 c’è Antonio Bassolino. Lo stesso Bassolino che ieri si inchinava a cotanta potenza in una conferenza stampa orchestrata un’ora prima dell’inizio di quella di Berlusconi.

Il senso di solitudine aumenta, se penso che da quando ho scritto di Talete-Campania Digitale non vengo più invitato alle conferenze del governatore, mi deciderò presto a chiedere un intervento del sindacato. Forse.

Ribadisco, il giornalista è solo e non perchè Berlusconi e Bassolino siano cattivi. Lo avverti quando in Consiglio comunale vieni accolto con rabbia e acredine solo perché gli hai fatto un culo così, dicendo che sì, dirigenti, consiglieri e portaborse spendono troppo e la stessa sede consiliare, costata 35 milioni di euro era ed è una spesa inutile. Ti guardano in faccia e aspettano il momento giusto per sputarti in faccia o cercare di limitare quella libertà di movimenti, di domande, di fastidiosità che è propria del cronista col dovere di andare fino in fondo alle  cose. E nessuno, cazzo, ha detto che il giornalista dev’essere simpatico. Come diceva don Lorenzo Milani dei preti: «Nessuno ha detto che il prete dev’essere simpatico. Altrimenti a Gesù o non è riuscito o non è importato».

Il giornalista sta da solo e non solo perché queste leggi vorrebbero imporci di non dar più notizie, ma perché pure le comunità locali per le quali molti di noi si spendono quotidianamente, si rivoltano contro il cronista. Scrivi delle “donne in lutto” di Chiaiano qualcuna di loro ti insulta. Scrivi delle violenze che accadono a Chiaiano, delle bottiglie incendiarie? E qualcuno sussurra che sei un prezzolato di merda, che sei la casta della casta. A saperlo, che abbiamo il contratto di lavoro “più scaduto” d’Italia, che il 25 luglio prossimo a Napoli dovremo scendere in piazza contro il disegno di legge del governo sulle intercettazioni. A saperlo, che uno macina chilometri e batte furioso sulla tastiera mentre l’orologio segna sempre e solo l’ora di chiusura. Ma il clima è cambiato, ovunque. E non bisogna essere l’erede di Bernacca per capirlo.

Telebassolino: il caso Talete – Campania Digitale

Continua la saga di Talete Campania Digitale. Ieri mi sono occupato nuovamente per E Polis della società della Regione Campania che regge le fila della comunicazione istituzionale dell’Ente (dal blog di Antonio Bassolino ai filmati con le attività del governatore). Qui c’è la pagina col pezzo su “Telebassolino”.